Avevo già intenzione di dare spazio e di dedicare tutta l’attenzione che merita alla clamorosa uscita, pubblicata sul quotidiano di Trento L’Adige di ieri e che potete leggere qui , di una delle più note e prestigiose realtà del mondo vitivinicolo trentino, quella rappresentata dall’azienda dei fratelli Cesconi (Franco, Roberto, Lorenzo, Alessandro), che per bocca di Roberto, in un’intervista che farà discutere, hanno di fatto sparato a zero sulla gestione attuale del TrentoDoc. Ad esempio denunciando che non va assolutamente bene “la convivenza sotto lo stesso cappello di prodotti industriali molto spinti sulla quantità e sul basso prezzo (produttori che acquistano la base e poi spumatizzano, o che hanno rese per ettaro e alla pressa troppo alte: ma non tutto lo Chardonnay, soprattutto in fondovalle, è vocato per diventare Trentodoc), con progetti artigianali come il nostro. Se si vuole dare un’immagine unitaria, come si predica, serve la garanzia di una maggiore uniformità qualitativa”. E poi il fatto, come da me più volte scritto, che “c’è chi è ancora nel Talento e contemporaneamente nel Trentodoc, e questo aumenta la confusione” e “i disciplinari con limiti esageratamente alti”, per parlare chiaramente “i 150 quintali che possono sforare fino a 180 sono decisamente troppi, rispetto ai 100 di Franciacorta, ai 100 che facciamo noi…”. E la perplessità su “certe campagne commerciali a prezzi stracciati nei supermercati” che di fatto rendono molto difficile “difendere l’eccellenza di un territorio”. E poi l’ammettere, cosa quasi scandalosa in Trentino, che ci sia da imparare dalla Franciacorta, “il Franciacorta Brut è sempre di alto livello, da un’azienda all’altra ci trovi un filo conduttore”. Ma qualcuno, giustamente, è stato più veloce di me. E quindi non posso che segnalare e rimandare, aggiungendo che condivido in toto ogni virgola, quanto ha scritto il misterioso Cosimo Piovasco di Rondò sul battagliero Trentino wine blog in questo post dal titolo emblematico . Dice bene Cosimo Piovasco: “E ora speriamo che qualcuno apra gli occhi. Ora, dopo l’intervista (leggi qui ) rilasciata ieri al quotidiano L’Adige da Roberto Cesconi , contitolare insieme ai fratelli Franco, Lorenzo e Alessandro, dell’omonima azienda vitivinicola di Pressano . Insieme hanno chiesto un incontro chiarificatore al direttore-non-direttore di Trentodoc, Fabio Piccoli . E hanno messo sul tappeto una serie di questioni decisive per il futuro di Trentodoc e anche di Trento Doc . Cose che su questo blog andiamo denunciando da parecchi mesi: l’inefficacia della pubblipromozione eterodiretta da Trentino Marketing affidata a testimonial improbabili e ad altrettanto improbabili scampagnate in giro per il mondo, la revisione del disciplinare di produzione, il modello industrialistico applicato al metodo classico dalle cantinone cooperative, la confusione fra marchi e denominazioni ”. Ora, c’è da vedere “se l’uscita dei Cesconi riuscirà a stanare qualcuno: l’assessore azzoppato , i vertici di Trentodoc, il consulente-direttore-non-direttore , che ora non potrà più cavarsela invocando le origini trentine dei suoi avi , il presidente plenipotenziario della cooperazione , che dal giorno della elezione (era metà dicembre 2011 ) è diventato invisibile. Difficile, credo, far finta di niente di fronte alle parole, chiarissime e definitive, di Cesconi e alla minaccia, nemmeno tanto velata, di lasciare il consorzio”. Come potranno continuare a dire, gli spumantisti trentini, che tutto va bene madama la marchesa?