Ogni tanto mi diverte lanciare su questo blog proposte che nel momento stesso in cui le espongo, come ho fatto in questo caso , sono perfettamente consapevole essere praticamente irrealizzabili. E magari fragili.
Ma poiché credo che questo blog non debba esaurirsi, cosa che fa regolarmente, a proporre valide bottiglie e ottimi produttori, a raccontare zone di produzione e loro exploit ma debba favorire una discussione sul multiforme mondo delle “bollicine” italiane, a buttare lì una modesta proposta.
Un’idea, lo dico già io prima che siano altri a farlo prima di me, un po’ bislacca, relativa alla proposta e promozione di alcuni vini in questi mesi che precedono la primavera. E’ chiaro a tutti che dopo il boost di dicembre e del Natale sono momenti sono un po’ leggeri in quanto a richiesta di metodo classico, parlo in generale, riferendomi a tutte le denominazioni, in particolare in quel canale che è la ristorazione, che avrà pure mille problematiche ma è insostituibile per la proposta di questo tipo di prodotto.
E per stimolare questa richiesta, che è ancora più debole da parte del cliente, forse sarebbe il caso d’inventarsi qualcosa. E qui casca l’asino, e qui paleso subito la mia totale impreparazione in materia commerciale e di vendita, allora mi viene da chiedermi se non sia possibile applicare al vino, ai metodo classico, una formula di prezzi fissi e contenuti come quella che è stata applicata nel caso di questo gruppo di ristoranti che hanno deciso di proporre per alcuni mesi un menu a prezzo bloccato.
Quello cui ho sommariamente pensato è il seguente: non è possibile mettere in relazione e non mi riferisco alle normali relazioni commerciali già esistenti, un gruppo di ristoranti e un gruppo di aziende produttrici di metodo classico che abbiano lo stesso tipo di volontà di dare vita ad un’azione, limitata nel tempo, di promozione comune del prodotto metodo classico?
Si tratterebbe, i responsabili commerciali comincino subito a farmi a pezzi e a darmi dell’incompetente, di individuare per una o due tipologie di metodo classico per azienda un prezzo promozionale X che permetta ai ristoranti che acquistano quel vino a quel prezzo di proporlo a bicchiere o a bottiglia ad un prezzo tale che venga considerato come particolarmente appetitoso dai clienti e li porti a scegliere questi metodo classico, oggi un Franciacorta, domani un Trento, un Oltrepò Pavese, un Alta Langa, invece di un vino fermo o di uno “spumantino” generico.
Al che voi mi direte: ma vive sulla Luna Ziliani, non sa forse che non c’è azienda che non proponga politiche promozionali del genere, prezzi speciali, compri tre paghi due, compri x e paghi a babbo morto? Lo so perfettamente. Ma so anche che tutte queste trattative sono legate ognuna alla singola azienda e che si svolgono non pubblicamente, ma nel discreto pour parler tra ristoratore e rappresentante o capo area dell’azienda.
Con questa cosa, con un cartello pubblico dove venissero precisati le modalità e la durata dell’offerta, i costi, i nomi dei ristoratori e delle aziende partecipanti, dei vini proposti in offerta, il prezzo a bicchiere e a bottiglia, entrerebbe in gioco un elemento, la comunicazione, che nell’altra forma non è prevista, anzi.
Si tratterebbe solo di verificare se aziende e ristoratori avessero voglia o meno di mettersi alla prova, di trovare un accordo, quasi un governo delle larghe intese, un’intesa a termine, per questo tipo di azione comune che potrebbe rivitalizzare i consumi in questo particolare periodo dell’anno.
Io la mia ideuzza da quattro soldi, di cui verificare e studiare tutta la fattibilità, i dettagli pratici, le modalità, i costi, i tempi, i limiti, le debolezze, l’ho buttata lì. Ditemi voi, per favore, se meriti di essere minimamente presa in esame o se la sua destinazione sia già la pattumiera…