Ottime notizie dal mondo magico della Langa del Barbaresco e del Barolo. Ora una serie di produttori ambiziosi non si accontentano più di produrre alcuni dei più complessi, eleganti, straordinari vini rossi italiani, ma, un po’ per sfizio, per gioco, o per la sfida di cimentarsi con un prodotto totalmente diverso dai loro Nebbiolo, si dilettano con quell’esercizio di stile che è il metodo classico. Sono in diversi ormai a produrre “champenois” d’interessante valore. Voglio citare Barale a Barolo, con il Brut Sulle Langhe , Ettore (Sergio) Germano a Serralunga d’Alba con il suo Alta Langa . E poi Federico Scarzello, sempre a Barolo, partecipante con altre tre amici all’avventura di Erpacrife . Last but not least, citando en passant Bruno Giacosa , che per il suo ormai leggendario Extra Brut utilizza Pinot nero acquistato in Oltrepò Pavese, troviamo una delle aziende simbolo della nouvelle vague del Barbaresco, di quello più elegante e più buono, Rizzi a Treiso , che non accontentandosi di proporre dei Barbaresco, soprattutto il Boito , sintesi di austerità, eleganza e temperata forza, oggi ha deciso di fare le cose per bene anche con un metodo classico, un Extra Brut da uve dell’annata 2007. Ad Enrico Dellapiana , figlio del fondatore e deus ex machina di questa bella cantina, Ernesto (alias George…), il compito di raccontare come siano andate le cose. Perché un metodo classico Enrico? La risposta è chiara: “Diamo a Ernesto quel che è di Ernesto…. L’idea è da attribuire a mio padre che dal 2004/2005 mi diceva sempre… “Enrico, ma perché non facciamo anche noi un brut metodo classico, che sarà il futuro e le bollicine andranno sempre di più nei prossimi anni”. Come poteva presagire il sempre maggior successo delle bolle in Italia, vallo a chiedere a lui…. Ma come ben sai il “baffetto” la vede lunga, e considerando la sua ostinazione ha fatto fatto, fino a che nel 2007 mi ha convinto a cimentarmi nell’impresa… In quanto impresa si tratta… sembra una cosa semplice, ma fare un metodo classico non è così facile come sembrerebbe così a primo acchito. E così nel 2007 abbiamo preparato la prima base spumante. Facendo (per quest’annata) un assemblaggio di 50% Chardonnay, 40% Pinot nero e 10% Nebbiolo. (insomma un taglio champagnotto, corretto alla piemontese con un po’ di nobile nebbiolo. E tutto da uve di proprietà!!). Il tutto chiaramente vinificato in bianco. Rifermentato poi in bottiglia e a rimasto in contatto con i lieviti 36 mesi”. E perché un Extra Brut Enrico? “Naturalmente la scelta dell’extra brut…. Beh mi conosci, mi piacciono i vini diretti, intriganti, magari un po’ più difficilini, piacevoli sì, ma non piacioni, con una grande bevibilità, e che riprendono le caratteristiche del terroir d’origine. Et voilà anche nel metodo classico Rizzi ho cercato di lasciare il più possibile parlare il vino e il nostro fantastico terroir, piuttosto che cercare un gusto un po’ più facile, dolce e commerciale. Il dosaggio è di 2g/l di zucchero. Zuccheri residui nel vino quindi 2 grammi litro, ben inferiori ai 6g/l del extra brut. Poi come puoi ben capire, siamo ancora in fase embrionale, sto sperimentando molto, e ritengo che per ancora i prossimi 5/10 anni lavorerò per trovare l’amalgama perfetta, (speriamo di trovarla)! Dell’annata 2007 abbiamo prodotto solo 1500 bottiglie. E cosi anche nel 2008. Un po’ di più a partire dal 2009…”. Degorgiato nel luglio di quest’anno, ho così provato nei giorni scorsi l’Extra Brut figlio dell’annata 2007 (lo avevo già assaggiato à la volée in anteprima al Vinitaly rimanendone sorpreso) e l’ho trovato… davvero buono e ben riuscito. Splendido il colore, un paglierino oro intenso squillante, di magnifica brillantezza e intensità, spettacolare, per intensità, continuità, finezza delle bolle, il perlage e di grande impatto, fin dalla prima olfazione, il naso, ricco, compatto, maturo, intensamente fruttato, solare, che richiama pompelmo e mango, pesca noce, albicocca secca, agrumi e fiori bianchi e si propone denso, nitido, di grande impatto. Molto bene anche la bocca, ampia strutturata, di spalla salda, con la tipica terrosità e l’espansione generosa dei vini di Langa, con gusto pieno, godibile, largo, eppure sorretto da una freschezza che dà spinta ed energia al vino e lo rende sapido e molto piacevole. Un metodo classico gastronomico, da non proporre come aperitivo, ma da gustare a tavola, su preparazioni, anche a base di carni bianche e non solo di pesce, di un certo impegno. Anche questo, oggi, sa proporre oggi la magica terra di Langa…
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