Doveroso premetterlo subito che questo non sarà un post come gli altri. Il vino di cui vi parlerò, un Franciacorta Satèn , ha qualcosa di particolare che è bene subito premettere, ovvero il fatto che sia prodotto da due cari amici che per la prima volta, pur essendo impegnati da tempo nel mondo del vino e avendo contribuito alla nascita di altri Franciacorta, hanno deciso di passare dall’altra parte della barricata. Di metterci insomma la firma e di diventare, da consulenti quali sono, produttori in proprio. Sto parlando, rigorosamente in ordine alfabetico, di Giovanni Arcari e Nico Danesi , eno talent scout, promotore e comunicatore, nonché wine blogger il primo, ed enologo il secondo, autori del progetto Terra uomo cielo , presentato nell’omonimo vivace blog . Chi frequenta abitualmente Lemillebolleblog sa bene come Giovanni e Nico siano stati tra gli artefici dell’affermazione di due piccole e molto personali aziende agricole franciacortine, Camossi e Colline della Stella-Arici , e come siano impegnati, soprattutto Nico, come consulenti di altre realtà produttive franciacortine e di altre zone, ma un conto è contribuire, come collaboratori esterni, alla produzione di un vino e un conto è, invece, produrlo in proprio e commercializzarlo, mettendoci la faccia. Ci vuole una certa dose di coraggio e di sangue freddo e di convinzione nei propri mezzi, cosa che ai due, soprattutto a Giovanni, sicuramente non manca, unitamente ad una vis polemica innata (testimoniata da taluni interventi pubblicati sul suo blog, ultimi dei quali questo e poi ancora questo ) per decidere, in pieno 2012, con una congiuntura economica non favorevolissima, e dopo essersi fatti notare (parlo di Giovanni) come “coscienza critica” dello sviluppo franciacortino, e come oppositori di una visione ottimistica dell’attuale realtà franciacortina, di uscire… con un Franciacorta. Primo di una serie, ridotta e ragionata, di “bollicine” Docg che verranno commercializzate con il marchio Arcari & Danesi . Ciò premesso e ricordato il particolare legame che ho con Giovanni, cosa che mi porta a sospendere il giudizio e a non assegnare valutazioni (il giudizio di una sola stella indicata non ha alcun valore ed é inserito perché richiesto dal sistema ), voglio limitarmi a segnalare la disponibilità in tremila esemplari di questo Franciacorta Satèn ovviamente a base di sole uve Chardonnay, da uve in buona parte provenienti dal territorio di Erbusco.
Un Satèn molto diverso da tanti Satèn che siamo abituati a conoscere, o troppo morbidi, dolcioni e rotondi, oppure eccessivamente gravati e bloccati dall’uso del legno utilizzato per l’affinamento delle basi. Tecnicamente il vino presenta questa particolarità: si fa fermentare il mosto fino a fargli raggiungere la quantità di zuccheri residui che serviranno una volta in bottiglia per ottenere le 5 atmosfere e per fargli raggiungere i 12,5 gradi alcol. Si blocca quindi con il freddo in vasca e al tiraggio non si deve aggiungere nulla se non lieviti. E’ una sorta di fermentazione diretta. Un Satèn, 35 mesi sui lieviti, seguiti da sei in bottiglia dopo la sboccatura prima della commercializzazione, giocato sull’equilibrio e la piacevolezza, non “progettato” per le guide e quindi privo di ogni tentazione spettacolare e di ogni eccesso, ma pensato per farsi bere piacevolmente e accompagnare in maniera discreta i piatti. Colore paglierino oro brillante, luminoso, perlage sottile e continuo, di bella finezza, mostra il suo forte in una cifra aromatica delicata, elegante, sapida, dove la componente agrumata e le note di mela prevalgono su quella floreale pur presente e dove sono la freschezza, una certa innegabile fragranza, un’immediatezza giovanile e quasi “sbarazzina” a scandire il ritmo. Altrettanto sapido, preciso, dotato di una innegabile e molto apprezzabile cremosità al gusto, ben avvolgente, equilibrato, morbido il giusto ma senza eccessi, con una componente fruttata matura a dovere, una bella vena di mandorla sul finale, che dà scatto al vino, anche se a voler cercare il pelo nell’uovo un po’ di nerbo in più, una vena acida più evidente, non sarebbero stati male e avrebbero reso il vino più teso e scattante. Ma per essere la prova d’esordio come produttori in proprio, devo dire che Giovanni & Nico non se la sono cavata proprio male..