Non passa giorno che io non legga che il mondo del vino, consapevolmente, per una vera e propria presa di coscienza, o in maniera furbesca scopra la strada dell’approdo ad uno sviluppo ecosostenibile. Lo fanno in Sud Africa ad esempio, come si legge sul blog specializzato Kumkani , qui che riferisce che l’industria del vino sudafricana ha scelto senza esitazioni la via dello sviluppo eco sostenibile, definito anche “eco friendly and ethical production”. E poi, nel Nuovo Mondo, lo fanno anche in Nuova Zelanda con il Sustainable Winegrowing Program , in Australia con il Sustainable Winegrowing Program , in California con la Sustainabile Winegrowine Alliance , e poi in diverse situazioni anche nella cara vecchia Europa. Tutti o quasi sembrano scoprire o tentare di scoprire un approccio più verde, ecologista, naturale al vino. Tutti pensano che ci si debba sforzare di produrre vini, per dirla con un celebre definizione di Carlo Petrini, che siano buoni, ma anche “puliti e giusti”. Vini prodotti da uve più sane, coltivate in ambienti il più possibile incontaminati, dove non ci siano tracce di inquinamento, dove la presenza di metalli pesanti sia ridotta al minimo. Tutti sembrano prestare attenzione a questi aspetti ambientali. E poi, e poi accidenti, mi capita, come faccio spesso, di percorrere il tratto dell’autostrada A 4 da Palazzolo sull’Oglio a Rovato, in direzione Brescia-Venezia, e di vedere, proprio dove troneggia un grande cartellone che ci ricorda che siamo nel cuore di una zona vinicola, in un’importante, esemplare zona vinicola che si chiama Franciacorta , quei vigneti (presenti anche nel senso opposto in direzione Bergamo) posti proprio a bordo autostrada. A filo dell’autostrada, una delle autostrade e delle tratte autostradali più trafficate di tutta l’Italia . Allora, anche se lo scenario non è quello bellissimo, che presenta magari in maniera meno drammatica le stesse problematiche, dell’immagine che ho scelto per illustrare questo post, non posso non chiedermi e soprattutto chiedere ai miei amici franciacortini, che razza di idea di sviluppo ecosostenibile, di viticoltura attenta all’impatto ambientale, di produzione di uva sana ci sia stata in passato in quella bellissima zona, che propone vini che continuo a considerare esemplari nella loro tipologia, per consentire, a chi ha pensato di farlo, di piantare vigneti proprio in quei posti. E mi chiedo quale idea di un vino “buono pulito e giusto” abbiano quelle aziende, magari anche importanti, che hanno pensato di estendere la loro superficie vitata, di produrre di più, di rispondere ad una domanda crescente, scegliendo la “vista autostrada”… Magari sarò solo un Don Chisciotte, un dannato idealista, ma non è proprio questo il tipo di sviluppo, il modello (anche etico) di sviluppo, che penso sia giusto e che sogno per questa bellissima zona vinicola lombarda e italiana… La “diversità” franciacortina la si dimostra anche non scegliendo di produrre uva, da Franciacorta Docg, in vigneti posti a fianco del nastro di asfalto dove ogni giorno transitano senza soluzione di continuità autovetture e camion… Cari amici del Consorzio Franciacorta : se ci siete battete un colpo e fateci capire che volete davvero cambiare…strada…