Ho appreso con piacere, in un articolo molto elogiativo e positivo su questa azienda, apparso sabato sul blog Di Vini che Luciano Ferraro conduce con successo sul sito Internet del Corriere della Sera, che la Monte Rossa di Bornato sta per uscire con un nuovo Franciacorta. Sono lieto che Ferraro dedichi così ampio spazio a questa cantina che appartiene alla vastissima eno-galassia di Oscar Farinetti (anche se solo con un 33%) delle quote, perché ho un ricordo personale particolarmente caro dei fondatori dell’azienda, Paola Rovetta e Paolo Rabotti , che fu il primo presidente del Consorzio Franciacorta nell’entusiasmante, correva il 1990, fase della sua creazione. Leggo nell’articolo di Ferraro che il figlio dei due Paoli, Emanuele Rabotti , attuale responsabile dell’azienda, “è pronto per una nuova scommessa: un Dosaggio Zero (ovvero: con l’aggiunta di vino della stessa partita dopo la sboccatura), fresco e cremoso, con una etichetta bicolore lucente che ricorda la carrozzeria di un’auto, evocata nel nome, Coupé”. Leggo inoltre che “quella del Coupé che sta per debuttare è la ricerca di bollicine che «inducano all’ottimismo, facili e fruibili, a meno di 20 euro a bottiglia in enoteca». Il nome evoca i motori, ma nasconde un riferimento enologico. «Significa taglio – dice Rabotti – e ricorda l’assemblaggio che si fa in cantina. Questo Coupé è un taglio di Chardonnay con una spruzzatina di Pinot bianco e nero. Si affina in acciaio e legno, sta sui lieviti oltre due anni. Il profumo ricorda la pesca bianca, nel bicchiere svela tocchi vegetali e marini». È un omaggio agli anni Settanta in cui la cantina debuttò. Sarà lanciato con un fumetto stile vintage, in cui compaiono i genitori di Emanuele”. Sono curioso di assaggiare, se mi sarà consentito farlo, questo nuovo Franciacorta che, come il suo autore dice, vuole essere “immediato e abbordabile perché il rischio è di portare sul mercato vini preziosi e inarrivabili come le star che vedi al cinema”. Mi piace molto che Rabotti, che con alcune cuvée tipo il Cabochon (della cui prima uscita fui testimone, quando frequentavo la bella casa familiare di Bornato) ha dimostrato di voler realizzare vini non proprio di impatto immediato, e talvolta anche dalla piacevolezza non proprio trascinante , scopra la strada, già praticata da molti in Franciacorta, di un’immediatezza e abbordabilità che non fa rima necessariamente con semplicità o banalità. Detto questo, in attesa di giudicare il prodotto voglio concentrare un attimo l’attenzione sul nome del vino, Coupé. Nulla da dire sulla spiegazione circa la sua scelta fatta da Rabotti jr. a Ferraro, ma mi consentirà Emanuele, nulla di personale, qualcosa da dire l’ho comunque. Con questo nome, difatti, nonostante in Franciacorta giustamente dicano che vogliono affrancarsi dal confronto con la/lo Champagne, e che pensano, con legittimo orgoglio franciacortino, che il loro sia un vino completamente diverso (non migliore o peggiore: diverso), prosegue la serie dei nomi che, lo si voglia o meno, si riallacciano se non alla Champagne alla Francia. Dopo il Satèn (nome più d’effetto del termine dialettale “setus ”, ovvero setoso) scelto anni fa per designare gli ex Crémant (che da quanto ci hanno raccontato Sisto e le persone intervenute con i loro commenti potrebbero essere ancora definiti come tali anche in Italia…), ed i Dosage Zero, ed i Nature, i Cabochon, ditemi voi se mi sono perso qualche altro termine “francioso”, è ora la volta, in attesa del Cabriolet, del Perlage (ma forse c’è già un Franciacorta con questo nome…), e di chissà che, del Coupé. Franciacortini cari, volete finirla, visto che il vostro è un metodo classico italiano, lombardo, anzi bresciano, bresà , di battezzare i vostri vini con nomi da Champagne? Volete tirare fuori non solo gli attributi ma un giusto orgoglio lessicale nel chiamare con una terminologia italica le vostre “bollicine ”? Forsa gnari !
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Attenzione! non dimenticate di leggere anche Vino al vino
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una cosa mi pare certa da qui al prossimo 24-25 febbraio: occorre Fare per Fermare il declino !