Sono perfettamente consapevole, l’ho dichiarato pubblicamente qui , nel post programmatico che ha inaugurato questo blog, che la mission di Lemillebolleblog è favorire una migliore conoscenza e cultura dei vini metodo classico (e charmat) a denominazione italiani. E questo blog, pertanto, continuerà a proporre alla vostra attenzione, illustrandone le caratteristiche, le migliori “bollicine” prodotte dal Piemonte alla Lombardia, dal Trentino all’Alto Adige al Veneto. Però, semel in anno licet “insanire” , o per meglio dire dedicare spazio e attenzione anche ai vini metodo classico che vengono prodotti anche in altre zone del mondo. Ad esempio in Francia, dove in una celebre zona vinicola in particolare, ben nota in tutto il mondo, si producono vini che naturalmente si pongono come riferimento obbligato per chiunque lavori secondo quella che, a ragion veduta, viene definita la “méthode champenoise”. E’ chiaro a tutti che tra Champagne , perché come avrete capito tutti è di questa mitica appellation che sto parlando, e metodo classico italiani a denominazione d’origine non c’è “concorrenza ” o peggio ancora “guerra ”, come i numeri dimostrano nella maniera più evidente: oltre 300 milioni di bottiglie francesi contro i 22 milioni complessivi di tutti i vari nostri metodo classico. Concedersi e godersi una buona bottiglia di Champagne, pur restando orgogliosamente italiofili e nazionalisti da un punto di vista enoico, non è dunque una stravaganza o una contraddizione, ma il modo più giusto per affermare, anche bevendo, un valore assoluto, la forza della diversità , che fa sì che “il n’y a de Champagne que dans la Champagne”, e che solo uno stravagante possa pensare di paragonare (o mettere in competizione) i nostri migliori metodo classico a denominazione, Franciacorta Docg e TrentoDoc su tutti, con i vini provenienti da piccole e grandi caves della splendida zona di Reims e Epernay. Fatta questa premessa e ricordata un’altra evidenza, ovvero che le grandi occasioni richiedono grandi vini, per renderle ancora più importanti e degne di essere ricordate, non posso che tornare a parlare con straordinario piacere, come avevo già fatto nel novembre del 2007 qui , reduce da una memorabile cena – degustazione, dei meravigliosi Champagne e di uno in particolare, prodotti da Claude e Agnès Corbon , padre e figlia, nel loro piccolo domaine – visitate qui il sito Internet – circa sei ettari di vigneto situati in un villaggio, Avize , posto nella Côte de Blancs e classificato al 100% nella classifica dei Crus e uno dei soli 17 Grand Crus champenois. Exploitation familiale , azienda familiare, definiscono i Corbon la loro Maison che elabora i vini esclusivamente dalle uve provenienti dai propri vigneti. Azienda fondata alla fine della Prima guerra mondiale da Charles Corbon, proseguita dal figlio Albert e dalla moglie Germaine, e poi, siamo già negli anni Sessanta del Novecento, ripresa da Claude, dapprima come semplice viticoltore e poi dal 1970 come récoltant-manipulant . Dal 1981 Claude, al quale dal 2006 si è affiancata la figlia Agnès (conduttrice anche di un piccolo blog aziendale ), non ha mancato una sola annata, regalando agli appassionati quelli che orgogliosamente definiscono uno “Champagne artisanal, issu du raisin de notre terroir : un vrai Champagne de vignerons. Reflet de leurs terroirs, de notre savoir-faire. Ils sont aussi le fruit d’un long processus de création depuis les raisins jusqu’à la flûte “. Uno Champagne artigianale, espressione delle uve del nostro terroir, uno Champagne da vignaioli, frutto di un lungo processo di creazione che va dall’uva sino al bicchiere.
Champagne, quelli dei Corbon, prodotti senza ricorrere a “filtration, collage”, senza “aucun adjuvant ou additif” e con un affinamento di minimo tre anni sui lieviti. Nella loro gamma sono diversi i vini da non perdere, dalla Grande Réserve (50% Pinot Meunier, 30% Pinot noir, 20% Chardonnay), uvaggio che ricorre anche nel Rosé, all’Absolument Brut (60% Chardonnay, 25% Pinot noir, 15% Pinot Meunier), alla Cuvée Prestige (50% Chardonnay, 25% rispettivamente di Pinot noir e Pinot Meunier), al Blanc de Blanc 100% Chardonnay Grand cru di Avize. Il loro Champagne che mi aveva fatto andare fuori di testa tre anni fa e ancora oggi ha rinnovato il suo coup de foudre , è il Brut d’Autrefois , composto da un 80% di Chardonnay e un 20% di Pinot noir, una “cuvée perpetuelle ” con affinamento di sette anni sui lieviti. Un vino di cui nel novembre del 2007 ero rimasto affascinato dal gusto secco essenziale, dal carattere verticale, profondo, incisivo, ricco di nerbo, dinamico nel suo proporsi in bocca, dalla sua persistenza lunghissima, dal mirabile equilibrio, una piacevolezza di contagiosa, emozionante suadenza, e che oggi mi ha ancora più meravigliato e lasciato quasi muto, confuso e felice, per la sua straordinaria personalità. Vino che i Corbon definiscono da « repas de fête: foie gras aux figues, magret poélé », ma che io ho trovato perfetto, anche non potendo disporre di piatti tanto elaborati e raffinati, per sottolineare un momento magico, di quelli da ricordare e portare dentro nel cuore. Tutto è meraviglioso, perfetto, in questo Champagne, a cominciare dalla robe , dal colore, paglierino intenso, oro antico, dai riflessi pieni di vita, luminescenti, per proseguire con il suono leggiadro, quello da ruscello in un bosco incantato, che il vino sprigiona scendendo nel bicchiere. E poi che meraviglia, da perdersi letteralmente nella loro contemplazione, come se invece che bollicine si trattasse degli occhi della donna che amate, il perlage, di una finezza mai vista, con bulles piccolissime che viaggiano nel calice compiendo percorsi imprevedibili, di una felicità espressiva, di un’energia, di una bellezza senza pari, finissimi e splendenti come le perle preziose ed i diamanti che vorreste donare alla vostra amata. Ovviamente insieme ad una ricca dotazione di bottiglie (e di magnum, perché no?) di questo capolavoro. E poi come non rimanere ancora più conquistati, oltre che da lei e dal suo sguardo, dal bouquet, con la sua estrema, quasi incredibile finezza, sottile, elegante, delicato, croccante nel conquistare le vostre narici, profumato di fiori bianchi e frutta secca (mandorla in particolare), con striature progressive di agrumi, miele d’acacia e una vena nitida e salata che ravviva e rende leggiadra la materia? La meraviglia è compiuta, e non resta che abbandonarsi ormai alla vivacità da farfallina con cui il Brut d’Autrefois conquista, con dolcezza ma con forza il vostro palato, accarezzandolo come un merletto, titillando sapientemente le vostre sensazioni gustative e tattili con la sua complessità, la ricchezza di sapore, il perfetto equilibrio tra un corpo ben sostenuto e ben secco, la succosità del frutto ed il nerbo verticale, l’energia indomita, quasi elettrica, dell’acidità. Palato che rimane freschissimo, pulito, integro e sempre vivo, grazie al miracolo straordinario di quel vino dalla tensione inesauribile, dall’eleganza naturale, che più lo bevi e più lo berresti e che, come in un sogno, ti fa apparire la vie en rose , o meglio, per dirla con il Rimbaud della Alchimie du verbe , destinata ad una “fatalité de bonheur ”…