Continuano le mie verifiche, che da oggi, in “missione” per due giorni in terra trentina, estenderò ad una gamma più ampia di vini, sui metodo classico prodotti in Trentino che si riconoscono nel marchio collettivo TrentoDoc . Vini in larga parte espressione di uno Chardonnay (“di montagna” recitava una campagna pubblicitaria di qualche tempo fa, anche se a dire il vino non mancano fior di vigneti in bassa collina o in pianura) che definisce la loro personalità, anche se in qualche caso non manca, e si fa sentire, l’apporto determinante anche del Pinot nero. Tra le aziende più interessanti del panorama e tra quelle cui piace sperimentare TrentoDoc più importanti e ambiziosi io considero da anni in prima fila l’azienda agricola Letrari di Rovereto creata nel 1976, ovvero ben 35 anni orsono, da quel personaggio straordinario (celebrato in un bel libro scritto dal giornalista trentino Nereo Pederzolli e dedicato alle sue prime 55 vendemmie – vedi qui – ) che è Leonello Letrari , che lo scorso 11 aprile ha tagliato, in splendida forma, il nastro dei suoi primi operosi 80 anni . Un uomo discendente di una “ famiglia che ha radici nella storia stessa del vino trentino. Attivi già nel 1647 in quel di Borghetto d’Avio, in riva all’Adige, prima come zatterieri fluviali, poi commercianti e sagaci innovatori agricoli”. E personaggio che, come ho già scritto, ha messo a segno vini che fanno parte della storia dell’enologia e del vino trentino dal dopoguerra ad oggi, creando i primi uvaggi trentini (utilizzando anche la barrique per l’affinamento) nei primi anni Sessanta, mentre dal 1961 si diletta con le bollicine. Tutti eccellenti i vini che fanno parte della gamma aziendale , dove Leonello è da tempo affiancato dalla brava figlia Lucia, enologa: esemplari il Brut, il Dosaggio Zero, il Brut rosé, il Brut riserva, ma un particolare orgoglio lo riservano i Letrari ad un TrentoDoc creato solo da pochi anni, un vino molto ambizioso e quasi estremo, visto che per produrlo viene applicata una procedura definita Dégorgement Tardif (la sboccatura dilazionata nel tempo) che prevede una permanenza sui lieviti di almeno 90 mesi, e permette di ottenere, attraverso una lisi lunga e continua dei lieviti, un vino di particolare personalità, “complessità, autorevolezza ed eleganza” come lo definiscono gli autori.
Ho già celebrato tre anni fa su Vino al Vino – leggete qui – la prima edizione, da uve dell’annata 1998, del Trento Doc 976 riserva del Fondatore e ora ho voluto nuovamente rimettere alla prova queste bollicine nobili, ottenute dalla vinificazione di uve Chardonnay e Pinot Nero, generalmente in parti uguali, nella versione espressione della vendemmia 2000, con una bottiglia di cui viene dichiarata in retroetichetta la sboccatura avvenuta ad agosto 2010. Assaggio anche in questo caso assolutamente convincente, anche se mi è venuto il dubbio, cosa che ho espresso anche a Lucia Letrari, che ci sia stato qualche problema nel dosaggio degli zuccheri, visto che ho trovato il vino, ma ne parlerò dopo, leggermente più “abboccato” e morbido (non direi dolce) rispetto ai circa 6 grammi zucchero per litro dichiarati. E leggermente diverso rispetto a come me lo ricordavo in precedenti assaggi. Un TrentoDoc ad ogni modo esemplare, nettamente superiore alla media delle bollicine prodotte in provincia di Trento. Colore paglierino oro squillante, di straordinaria brillantezza e vivacità, perlage sottile e continuo nel bicchiere, si propone subito con un timbro aromatico caldo solare, mediterraneo, all’insegna della frutta matura (pompelmo, frutta esotica, albicocca candita, mela e cedro) che poi aprono su note di crosta di pane, lieviti, pan brioche e mandorla, con accenni petrosi e minerali di grande freschezza e sapidità, a comporre un insieme di grande eleganza. La bocca è sorprendentemente piena, ricca, cremosa quasi e ben più ampia e voluminosa rispetto alle premesse olfattive, con grande struttura vinosa larga sul palato, lunga persistenza e una rotondità, una morbidezza, un’ampiezza e una totale assenza di spigoli, con acidità molto bilanciata e non nervosa, che fanno pensare ad un dosaggio di zuccheri leggermente superiore al previsto. Cosa assolutamente non fastidiosa, ma che rende questo TrentoDoc Riserva del Fondatore 976 Letrari da uve dell’annata 2000 leggermente diverso da come ero abituato a conoscerlo e apprezzarlo. Averne comunque di TrentoDoc del genere!….