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E’ stato un bello spettacolo anche quest’anno, nei due giorni (lunedì e martedì) della mia presenza al Vinitaly scoprire, per me milanese residente a Bergamo e lombardo (ho scritto lombardo NON lumbard ) orgoglioso di esserlo come il padiglione che ospitava i produttori lombardi, il Palaexpo , fosse letteralmente preso d’assalto, come accadeva nei celebrati padiglioni della Toscana e del Piemonte (che possono contare sul formidabile traino di vini leggenda come Brunello di Montalcino e Barolo/Barbaresco) dai visitatori. Peccato che questo festoso super afflusso sia stato troppo consistente e alla fine disordinato per costituire un elemento positivo. E pertanto non posso che sottoscrivere, e non perché è un vecchio amico e coetaneo, il pensiero del presidente del Consorzio Franciacorta Maurizio Zanella , che in un comunicato stampa ha dichiarato: “Anche quest’anno Franciacorta ha superato le aspettative facendo registrare un incremento del 20% nel numero di visitatori, stimati in circa 60 mila. Un dato che ci riempie di soddisfazione per l’amicizia dimostrata da operatori e appassionati ma che, considerati i disagi dovuti a tale imponente flusso, sottolinea l’inadeguatezza del nostro posizionamento nel Palaexpo, troppo stretto rispetto alle esigenze da noi più volte evidenziate”. Zanella ha poi detto che “il bilancio complessivamente si chiude in positivo. Nota dolente, ribadisco, la mancanza di spazio. Purtroppo, l’area espositiva del Franciacorta non è ancora sufficientemente rappresentativa della qualità espressa dal nostro vino e dalla nostra realtà. Una situazione da risolvere per le prossime edizioni”. Allora, condividendo in toto quello che dice Zanella, magari con qualche scetticismo di più rispetto a lui sul fatto che “la crescita dell’interesse da parte degli operatori stranieri” che “conferma la bontà della politica di sviluppo che stiamo promuovendo sul mercato USA, in Germania, in Svizzera, nel Regno Unito e in Giappone”, possa davvero “riuscire nei prossimi anni a far entrare il Franciacorta nel cuore e nelle migliori consuetudini di un pubblico sempre più esperto e attento alla qualità, in tutto il mondo”, mi viene da fare una proposta alle 66 cantine presenti a Verona e alle altre 140 che potenzialmente potrebbero pensare di partecipare. Quello che vi chiedo è se abbia un senso logico continuare a partecipare in queste condizioni, allo stretto, impossibilitati ad accogliere eventuali altre cantine che volessero essere della partita, condividendo lo spazio con le altre realtà produttive lombarde, quelle importanti e quelle assolutamente trascurabili e senza alcuna importanza come la bergamasca Valcalepio, e in ogni caso con zone che, Oltrepò Pavese a parte, non possono vantare un’immagine netta e chiara di zona di produzione di metodo classico di alta qualità. O se invece non sia più ragionevole, tanto c’è un anno di tempo, mandare una delegazione all’Ente Fiere di Verona e contestualmente una alla Regione Lombardia, all’Assessorato Agricoltura della Regione Lombardia e dal Presidente Maroni, che ha visto con i suoi occhi l’allegro “casino” a Palaexpo, e fare un discorso chiaro e netto. Mica un ricatto, un discorso pacato, ragionevole e circostanziato. E dire agli interlocutori: “lo spazio riservato alla Franciacorta è insufficiente. Non ci va bene. Vogliamo un’area molto più ampia, magari l’ìntero Palaexpo , per ospitare adeguatamente le nostre aziende e disporre di spazi dove organizzare degustazioni, eventi, accogliere in modo degno i nostri ospiti italiani e stranieri. O ci trovate e date questo spazio, oppure saremo costretti a restarcene a casa. E magari ad organizzare qualcosa, in zona Verona e dintorni, dedicato alle nostre “bollicine ”. Nessuna arroganza, solo legittimo orgoglio franciacortino, la precisa volontà di vedere riconoscere la centralità e l’importanza della zona vinicola bresciana diventata (con la concorrenza sempre più debole dei trentini) la capitale del metodo classico italiano. Per fare questo, ovviamente, si rende indispensabile un passaggio preventivo, ovvero che voi produttori franciacortini, siate persuasi, a maggioranza, dell’inevitabilità e della profonda saggezza di una presa di posizione del genere.
Che non pensiate invece che, anche se lo spazio Vinitaly per la Franciacorta è quello che è e non va bene , che valga ugualmente la pena partecipare. Perché così facendo si consente ai vinitalysti di fare orecchie da mercante e ignorare la legittima richiesta dei produttori bresciani. Insomma, pensateci bene e rapidamente, che un anno scorre velocemente e per studiare, organizzare e realizzare alternative serve un po’ di tempo…