Con l’autorizzazione dell’autrice, la giornalista Giordana Talamona , collaboratrice di AIS Lombardia http://www.aislombardia.it/ , della rivista L’Arcante, di Affari di gola http://www.affaridigola.it/ del sito Lei Web http://www.leiweb.i/ e di altre pubblicazioni, sono lieto di ripubblicare un ottimo articolo sul tema bollicine e metodo classico che l’autrice ha precedentemente pubblicato sul proprio blog . Un unico appunto. Giustissimo e doveroso rivendicare che i metodo classico vengano chiamati metodo classico e non semplicemente e genericamente “bollicine”, ma proprio perché l’autrice sottolinea l’importanza delle loro denominazioni d’origine, eviterei di chiamarli, ancora più genericamente, spumanti. Abituiamoci a chiamarli con il loro nome questi metodo classico, che siano Franciacorta Docg, Alta Langa Docg, Oltrepò Pavese Docg o TrentoDoc. Buona lettura!
“Lo ammetto, non amo chi parla di spumante Metodo Classico semplicemente come di “bollicine italiane ”, come se si parlasse di acqua frizzante o chinotto. Credo, infatti, che le cose vadano chiamate col loro nome, perchè come diceva il buon Nanni Moretti “chi parla male, pensa male e vive male ”. Talvolta ci casco anch’io, parlare di “bollicine” è così facile, giornalisticamente accattivante che caderci è un attimo, tuttavia credo che dare peso alle parole sia un modo per “educare ed educarsi” a ciò che di buono sappiamo fare. Siamo poco inclini a valorizzare i nostri prodotti, sempre pronti, noi italiani, a guardare all’estero, poco abituati all’orgoglio nazionale.
I francesi, al contrario, in questo sono dei veri maestri. Ci credono, chiamano le cose come stanno – quando fa loro comodo – e sanno fare marketing. Per gli Champagne, ad esempio, hanno difeso la denominazione a tal punto da averne precluso l’utilizzo a tutti gli altri Paesi, comunitari e non (A proposito di Champagne leggi qui e qui la mia recensione su Jacquesson ) e parlano di “metodo champenoise ” – non troppo lontano dal nostro metodo classico – , non certo di perlage. Anzi, vi dirò di più, parlano di Champagne, o di Crémant de Loire, d’Alsace e via dicendo. Anche in Francia, infatti, tutti i produttori che spumantizzano, ma sono fuori dalla regione dello Champagne, solo obbligati per legge a denominarli Crémant .
I francesi sanno fare comunicazione, credono nei loro prodotti e sono dei nazionalisti incredibilmente convinti che si dovrebbe imparare da loro, non c’è che dire. Noi italiani, al contrario, ci facciamo autogol, spesso perdiamo credibilità, in patria, come all’estero. Questo per dire che, a mio avviso, non solo si dovrebbe smettere di chiamarle semplicemente ”bollicine” , ma si dovrebbe andare oltre , parlando di Franciacorta, di Oltrepò Pavese Metodo Classico, di Alto Adige Metodo Classico e così via. Ma facciamo un passo per volta, per abituarsi ad utilizzare un certo linguaggio ci vuole tempo.
Ed allora, tornando a quello che dicevo all’inizio, diciamo le cose come stanno e chiamiamo, con orgoglio e fierezza , ciò che di buono sappiamo fare. Il Metodo Classico, piaccia o no, non vuol dire bollicine . Chiamarle in questo modo è come sminuirle, come parlare di acqua che frizza nel bicchiere, come immaginare dei granelli di digestivo che si sciolgono nell’acqua.
Parliamo invece di Metodo Classico perché, dietro a questo nome, si nasconde lo sforzo di produttori che hanno investito tempo, passione e denaro per fare spumanti con una certa complessità, finezza ed eleganza . Dietro ad ogni bottiglia si nasconde, infatti, un mondo di attese, cura, silenzi in cantina … pensiamoci quando apriremo la prossima volta uno spumante Metodo Classico”. Giordana Talamona