Le cronache e le analisi di mercato e sugli orientamenti del consumatore odierni e futuri, sono stati chiarissimi . In tutto il mondo una delle pochissime tipologie di vino le cui vendite crescono nonostante la crisi è, insieme a quella dei rosati, la tipologia che per comodità chiameremo, anche in realtà non significa nulla, quella degli “spumanti”. O sparkling wine per dirla in inglese, o “vin mousseux ” à la française . Ovunque le bubbles rischiano di diventare i wine aficionados best friend . L’ennesima riprova di questo trend viene da un Paese che è anche produttore di vino, e buon consumatore, e gode di una situazione economica solo marginalmente toccata dalla crisi che ha investito Europa e Stati Uniti, visto che nel 2012 il PIL dovrebbe crescere del 2,5%, dopo essere cresciuto del 4,8 nel corso del 2011. Sto parlando dello Stato di Israele . Intendiamoci, un dato estremamente significativo, ovvero le importazioni di Champagne, appare decisamente in contro tendenza, visto che Israele con 64480 bottiglie importante nel corso del 2011 (erano 62349 nel 2010, ovvero 2131 bottiglie in più con un modestissimo incremento del 3,30%) non solo non figura nei primi 30 Paesi importatori, ma è in posizione decisamente arretrata. Ciononostante, come racconta il noto giornalista israeliano Adam Montefiore , in un articolo pubblicato sul Jerusalem Post , “Israelis love sparkling wine ”, Israele ama gli “spumanti”, e anche se ci è voluto del tempo per acquisire questo gusto, “gli israeliani di ogni età non amano nulla di più che stappare “bollicine”. Montefiore riconosce che lo Champagne “è il massimo simbolo del successo e della felicità. E’ il vino della moda e delle celebrazioni”, per festeggiare il Nuovo Anno o un matrimonio e rimane “il vino classico con cui brindare”. Ma sempre più israeliani, dice il giornalista, “stanno scoprendo che al ristorante si può iniziare un pranzo con un bicchiere di bollicine”. Che necessariamente non sono Champagne, bensì, scrive, “This may be a Cava from Spain, a Prosecco from Italy or a semi-sparkling Lambrusco, also from Italy ”.
Fortunatamente, annota, “ci sono svariati eccellenti sparkling israeliani per contrapporsi all’invasione di bollicine estere e oggi Israele può vantare una ottima gamma di sparkling di ogni stile e prezzo”. Il giornalista presenta i tre tipi di “spumanti” oggi prodotti in terra israeliana, ovviamente i méthode champenoise e gli Charmat ma anche quelli, very cheap, che definisce “Coca-Cola method ”, realizzati con una “iniezione di anidride carbonica che dà origine alle bollicine”. L’articolo si conclude con un’annotazione molto eno-patriottica secondo la quale “The main Israeli sparkling wines of today do not suffer by comparison with all the imported sparkling wines ”, ovvero che i principali sparkling israeliani di oggi non hanno complessi di inferiorità verso tutti gli sparkling importati. Discorso che forse potrà valere per Cava e Prosecco et similia ma non certo per gli Champagne… All’articolo fa seguito una serie di note di degustazione di alcuni dei principali prodotti locali. Sarebbe bello poterli assaggiare e verificare se, patriottismo a parte, il livello della spumantistica israeliana sia davvero così elevato… Proverò a darmi da fare!
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