Sono diventati così numerosi, ben otto, i Trento Doc di Leonello e Lucia Letrari , e tesi a coprire non solo le diverse tipologie, Rosato, Dosaggio zero, Brut ma le possibilità di un lungo affinamento (ben quattro di loro sono riserva) e hanno raggiunto una tale costanza qualitativa in particolare nel caso dei vini che dichiarano permanenze sui lieviti molto prolungate, che il consumatore, preso anche dalle novità che la casa di Rovereto regolarmente presenta (ultimo il Brut riserva Quore 2008 ) rischia di dimenticare come siano buoni i prodotti base.
Non potrebbe del resto che essere così, perché la nobilitate di un produttore, e i Letrari sono produttori di lungo corso, con Leonello già negli anni Sessanta impegnato ad elaborare bollicine con il metodo della rifermentazione in bottiglia, la si coglie soprattutto nei vini che sono stati messi a punto per primi, che formano la base della piramide, che hanno raggiunto uno stile preciso e consolidato. E si rivolgono principalmente ad un consumatore che non è magari ancora allenato a cogliere quelle sfumature che vini più complessi e sofisticati presentano.
Voglio riferirmi, in questo post breve, che vuol essere semplicemente essere un veloce eno-memorandum, al Brut di Letrari, annata 2010 , con sboccatura 2013, cuvée composta per l’85% da Chardonnay e per il 15% da Pinot nero, affinato 24 mesi sui lieviti, che riassaggiato di recente mi ha confermato quanto sia buono e giusto. Anche se non ha le ambizioni e le complessità dei vari Brut riserva, Dosaggio zero, Dosaggio zero riserva, Quore Brut Riserva, e del grande 976 riserva del Fondatore.
Merito di un savoir faire consolidato, trasmesso dal “grande vecchio” Leonello alla figlia Lucia, anche lei grande appassionata di metodo classico, alla capacità di selezionare, dai 23 ettari di vigneto controllati, le uve più adatte e ad una concezione della “semplicità” che significa capacità di comunicare e farsi capire da chiunque attraverso i propri vini.
Salite pure i vertici della complessità del Trento Doc con le riserve firmate dai Letrari, ma non dimenticate di scegliere, stappare, riassaggiare e apprezzare anche il Brut (che è pur sempre millesimato).
Lo troverete anche voi, come l’ho trovato io, piacevolissimo, la classica bottiglia che si apre e si fa fuori velocemente in due, colore molto vivo e brillante, un bel paglierino verdognolo luminoso, perlage abbastanza sottile, naso molto agrumato, salato, preciso, affilato, con una buona vena minerale e una fragranza fresca e accattivante.
Bocca ricca, croccante, viva, salata, minerale, con una bella croccantezza e vivacità, buona energia e nerbo acido, persistenza lunga e precisa e bella chiusura su una leggera vena di mandorla. Cosa pretendere di più da un Trento Doc Brut base?
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Attenzione!: non dimenticate di leggere anche Vino al vino http://www.vinoalvino.org/ e il Cucchiaio d’argento !