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E poi dicono che uno ce l’ha con l’Oltrepò Pavese…
Voglio dirlo chiaramente, non ho nulla di personale contro questa zona vinicola lombarda, che mi piace visitare ogni tanto, perché il paesaggio è bellissimo, forse il più bello, Valtellina a parte, delle varie zone vinicole lombarde, ma sono proprio sfortunato, perché ogni volta che provo a volerci andare mi succede qualcosa. L’ultima disavventura mi è capitata una quindicina di giorni orsono, quando trovandomi in zona per condurre una degustazione di Soave per l’Onav ho chiesto, con larghissimo anticipo, al Consorzio tutela vini se fosse possibile organizzarmi una degustazione di metodo classico locali.
Sto parlando di inizio maggio e proprio in avvio di questo mese, il Consorzio , in data 8 maggio, provvedeva ad inviare alle aziende una comunicazione, firmata dal direttore Matteo Marenghi, a titolo “Consegna campioni per degustazioni Guide Vini 2014”, con cui di fatto si equiparava questo blog ad una guida, con cui si chiedeva la disponibilità a fornire campioni, nel mio caso “solo metodo classico e Moscato” (volevo togliermi anche questa particolare curiosità) per i wine tasting delle varie guide (ne ho contate ben 8) nonché per il mio assaggio.
Che il messaggio fosse pervenuto è chiaro, perché come ho saputo, nei giorni scorsi, dal Consorzio, con il quale in passato ho avuto qualche “incomprensione”, ma che in questo caso ha collaborato perfettamente, i vini sono arrivati. Dirò di più. Le aziende avevano la libertà di scegliere per quale guida inviare i campioni e per quali invece no e non erano in alcun modo costrette a fornire i vini per tutti. E la stessa cosa, un democraticissimo regime di libertà di scelta, valeva anche per questo blog e per un altro, che aveva chiesto di poter a sua volta assaggiare per scrivere.
Arrivato al giorno della degustazione non mi aspettavo di certo –non distribuisco bicchieri, stelle, o simboletti vari e non ho né voglio avere il potere di decidere (cosa che non fa nessuno oggi, nemmeno Parker o quel che ne resta, o Wine Spectator, o chissà chi) il successo e l’andamento delle vendite delle varie aziende – di trovarmi nell’eventualità di degustare cento vini, o nemmeno i 75-80 che mi capitano quando chiedo analoghe degustazioni al Consorzio Franciacorta o la quarantina che trovo a mia disposizione quando assaggio Trento Doc. E una sola azienda, Rotari Mezzacorona, non presenta i suoi vini. Ma non pensavo nemmeno di trovarmi a dover degustare solo trenta vini, tra cui otto Moscato e solo 22 metodo classico …
I vini totali degustati in verità sono stati 37, perché un produttore che voglio pubblicamente ringraziare, Marchese Adorno, mi ha chiesto e consentito di degustare, cogliendo l’occasione della mia presenza a Broni, sette suoi vini, due bianchi e cinque rossi, ma la cosa desolante è che i metodo classico destinati alla degustazione di quello che è, a mia conoscenza, l’unico blog italiano dedicato al mondo delle “bollicine” metodo classico, sono stati solo poco più di venti.
E considerando che c’è stata un’azienda che – chapeau ! – ha presentato ben quattro vini, tra cui un Cruasé e un rosé, una che ne proposti tre, cinque che ne hanno presentate due ciascuna, risulta che al mio assaggio di metodo classico si sono presentati esclusivamente undici produttori . Farei prima a dire quelli che c’erano che i tantissimi che si sono astenuti.
In seguito a questo magro risultato ho fatto qualche ragionamento. A fronte di una quarantina di produttori di Cruasé , come si deduce da una pagina della già citata vetrina Web consortile , a me sono stati proposti solo sei campioni di quella dovrebbe rappresentare l’ipotetica “punta della piramide” dei vini oltrepadani”, ma che dico, il “nuovo punto di riferimento della spumantistica di qualità e di denominazione italiana”, o per usare altre iperboli il “nuovo marchio collettivo”, che designa “l’unico rosé naturale da uve a bacca rossa e di classe Docg”.
Non me la sarei presa, più di tanto, per questa dimostrazione di scarso rispetto per la mia persona (in fondo sono solo un “pirla” che scrive di vino da trent’anni e di metodo classico da almeno venti) e per questo blog, se, stupido che non sono altro, non mi fosse punta vaghezza di fare qualche verifica. E di chiedere non solo al Consorzio se tutte le aziende fossero state avvertite della mia richiesta di degustazione (cosa che mi è stata puntualmente confermata) ma di contattare via mail chiedendo lumi cinque sei aziende che conosco benissimo, dei cui vini ho scritto, a volte bene, altre meno, ma fa parte del gioco…. Aziende che ho visitato, i cui proprietari o responsabili enologici conosco da anni e con le quali pensavo esistesse un rapporto di fiducia e di stima.
