Credo costituisca un’evidenza diffusa che questo blog, come dice chiaramente il suo nome , si occupi di “bollicine”, di vini metodo classico (e pure Charmat) prodotti in zone a denominazione d’origine. E che sia l’unico blog in Italia del genere. Penso sia chiaro a chiunque che questo blog si occupa da quasi sei mesi di favorire lo svilupparsi di una maggiore conoscenza e cultura delle bollicine prodotte in Franciacorta, Trentino, Alto Adige, Oltrepò Pavese, nell’area del Conegliano Valdobbiadene e dell’Asti Docg. Chiaro a tutti, ma non ai signori del Consorzio tutela Vini Oltrepò , per il quale la comunicazione, far sapere quello che si fa e magari dirlo alle persone che scrivono, magari anche dei loro vini, come ho fatto ieri , è del tutto superfluo, è un optional, non serve. Cosa ha fatto questo Consorzio che, ne scriverò altrove, con un pizzico di tracotanza fa notare di occuparsi della “terza Denominazione viticola italiana per numero di ettari” e sostiene che “stiamo innovando e abbiamo bisogno di istituzioni attente”? Nonostante abbia posto il Cruasé , ovverosia l’Oltrepò Pavese metodo classico base Pinot nero in versione Rosé, alla cima della propria piramide qualitativa, abbia pensato bene di creare delle pagine Web dedicate a questa tipologia , e abbia proclamato urbi et orbi che con il Cruasé l’Oltrepò si tingerà di rosa , allorché ha deciso di organizzare, per la giornata di ieri, giovedì 5 maggio, la seconda edizione del Cruasé Meeting – “Spumantisti dell’Oltrepò Pavese a confronto sul nuovo prodotto simbolo della viticoltura-enologia oltrepadana. Moderatore il giornalista Davide Paolini de Il Sole 24 Ore. Conclusioni a cura dell’assessore regionale all’Agricoltura, Giulio De Capitani – presso il Castello di San Gaudenzio”, si è guardata bene dal far sapere la cosa. O quantomeno, nonostante il responsabile di questo blog abbia dimostrato, ad esempio qui , qui e poi ancora qui , di essere interessato al Cruasé e di essersene occupato, hanno “pensato” bene, se così si può dire, di non farmi sapere nulla. D i non comunicare niente, di non chiedermi se magari mi andasse di fare un salto e assistere alla discussione. Ma non dovrebbe essere compito di ogni Consorzio di vino degno di questo nome far sapere quello che fa e fare in modo che chi scrive si occupi del proprio lavoro?