Mi piace molto, quando mi capita di scrivere di un nuovo prodotto che ha affrontato la difficile strada del mercato e quando quel vino mi ha convinto, andare a verificare cosa succede dopo la prova esordio. Se il vino continua ad essere convincente, se è stato una meteora, o se è addirittura migliorato.
Nell’ottobre del 2012, in questo articolo , salutavo con favore l’entrata nell’universo del Trento Doc di una storica e grande realtà produttiva trentina (visto che conta su 600 ettari di vigneti) come la Concilio Vini di Volano in Vallagarina con un vino denominato suggestivamente 600 Uno. Un nome che non deve fare pensare ad un omaggio alla mitica utilitaria di casa Fiat , simbolo del boom economico degli anni Sessanta, ma che vuole sottolineare e rivendicare la scelta produttiva dello staff aziendale di utilizzare basi provenienti da vigneti, di trent’anni d’età, situati dai 600 metri di altezza in su.
E questa scelta, qualificante, non fa che tornare in gioco la discussione, che ho più volte proposto su questo blog sulla qualità particolare, sulla differenza , sulla maggiore personalità che a mio avviso presentano i Trento Doc prodotti da uve provenienti da vigneti alto collinare rispetto a quelli, peraltro tecnicamente indiscutibili, prodotti da vigneti posti a minori altezze.
Se questa differenza non ci fosse, se lo Chardonnay proveniente da vigne a 200 metri avesse le stesse caratteristiche dello Chardonnay posto più in alto perché mai la Concilio Vini avrebbe evidenziato, per un Trento Doc d’esordio, l’elemento dei 600 metri? E se si trattasse unicamente di una scelta di marketing fatta per catturare l’attenzione degli allocchi come me che credono alla favola bella del quid in più conferito dai vigneti di montagna e alle superiore finezza dei Trento Doc di montagna, il fatto stesso di aver puntato su questo elemento, aver scelto una comunicazione che fa dell’elemento collocazione altimetrica dei vigneti il punto di forza, non può non fare pensare.
Non vi racconterò oggi, tutte le notizie le trovate già nell’articolo citato in apertura, cosa sia la Concilio Vini, azienda che sinora aveva prodotto unicamente “spumanti” metodo Charmat, né le note tecniche sul 600 Uno che sono le stesse rispetto al 2012.
Ricordo solo che ci troviamo di fronte ad uno Chardonnay in purezza, che la permanenza sui lieviti è di due anni, che il vino non viene proposto come millesimato, e che la produzione, visto il successo della prima uscita, dovrebbe essere aumentata. Intendiamoci, non ci troviamo di fronte ad un Trento Doc di quelli imperdibili, ma ad un vino, tecnicamente ineccepibile che rispetto alla prima uscita, dove lamentavo una carenza di nerbo, ha acquistato personalità e dinamismo.
Colore paglierino di buona intensità, perlage abbastanza fine e continuo, si fa subito apprezzare per il naso fresco e vivo, con una bella vena floreale e agrumata, con accenni di fieno e miele, di pesca bianca e mela e una leggera nota minerale. La bocca è fresca e viva, ben tesa, con una bella acidità bilanciata corredata da un frutto preciso, con grande freschezza, sale e una buona articolazione e media persistenza precisa e pulita.
E se rispetto alla prima uscita la freschezza ed il nerbo, la vivacità, lo scatto al gusto sono aumentati sarà anche merito o no, oltre che del savoir faire tecnico aziendale, di quelle uve poste da 600 metri d’altezza in su?
Concilio Vini Zona Industriale, 2 38060 Volano (TN) Tel: 0464 411 000 fax: 0464 461 310 e-mail: concilio@concilio.it Sito Internet www.concilio.it
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Attenzione! non dimenticate di leggere anche Vino al vino
http://www.vinoalvino.org/ e il Cucchiaio d’argento !