Le risposte ottenute mi hanno confermato, come pensavo da tempo, che la sincerità sta diventando una merce sempre più rara. E che l’ipocrisia dilaga. A fronte della risposta, prevedibile, di un’azienda che come sapevo per polemica consolidata con il Consorzio se ne resta sull’Aventino e non fornisce campioni per nessun tipo di guida, e che si è sempre messa a disposizione ogni qualvolta desiderassi fare visita in azienda, e di quella di un piccolo produttore che si è scusato, e conoscendolo bene mi fido della sua risposta, per essersi dimenticato di mandare i vini, le risposte, quando sono arrivate, sono state le più varie e disparate. E, purtroppo per chi le ha fornite, ipocrite e non corrispondenti alla realtà.
Invece di dirmi chiaramente, in tutta onestà, la verità, ovvero che per vari motivi che posso solo ipotizzare e che conoscono solo loro, non hanno ritenuto, com’era ed é loro assoluto diritto, non mandarmi i campioni e non mettermi in condizione di assaggiare i vini, si sono dedicati ad una sagra di “balle sesquipedali” dicendo o di non aver ricevuto la comunicazione del Consorzio, o che non si erano accorti che Lemillebolleblog figurasse nell’elenco dei soggetti che chiedevano di poter degustare i vini, o che pensavano di farmeli degustare facendomi pervenire tramite conoscenti comuni.
Un’azienda che ha ritenuto di non mandare i vini, cosa che ha fatto invece con diverse guide, perché sussiste anche oggi una sorta di inspiegabile e assurdo timore reverenziale nei confronti di qualche guida, al mio assaggio, ha pensato invece di invitarmi – invito non accolto e rispedito al mittente – ad un’iniziativa dedicata al metodo classico che ha organizzato in questi giorni in cantina. Tre aziende si sono offerte, per la serie tentativo di riparazione in zona Cesarini, anzi, a tempo scaduto, di mandarmi i campioni perché li assaggiassi a casa mia. Ma considerando con un modo di dire veneto, questa loro soluzione “ el tacòn che el buso ” ho ringraziato e detto no grazie. Questo per rispetto delle aziende che hanno, con grande civiltà ed educazione, accolto il mio invito di mandare i campioni e hanno accettato, con perfetto spirito decoubertiano, che li assaggiassi tutti sullo stesso piano, rigorosamente alla cieca, come può testimoniare il collaboratore del Consorzio Emanuele Bottiroli, che mi ha assistito nella mia degustazione, senza farmi condizionare in alcun modo, com’è mio costume, dal fatto che potessi conoscere o meno il produttore, che potessi provare per lui simpatia o avessi, siamo umani e non macchine, rapporti di consuetudine.
E cosa accadrà allora con i tanti metodo classico Oltrepò Pavese Docg, Cruasé o non Cruasé, che non ho potuto degustare il 15 giugno? Non accadrà nulla: non li degusterò – ad eccezione dei vini di un’azienda, Castello di Cicognola , che non ha mandato i campioni, ma le cui bollicine, essendo interessato a conoscerle, mi sono procurato.
Non scriverò di loro, sicuramente con loro grande gioia e soddisfazione, finché non si comporteranno in maniera dignitosa e coerente e non solo non accetteranno di mettermi in condizione di verificare e dare il mio modestissimo giudizio sul loro lavoro, ma la smetteranno di raccontare “balle” che lasciano il tempo che trovano. Bugie, dalle gambe corte, che non solo fanno fare a chi le pronuncia brutta figura, ma condizionano la credibilità di una zona, l’Oltrepò Pavese, cui un po’ di trasparenza, correttezza e onestà in più, anche nel modo di comportarsi con la stampa, farebbe solo bene.
E se si pensa che il modo migliore di far conoscere ai consumatori e consentire l’affermazione di una nuova tipologia come il Cruasé, facilitando, come si scrive, l’imposizione di una “nuova tendenza” consista nel non fare assaggiarne i campioni ad un giornalista non sconosciuto ed indipendente che chiede di poterlo fare, allora vuol dire che l’operazione Cruasé, se ancora è in corso, ha ancora tanta, ma proprio tanta strada da fare… E che l’Oltrepò Pavese resta sempre il solito piccolo e provinciale Oltrepò…