Non si può certo dire che ai Biatta , originari della frazione Meano di Corzano nella Bassa bresciana, ma dai primi anni Ottanta attivi in Franciacorta , faccia difetto il “bernoccolo” per il business o per meglio dire lo spirito imprenditoriale. Creata nel 1988 da Giovanni Biatta , la loro azienda agricola Le Marchesine , che oggi vede al comando quella bella tempra del figlio Loris , a sua volta coadiuvato dai figli, rappresenta, con 50 ettari vitati ed una produzione intorno alle 450 mila bottiglie, (delle quali 230mila di Franciacorta Brut e Extra Brut, 40mila di Rosé millesimato, 40mila di Franciacorta Satèn, 30mila di Millesimato solo nelle grandi annate, oltre a 10mila bottiglie del cru millesimato Secolo Novo, cui vanno ad aggiungersi le 15 mila bottiglie di Curtefranca Bianco e le 15 mila di Curtefranca Rosso) viene considerata da molti come “una delle più dinamiche del panorama franciacortino”. Una di quelle che sono più cresciute negli ultimi dieci cruciali anni di storia di questa operosa zona vinicola lombarda, e che quando si tratta di partire per andare a vendere, un po’ in tutto il mondo e ultimamente con belle soddisfazioni persino in Brasile, non conosce esitazioni e parte in quarta. Segno di una concretezza e di un pragmatismo applicato non solo nelle operazioni commerciali, o nella gestione dei vigneti in larga parte allevata a Guyot con 4.000-4.500 ceppi per ettaro, ma nell’adozione in cantina, tra le prime aziende locali a farlo, delle pupitres meccanizzate (giropallets) che grazie a un movimento rotatorio costante, permettono di raggiungere un risultato finale sicuramente meno poetico a vedersi ma probabilmente migliore di quello raggiunto con la rotazione manuale. Un pragmatismo merito anche di un lungo rapporto con un tecnico francese che collabora attivamente con Le Marchesine, Jean Pierre Valade, dell’Istituto Enologico della Champagne. Componenti di una gamma forse ampia che comprende ben sette vini, i Franciacorta da me degustati nel corso di una recente visita aziendale mi hanno dato l’impressione di una notevole solidità e affidabilità e di una trasparente volontà di farsi bere con piacere senza troppi intellettualismi e complicazioni, senza per questo essere dei vini semplici o peggio ancora banali. Ho degustato i Franciacorta top di gamma, il Secolo Novo Brut Millesimato 2005 , il Blanc de Blanc 2007, dal naso scalpitante ed energico, molto compatto e dalla bocca ricca, piena, di ampia tessitura, con bell’allungo e acidità ben calibrata e notevole personali. Ed il Brut Rosé millesimato 2007 dal bellissimo colore, 60% Pinot nero e 40% di Chardonnay, dal naso salato, intrigante, ben sapido, solo leggermente al profumo di ribes e mirtillo, cremoso, abbastanza morbido e croccante. E poi il Brut base, più di duecentomila bottiglie prodotte, dal naso molto aperto, diretto, intensamente fruttato tutto giocato su un mix di mela e agrumi, molto rotondo e piacevole, diretto, appealing, con i suoi 7-8 grammi di zucchero. I vini che mi hanno però maggiormente colpito e convinto sono però stati l’Extra Brut “non dosato” e, sorprendentemente, visto che non sono particolarmente un fan di questa tipologia variegata e ancora priva di un vero e proprio filo conduttore e di uno stile peculiare, il Satèn . Non mi stupisce il mio favore per il primo, da uve Chardonnay in larghissima parte (70%) più un 20% di Pinot nero ed un 10% di Pinot bianco, da uve provenienti da vigneti siti in Paderno Franciacorta e Rodengo Saiano, affinamento di almeno 25 mesi e nessun passaggio delle basi in legno. Un vino, sboccatura febbraio 2011, e un solo grammo e mezzo di zucchero, che mi è piaciuto per la sua spinta ben decisa, la grande freschezza e nerbo, la giusta e nervosa acidità, che avverti anche nei profumi, ben citrini e agrumati, diretti, puliti, ben fragranti, ricchi di sale, un Franciacorta che si fa bere, come aperitivo oppure portato a tavola e abbinato ad antipasti freddi e primi a base di pesce e verdure, estremamente bene. La mia sorpresa è stata il Satèn delle Marchesine, Chardonnay 100% da un vigneto situato nel comune di Paderno Franciacorta, realizzato con una tecnica che prevede vendemmia a mano in piccole casse, pressatura molto lenta e soffice dei grappoli interi. Fermentazione e affinamento di una piccola parte del mosto, un 10-15%, in piccole botticelle di rovere francese, e nei mesi di marzo aprile viene effettuato passaggio in bottiglia per la presa di spuma, per una permanenza sui lieviti di almeno 36 mesi. Basi che non fanno fermentazione malolattica per conservare tutta la loro freschezza. Colore paglierino oro di media intensità, bel perlage fine e continuo, si propone subito con un naso ricco, compatto e decisamente cremoso, con frutta gialla, mandorle, un accenno di miele e una bella florealità in evidenza, a comporre un insieme molto variegato e di sicura espressività. La bocca conferma questa impressione positiva, di bella densità e struttura larga e piena, di ampia tessitura, abbinando un gusto pieno, lungo, di spalla salda, ad una notevole profondità e persistenza, con una vena che richiama la frutta secca, mandorle e nocciole, sul finale e una capacità di compiacere il palato, pur mantenendo inalterate doti di freschezza e di “sale”. Uno di quei Satèn, prodotti in 40-50 mila esemplari, che hanno il potere di farmi cambiare idea su questa tipologia di prodotto tanto “di moda” oggi in Franciacorta e che a differenza di molti mi invitano decisamente a non limitarmi ad assaggiare, ma a bere. Ovviamente in modo moderato e consapevole, esclusivamente a tavola, in abbinamento a carni bianche e secondi piatti a base di pesce, anche i più impegnativi e saporiti. Tutto positivo alle Marchesine? Sarei un bugiardo se non esprimessi una mia (peraltro unica) perplessità sulle scelte aziendali, relativa alla decisione, quasi da sempre, di affiancare ai Franciacorta (nel 2012 il loro numero salirà con la comparsa di un Blanc de Noir con 36 mesi di affinamento sui lieviti e di una riserva con 60 mesi di affinamento) anche un metodo classico generico come l’Opera (prezzo di vendita intermedio tra Prosecco e Franciacorta) in versione Brut, Rosé e Démi Sec, che si ottiene, dicono i Biatta, dalla seconda spremitura, ovvero dal declassamento delle uve destinate ai loro Docg. Capisco benissimo le loro intenzioni, ma preferirei che un’azienda franciacortina producesse esclusivamente Franciacorta e non anche “spumanti”. Queste cose un po’ “disinvolte” lasciamole fare a certe grosse cantine trentine…
Azienda agricola Le Marchesine via Vallosa 31 Passirano BS tel. 030 657005 fax 030 6857933 e-mail info@lemarchesine.com sito Internet www.lemarchesine.com