Ricordate, qualcuno forse se ne ricorderà, questo mio post dell’agosto 2011 dove riferendomi ad una pessima impressione riportata dall’assaggio, rigorosamente alla cieca del Franciacorta Rosé di una notissima azienda toscana, da oltre dieci anni sbarcata nella zona vinicola bresciana, mi chiedevo: è concepibile che un grande nome, meglio, un brand celeberrimo come Marchesi Antinori , sia soddisfatto di un vino del genere? Com’è possibile che un grande nome del genere, arrivato ormai da dieci anni in una zona importante e di grande visibilità mediatica come la Franciacorta, possa accontentarsi di un concetto di qualità così deludente, possa ritenere che il proprio biglietto da visita con le bollicine possa essere rappresentato da vini tanto banali?
E perché mai Marchesi Antinori, che pure avrebbe tutti i mezzi di figurare tra le aziende trainanti della denominazioni, anzi che avrebbe il dovere morale di farlo, non fa nulla per ottenere questo risultato accontentandosi di essere un’azienda franciacortina qualsiasi, una tra le tante?
Mi spiacque moltissimo parlare in questi termini del lavoro degli Antinori in Franciacorta nella loro bella tenuta Montenisa , che conta su 60 ettari di vigneto, sulla collina di Santo Stefano, dove “nel 1999 le famiglie dei Marchesi Antinori e dei Conti Maggi si sono accordate sulla gestione delle bellissime terre circostanti la villa padronale, con l’obiettivo di produrre da questi nobili vigneti un grande Franciacorta”. Allora l’obiettivo non mi sembrò nemmeno sfiorato, che dico raggiunto, e mi chiedevo se potesse esserlo mai.
Oggi, e la considero davvero una good news , per la celebre dinastia del vino toscana e per la Franciacorta, alla cui immagine giovano anche la credibilità e la qualità del lavoro di aziende che sul suo territorio sono arrivate da fuori, devo dire che dopo l’assaggio, ovviamente alla cieca, di 13 vini, in bottiglia ed in magnum, già in commercio o preview wines in fieri, fatto recentemente in compagnia del collega britannico Tom Stevenson, le cose mi sono sembrate diverse, perché ad un solo vino, un Satèn, ho dato un punteggio basso (13,5 su base venti ventesimi), mentre a quattro ho dato 16,5/20, a due 17,5/20 e ad uno addirittura 18.
In attesa di parlarvi di quelli che ho considerato i “top wines”, segnatamente il Brut riserva Contessa Maggi 2002 (in bottiglia e magnum) ci tengo a parlare particolarmente, visti i precedenti, del vino che due anni fa avevo trovato “così così”… ovvero del Franciacorta Rosé Montenisa, prodotto per la prima volta nel 2006, base Pinot nero 100 per cento, prima fermentazione alcolica che avviene in parte in serbatoi di acciaio inox ed in parte in barrique, affinamento di almeno 24 mesi sui lieviti, dosaggio degli zuccheri contenuto in due grammi litro, sboccatura (della bottiglia normale) dell’aprile 2013 e base del vino, che non è millesimato, uve dell’annata 2009. Produzione di 18000 bottiglie.
Questa volta, e ne sono contento, pur senza entusiasmarmi, il Franciacorta Rosé antinoriano di Montenisa mi è piaciuto, a partire dalla sua bellissima intensità di colore, un salmoncino pallido, di bella brillantezza e luminosità, naso abbastanza fresco, con un piccolo frutto di bosco, ribes più che lampone, accenni di rosa, erbe aromatiche, attacco in bocca abbastanza secco, deciso, con una buona sapidità e freschezza salata, un certo dinamismo e una buona continuità con qualche leggera durezza sul finale.
Nel magnum, con sboccatura fatta il giorno prima del nostro tasting, il colore più intenso vira sul salmone, con una leggera ramatura e unghia granata, naso più caldo ed espansivo, con buona intensità di frutto, bocca molto fruttata e succosa (lampone e ciliegia) una buona larghezza e persistenza lunga e piena, con equilibrio e piacevolezza. Questo lo stile Marchesi Antinori franciacortino che mi piace…
___________________________________________________________
Attenzione! non dimenticate di leggere anche Vino al vino
http://www.vinoalvino.org/