A seguito dell’avvenuta presa d’atto che con la decisione dell’”azionista di maggioranza” dell’operazione Talento, l’azienda trentina Rotari , di rinunciare a proporre sull’etichetta dei propri metodo classico la dizione collettiva , per puntare invece sulla denominazione Trento Doc, ho pensato di contattare una serie delle altre aziende aderenti a quello che resta dell’Istituto Talento per chiedere loro se intendano conclusa l’esperienza. O se invece intendano ugualmente continuare a rivendicare in etichetta il marchio Talento e se pensino di mantenere in vita l’Istituto. Come prevedevo, per la serie “abbottonati e coperti”, le risposte non sono arrivate. Hanno fatto lodevole eccezione Joseph Reiterer, alias Vivaldi Arunda, che mi farà conoscere personalmente il proprio parere quando ci incontreremo il prossimo 23 novembre, quando sarò in provincia di Bolzano per una degustazione collettiva degli Alto Adige metodo classico, e Lucia Letrari, dell’omonima azienda di Rovereto, che mi ha scritto: “ Franco, tu ben sai che per noi è una questione di “storia” dell’azienda… papà ha sempre sostenuto ed in questo ne sono convinta pure io che le singole denominazioni non porteranno mai i metodo classico Italiani fuori dai nostri confini…. se questo è l’intendimento di tutti ok, accettiamo e vedremo cosa fare”. Una risposta più articolata, una vera e propria riflessione sulla vicenda Talento e sui limiti della spumantistica italiana metodo classico, mi è arrivata invece da Umberto Cosmo , proprietario, in Marca Trevigiana, dell’azienda Bellenda , che non solo produce validi Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore ma anche metodo classico di qualità , oltre a distribuire con Bellenda distribuzione gli ottimi Champagne di Roger Coulon . Cosmo propone una lettura “politica” del disimpegno di Rotari dal Talento e definisce di corto respiro e con poche possibilità di successo (soprattutto sui mercati esteri) la scelta di portare avanti le singole denominazioni territoriali. Queste le sue argomentazioni, alle quali mi riservo di rispondere in un secondo momento. Buona lettura!
“Caro Ziliani, lei è troppo addentro al mondo del vino per fingere di non conoscere le pesanti pressioni politiche a cui è stato sottoposto il management di Rotari relativamente alla questione Talento . Politica e finanziamenti pubblici vanno a braccetto, specialmente nelle regioni e province autonome dove il collegamento tra cooperative (serbatoio di voti) e partiti sono strettissimi. Per quello che ne so io, che sono del settore, ma senza gli importanti collegamenti che altri hanno con importanti case spumantistiche e importanti denominazioni, le ragioni stanno tutte qui: la scelta politica, peraltro legittima (l’avrei fatta anch’io se fossi un amministratore pubblico della Provincia di Trento), di portare avanti il nome di territorio. Comunque , per venire alla vexata questio relativa alla utilità di un marchio nazionale come “Talento”, io credo davvero che la miopia di molti addetti ai lavori sia legata alla solita è politica dell’orticello di casa: “vediamo di dividere il mondo dello spumante metodo classico e di portare avanti il nostro territorio che è il migliore e quindi l’unico”. Questo senza pensare a quello che è invece il fattore unico e imprescindibile, del quale non si può fare a meno, se davvero si volesse sfondare sui mercati internazionali: il volume di produzione. Posto che in Italia i grossi volumi di produzione per una singola cantina o anche una singola denominazione sul metodo classico non ci sono, quale può essere il futuro dei nostri nani campioni nazionali in un mondo popolato da giganti? Dal mio punto di vista, azienda piccola ma con un mercato globale, la possibilità di avvantaggiarmi della comunicazione portata avanti in comune con l’unico strumento in grado di fare vera comunicazione che è la presenza fisica sul mercato delle bottiglie, mi permette di confrontarmi con discrete possibilità di successo sul mercato mondiale. Lei forse vuole dirmi che 5, 10 o anche 20 milioni di bottiglie sono volumi sufficienti per confrontarsi con denominazioni nazionali come Cava e Cremant o DOC come Champagne e Prosecco che singolarmente valgono almeno 10 volte tanto? Non facciamo ridere i polli! Proprio perché lei è un profondo conoscitore del mondo dello spumante sa che vendere questo tipo di vino è tutta un’altra cosa rispetto al vendere i vini fermi. Servono masse critiche sulle quali poi si possono innestare le eccellenze o anche, possiamo ribaltare i termini, eccellenze sulle quali possano poi svilupparsi masse critiche. E in Italia vedo eccellenze nel metodo classico, ma senza possibilità di sviluppo di masse importanti di prodotto. La Franciacorta? Territorio eccellente ma senza un futuro in termini di dimensione. Destinata irrimediabilmente a svilupparsi ancora per un po’ all’interno degli angusti confini nazionali, ma poi? Oltrepò? Magari! Grandi basi per spumante ma scarsissima presenza sul mercato e poca riconoscibilità dei brand. Trento Doc? forse l’unica denominazione con qualche chance, per la presenza di aziende affermate e già presenti in molti paesi. Ma anche qui ci si deve porre il problema legato alla effettiva possibilità di produrre i quantitativi necessari per essere presenti sul mercato globale e rendere la denominazione in grado di competere con le denominazioni a cui accennavo più sopra. L’unica utilità della cancellazione di Talento è per le aziende di media dimensione (qualche milione di bottiglie intendo perché le aziende grandi sono altra cosa) che, grazie a una politica commerciale capace e intelligente, hanno saputo imporre il proprio brand sulla denominazione a cui fanno riferimento. In questo modo riescono a rimanere i player importanti e rendono molto più difficoltoso l’emergere di aziende più piccole che non possono, per motivi di budget, imporre il proprio marchio sul mercato globale. In sostanza, cancellare la possibilità di una politica di marchio nazionale fa danno al sistema della spumantistica italiana e beneficia (poco) i pochi già emersi per capacità manageriali o per appoggi e finanziamenti regionali. È stato bello lavorare con Rotari finché la politica non s’è messa di mezzo. Noi continueremo! Cordialmente Umberto Cosmo.
P.S. a proposito di prezzi, anche Franciacorta si comincia a vedere sugli scaffali a meno di 7 euro. Meno IVA, sconti e costi di accesso allo scaffale significa tra i 3,40 e i 3,80 Euro partenza cantina! Ma non disperiamoci per loro, un’azienda organizzata bene (alla spagnola intendo) ci fa ancora più di un euro di utile.