Quale il vero segreto del successo del Prosecco?
Cari produttori dell’area storica del Conegliano Valdobbiadene , ora Prosecco Superiore Docg , certo che siete degli inguaribili romantici, dei passatisti e non avete capito, pur operando nel cuore dell’attivissimo Nord-Est, il nuovo che avanza! Siamo nel 2011 e nel presentare, anche sul sito Web del vostro Consorzio, qui , Vino in Villa, Festival Internazionale del Conegliano Valdobbiadene , che si terrà dal 21 al 23 maggio al castello di San Salvatore, splendido borgo medievale del XIII secolo, a Susegana (TV), vi ostinate ancora a parlare di “sapere italiano” legato all’esperienza e alla manualità che, da secoli, rendono le migliori produzioni del nostro Paese un modello in tutto il mondo. E poi, teneri e spudorati che non siete altro, vi ostinate a dire che nell’area storica del Prosecco, a Conegliano Valdobbiadene la viticoltura è ancora un “sapere manuale”. Ma insomma, in quale razza di mondo delle nuvole vivete ancora, pur essendo espressione di una comunità di 3000 viticoltori, 166 case spumantistiche, 250 enologi e oltre 1500 addetti al settore enologico, capaci di generare un giro d’affari di 380 milioni di euro, se nel presentare la vostra vetrina usate ancora un linguaggio tanto poetico e così ben poco pragmatico? E’ ora che vi svegliate signori miei, che capiate le vere ragioni del vostro successo che ha ben poco di romantico, ma è soprattutto business . Se non siete persuasi di quanto vi dico, vi consiglio di invitare a Vino in Villa perché vi racconti questa evidenza (almeno secondo lui…) un grande cervellone, un professorone universitario con tanto di specializzazioni, docenze, e master, parlo del dottor professor Stefano Cordero di Montezemolo che recentemente, come ho già scritto qui , ha spiegato al colto e all’inclita e all’universo mondo, il “segreto del Prosecco”.
Che “oltre alla sua piacevolezza da happy hour e alle tante occasioni d’uso, sta nel modello industriale . I produttori investono poco sulla terra , acquistano l’uva e la trasformano, puntando sul controllo della distribuzione e sulla comunicazione”. Suvvia, smettetela dunque, voi che investite “poco sulla terra” e che siete soprattutto degli industriali del vino – l’ha detto il prof. mica io… – di abbindolare gli allocchi e assicurare che “Vino in Villa celebra il valore dell’artigianalità e della sapienza del lavoro manuale, elemento distintivo dei migliori prodotti italiani” e che chi accorrerà tra un mese al Castello di San Salvatore, “attraverso degustazioni e approfondimenti, appassionati e professionisti potrà conoscere il “Prosecco Superiore”, fatto a mano”. Questo perché come scrive il Consorzio annunciando la rassegna, “in epoca di automazione e globalizzazione il Conegliano Valdobbiadene pone l’accento sul valore del fatto a mano”. Domanda: ma ora chi glielo va a dire al professor Cordero di Montezemolo (famiglia che conta non solo sul super ambizioso aspirante politico, ex Presidente della Confindustria e di tante altre cose, ma su cugini che producono con grande passione e amore per la propria terra Barolo nel cuore delle Langhe in quel di La Morra ) che in quel di Conegliano e Valdobbiadene continuano, testardi e retrogradi che non sono altro, a sentirsi innanzitutto viticoltori e contadini, prima che industriali?