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A tutti gli appassionati della Franciacorta e dei vini lombardi in genere si raccomanda la lettura della vivace intervista ad un personaggio chiave del vino della laboriosa regione settentrionale come Carlo Alberto Panont , oggi quarantanovenne, ora direttore del Centro di Ricerca Formazione e servizi della vite e del vino Riccagioia a Torrazza Coste (Pv), pubblicata sul sito Internet di A.I.S. Lombardia .
Nell’articolo, che potete leggere qui , Panont racconta le sue esperienze in importanti Consorzi del vino lombardi, da quello della Franciacorta , che lo vide come tecnico collaborare alla realizzazione di una zonazione valida ancora oggi, e poi diventare vice-direttore, alle esperienze come direttore dapprima del Consorzio Vini Valtellina e quindi dell’Oltrepò Pavese .
Parlando dell’esperienza franciacortina il “Faraone”, come l’avevo nominato ai tempi del suo arrivo in Oltrepò, quando lanciò l’idea di una piramide dei vini oltrepadani che purtroppo non è stata ancora totalmente messa in pratica, Panont dice cose molto interessanti: “C’erano aziende, chi per investimento, chi per curiosità, che mi chiedevano un consulto: consigliavo loro come fare una galleria o come utilizzare un capannone per accatastare subito i vini. Inevitabili gli errori delle prime bottiglie che risultavano colose, poi i primi grandi risultati con i primi Franciacorta.
Ma fondamentale fu soprattutto il momento in cui si decise di non chiamarsi più spumante. Il Franciacorta è stata la prima grande operazione culturale del vino fatta in Italia attraverso un acceso dibattito a livello nazionale. C’era il Consorzio metodo classico attorno al quale gravitavano tutti. Poi ci fu la nascita del “Satèn”: fummo i primi a spiegare il concetto di “satinato”, “setoso”, “suadente”, scritto non alla francese, “satin”, anche perché era un assorbente, quindi potete immaginare le discussioni e la nostra fermezza a difendere invece il nome “Satèn”.
Panont racconta del suo passaggio dalla Franciacorta alla Valtellina annotando “Non ho trovato più la porta aperta per fare il direttore”. Peccato, perché nel dopo Comolli, direttore del Consorzio all’epoca in cui Panont era tecnico e vice-direttore sono stati diversi i personaggi che non hanno brillato per acume. Una persona come Panont avrebbe sicuramente fatto meglio di loro…
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