Da Giuseppe Vezzoli, ottimo produttore franciacortino , pardon erbuschese , membro del Cda del Consorzio Franciacorta , ricevo queste interessanti riflessioni sulle recenti prese di posizione piuttosto clamorose del suo Presidente, riportate qui e su Vino al vino . Un contributo al dibattito che giudico molto interessante e che riporto con piacere, perché Giuseppe è un amico e perché il suo millesimo, 1956 , è lo stesso mio. Nonché del soggetto del contendere, Maurizio Zanella . Perdonateci, ma noi “ragazzi del 1956” siamo fatti un po’ così…
Se mi permetti Franco, vorrei fare sul tuo blog alcune considerazioni riprendendo le dichiarazioni del nostro presidente Maurizio Zanella e tralasciando i commenti dei i tuoi lettori, che si sono scatenati sulle sue dichiarazioni sia sui “vini naturali” che sul ruolo che dovrebbe avere il Franciacorta rispetto allo Champagne fra qualche anno/decennio.
Tra le prime considerazione che posso fare e che non sono certo io ad affermare che il vino è una manipolazione dell’uomo, per cui di naturale c’è ben poco. Se analizziamo il termine “naturale” dovremmo dedurre che questo prodotto dovrebbe essere ottenuto da un arbusto-vite (che non è una pianta) che in modo autonomo autogestisce le proprie difese fino alla completa maturazione del frutto. Se fosse veramente così quanti produttori di “uva naturale” ci sarebbero? E cosa ci sarebbe di naturale nella maturazione del frutto?
Di bio non ne voglio neppure parlare perché vorrei sapere fra dieci anni quanto rame ci sarà nei nostri terreni.
Tutto questo per dire che la “moda” del naturale-bio-libero (molto spesso confusa con salubre), mentre il resto prodotto in modo “tradizionale” significa chimico. A tutto questo non ci sto. E’ chiaro che sono dell’avviso che bisogno essere attenti alla salute dei cittadini e del territorio cercando di usare meno prodotti impattanti possibili, evitando l’uso di diserbanti e di anti-botritici, però è anche vero che ormai il cittadino comune quando ti vede con un atomizzatore (macchinario che distribuisce prodotti antiparassitari) ti etichetta come distributore di veleni. Questi stessi cittadini che gli anni scorsi acquistavano e costruivano ville o villette accanto ai vigneti franciacortini, adesso vorrebbero vedere i vigneti come se fossero dependance delle loro ville.
Ritornando ai vini “naturali”, seguendo il senso letterale del termine, vorrei vedere degustando alla cieca una decina di prodotti, quanti dopo sei mesi se ne salvano.
Una seconda considerazione è su quello che mi sta a cuore per il futuro del e della Franciacorta. Concordo pienamente sulle dichiarazioni di Zanella che ha sempre avuto una visione lungimirante del e della Franciacorta.
Il nostro futuro è legato a tre condizione legate fra loro:
1- La qualità : sappiamo che la qualità si fa in vigna e tra alcuni anni il vigneto Franciacorta avrà le condizioni agronomiche tali da avere pochi confronti (età media vigna 25/30 anni, ceppi ettaro 6.000/6.500 con il disciplinare del metodo classico più ristretto al mondo).
2- L’innovazione : questo è il punto! La Franciacorta non deve copiare nulla dallo Champagne. La differenza la faremo con la maturazione delle uve. Sapete che in un litro di Champagne tra la prima fermentazione, rifermentazione e liqueur d’expedition si può arrivare a superare i 60 grammi di saccarosio? In Franciacorta tutto ciò si può evitare con la maturazione delle uve.
3- Il marketing : questo fattore è il risultato dei primi due concetti.
Giuseppe Vezzoli