Devo una risposta ai due commenti (li trovate in questo post ) dei lettori Giacomo e Zakk a proposito del fenomeno deteriore e triste di un “Franciacorta”, posto in vendita in una catena di supermercati veneti a prezzi…più bassi di un anonimo Prosecco di qualità terra terra. Perché, mi ero sbagliato a leggere, il prezzo finale sullo scaffale non era quello, già basso in sé, di 5,80 euro, bensì della metà, 2,90 euro. Un prezzo che non meriterebbe alcun commento, tanto si commenta da sé.
I due lettori propongono però due ipotesi per spiegare l’accaduto, secondo Zakk “qualcuno probabilmente avrà messo le mani su un consistente lotto di bollicine di una o più aziende non più sul mercato (!) ad un prezzo risibile. Etichettate le bottiglie con una spesa sempre risibile ha deciso di proporle a cifra risibile ad una catena di supermercati che ha fiutato un bel business”.
Giacomo invece, che pure riconosce che “un prezzo troppo basso di un metodo classico è sicuramente negativo per l’immagine ma forse non per la tasca di molte persone che si avvicinano a questi prodotti e vedono negli oltre 15/20 euro una cifra alta”, si pone un interrogativo doppiamente inquietante: se un’Azienda riesce a proporre un metodo classico a quelle cifre volendo alleggerire i magazzini o le cantine facendoci pari (perché nessuno vende a rimessa)non è che a volte le stesse Aziende sopra valutano certi prodotti e che spesso non valgono assolutamente quello che costano ?
La prima ipotesi, quella di Zakk, ha una sua plausibilità, perché effettivamente una o più aziende che tiravano un certo quantitativo di bottiglie per motivi vari sono sparite dal mercato e quindi, ipoteticamente, l’operazione da lui configurata, mi auguro da persone esterne alla Franciacorta, da affaristi e rivenditori all’ingrosso e furbetti che nel campo del vino, soprattutto oggi, non mancano di certo. Nella sua sfacciataggine, nella sua assenza di etica, nella manifestazione di uno spirito che è il tutto il contrario di quello che ha sinora condotto al successo la zona vinicola della Franciacorta, un’operazione simile potrebbe anche avere una sua spregiudicata logica.
Rifiuto invece, in toto, il ragionamento di Giacomo, secondo il quale un’azienda sia in grado di “proporre un metodo classico a quelle cifre volendo alleggerire i magazzini o le cantine facendoci pari”.
Mi rifiuto di credere che un’azienda seria franciacortina possa produrre un Franciacorta “di qualità” per porlo sullo scaffale a quel prezzo ridicolo, perché i tempi (18 mesi minimo) e i costi di produzione impediscono di fatto non solo di non di perderci realizzando un vino da 2,90 euro, ma soprattutto garantiscono di perderci la faccia apparendo, anche attraverso sigle e nomi di fantasia, quale gli autori di tali operazioni.
E mi rifiuto di credere, conoscendo bene lo spirito della Franciacorta, quella concordia e unione di intenti e di passioni, quel modo di lavorare insieme che ha portato, in soli cinquant’anni di vita, ad ottenere determinati risultati, che ci possano essere cantine che mettono in vendita vini a 10 – 15 euro quando consapevolmente sanno che potrebbero avere già un loro guadagno vendendoli non a 2,90, ma 5- 6 – 7 euro. E che quindi fanno un’oggettiva, volontaria sopravalutazione dei prezzi.
E’ possibile, ma è la logica del mercato, non solo di quello del vino, che possano esistere vini i cui prezzi ci colpiscono perché appaiono elevati e magari quando li acquistiamo e li proviamo non siamo completamente soddisfatti del prezzo speso, ma escludo che siano le stesse aziende a sopra valutare certi prodotti con una furba operazione commerciale a danno del consumatore. Guadagnare piace a tutti, ma rischiare di trovarsi con i magazzini pieni di un determinato prodotto perché il prezzo proposto è eccessivo, anche se magari sostenuto da abili operazioni di marketing, è un rischio che nessuno al giorno d’oggi può perdersi. Tantomeno in una zona così attenta alla propria immagine e alla propria credibilità, alla propria crescita d’insieme come la Franciacorta…