E’ sicuramente uno dei grandi temi in discussione, in quel work in progress che è la Franciacorta che festeggia i primi cinquant’anni delle sue bollicine metodo classico, la definizione di uno “stile” per quella particolare tipologia di Franciacorta Docg , che tale deve rimanere come ha dichiarato un grande personaggio franciacortino, l’enologo Mattia Vezzola , in questa intervista che mi ha concesso e che potete leggere qui , che è il Rosé. Cresce anno dopo anno il numero dei Franciacorta… en rose , e a parte la discutibilissima variabilità cromatica, con una gamma che va dalla buccia di cipolla, rosa pallido sino ad un cerasuolo rubino scarico quasi da Lago di Caldaro, per tacere dei vini color lampone, sul rosato si sta esercitando, a mio avviso in maniera scomposta e molto criticabile, la fantasia e la creatività (definiamola così) di cantinieri ed enologi che sul Rosé dimostrano di avere idee piuttosto confuse. Una eterogeneità cromatica e stilistica che diventa purtroppo anche eterogeneità del gusto, con vini molto buoni, eleganti, bella espressione di quel Pinot nero che è uno degli elementi caratterizzanti dei vini (che prevedono una presenza variabile di quella grande uva, affiancata o meno dallo Chardonnay), e vini di discutibile valore quando non assolutamente (purtroppo mi è capitato di incontrarne qualcuno del genere) impresentabili. O paradossali, per usare un eufemismo. Due aziende, piccole, determinate, che mostrano di avere le idee chiare sui Rosé, di avere una loro idea ben precisa, e di essere in procinto di determinare uno stile dei loro Franciacorta Rosé sono indubbiamente (e peccato che si tratti di piccole produzioni, 2500-3000 a seconda dell’annata per il primo vino, 4500 per il secondo) che i potenziali clienti devono letteralmente conquistarsi) due veri récoltants manipulants come Andrea Arici alias Colline della Stella a Gussago e i fratelli Dario e Claudio Camossi di Erbusco, del cui Satèn ho scritto recentemente qui . Le idee chiare queste due piccole, combattive, esemplari realtà produttive, entrambe seguite dal team di Terra uomo cielo , alias l’enologo Nico Danesi e il wine talent scout Giovanni Arcari, dimostrano di averle già dalla scelta della materia prima su cui lavorare per i lavoro Rosé. Una scelta coraggiosa e ambiziosa, perché entrambi hanno deciso di lavorare esclusivamente con uva Pinot nero, con pressatura diretta. Arici con il proprio stile testardamente e rigorosamente all’insegna del “Pas Dosé”, del non dosato, per fare risaltare al massimo la mineralità, la forte presenza di calcare nei terreni dove sono collocati i vigneti, terrazzati, sostenuti da muretti a secco, posti da 150 a 350 metri di altezza, nella zona di Gussago, quindi Franciacorta nord-est, da cui provengono le uve. Uno stile che conduce a realizzare vini con uno zucchero residuo massimo di 1,5 grammi litro, nel caso del Rosé affinato da 18 a 22 mesi sui lieviti, porta addirittura ad avere un vino completamente secco. Vini che possono dividere, che o piacciono, come nel caso mio o possono lasciare sbalorditi. Camossi invece preferisce uno stile meno estremo, più abbordabile e colloquiale (senza peraltro diventare “ruffiano”) contrassegnato anche da un dato tecnico come i cinque grammi di zuccheri residui che rendono i vini più morbidi e cremosi e meno “tranchant” come i vini di Arici. Per il resto Pinot nero in purezza, che per il 90% arriva dall’area di Paratico (estremo ovest Franciacorta) ed il 10% da Provaglio d’Iseo (Fantecolo) su terreni con caratteristiche diverse, Fantecolo argillo – calcareo, Paratico medio impasto – calcareo con ampio scheletro, e un affinamento sui lieviti di 24 mesi, con sei mesi del mosti lasciato in acciaio sulle proprie fecce prima del tiraggio, ed una tecnica di estrazione del colore che prevede una breve macerazione dei grappoli interi in pressa. Terroir diversi quindi, che si traducono in due Rosé, entrambi eccellenti, profondamente diversi, ognuno dei quali in grado di grado di soddisfare consumatori dai gusti diversi e andare incontro a diverse modalità di servizio e abbinamento. Decisamente più un Franciacorta da aperitivo quello di Colline della Stella, più “gastronomico” e più vino da abbinamento a tavola quello di Camossi. Entrambi i vini figli di una precisa “filosofia” secondo la quale “ogni vino anche quelli considerati “base”, debbano essere figli di una sola annata e non di un gioco di cuvée di diverse vendemmie”. Entrambi i rosati di cui parlerò sono espressione esclusiva di uve dell’annata 2007. Delineate le loro caratteristiche tecniche, ecco le loro rispettive note di degustazione. Cominciamo con il Franciacorta Dosage Zero Rosé Colline della Stella (sboccatura ottobre 2009) colore rosa tenue, cerasuolo scarico, buccia di pesca, perlage sottile e continuo nel bicchiere, di bella finezza, naso intensamente vinoso, di gran carattere, con note appena accennate di ribes e lampone, un leggero ricordo di fragola di bosco ma soprattutto note di nocciola, nocciolo di pesca noce, mandorla, biancospino ed in evoluzione di agrumi in evidenza abbinati ad un’intensa, dominante, nervosa e ben salata nota di pietra focaia che dà slancio e mineralità al bouquet. La bocca è diritta, nervosa, con un’acidità che spinge con grande energia, il gusto vivo, ben salato, intensamente vinoso (quasi un’impressione di rosso con le bollicine sul palato), di carattere schietto e “maschio”, con una lunga persistenza esaltata da un’acidità viva e scattante, da una mineralità sapida e petrosa di grande nerbo. Diversa la personalità del Franciacorta Brut Rosé di Camossi , color cipria cerasuolo scarico, perlage sottile e persistente, dal bouquet improntato ad una fragrante eleganza, di assoluta finezza, profumato di mandorla, accenni di confetto, frutti rossi, pesca bianca, erbe aromatiche, un lieve accenno di agrumi e nocciola e un ricordo di gelsomino, a comporre un insieme assolutamente fine, intrigante. Bocca viva, cremosa, bolla di esemplare croccantezza, con un ammirevole equilibrio tra tutte le componenti, una polpa giustamente succosa, un’acidità calibrata, un accenno minerale che rende il vino assolutamente godibile, con persistenza lunga e morbida e grande piacevolezza salata. Degustazione con due vincitori e nessun vinto talmente convincenti mi sono apparsi entrambi i vini, ma con una certezza: è attraverso Rosé come questi, di sicura personalità, di carattere spiccato, che passa la via per la definizione di un Rosé style franciacortino. E di una leadership nel campo dei rosati metodo classico italiani che solo qualche rarissimo campione oltrepadano (e Lemillebolleblog ne ha proposti già alcuni) o altoatesino (l’Excellor di Arunda ad esempio) più che trentino può mettere in discussione…
Andrea Arici Colline della Stella Via Forcella, 70 25064 Gussago (BS) sito Internet http://www.collinedellastella.com e-mail info@collinedellastella.com
Azienda Vitivinicola Camossi Via Metelli, 5 25030 Erbusco (BS) sito Internet www.camossi.it e-mail info@camossi.it