Ebbene sì, ci sono rimasto male, in verità più per il produttore che per me, quando alla fine della mia degustazione (alla cieca) di 61 Trento Doc che ho fatto a Trento lunedì 22 settembre, una volta scoperte le bottiglie ho saputo che dell’azionista di maggioranza della denominazione, ovvero le Cantine Ferrari di Trento, quelle che sull’insegna che si scorge passandole loro davanti in autostrada riportano ancora la dizione “spumante”, avevo degustato un unico campione, il Blanc de Blanc Perlé . E che le altre cuvée, Giulio Ferrari , Riserva Lunelli , Perlé nero, Perlé Rosé (di cui ricordo un magnum di 1997 degustato in cantina un paio d’anni orsono da andare fuori di testa) erano rimaste in cantina.
Questo perché i simpatici cugini, non ho difficoltà ad immaginare quale tra loro abbia mostrato il pollice verso, avevano deciso di non presentarle alla mia degustazione, come invece fanno solitamente con le varie guide.
E dire che mi ero raccomandato, con il cugino Lunelli enologo, quello che conosco meglio, che Ferrari fosse presente con i suoi vini all’assaggio, pensando si fosse ricomposto lo “strappo” che era si era prodotto, con uno scambio di mail al fulmicotone tra il cugino enologo ed il sottoscritto, dopo che lo scorso anno avevo scritto – qui – che il Perlé 2006 stranamente non mi era piaciuto proprio.
Evidentemente, visto che non ho mai ricevuto notizia stampa del Giulio Ferrari Collezione , lo strappo e un certo quale fastidio dei giovani rampolli Lunelli (i rapporti con Mauro, padre di due dei cugini, e con gli altri fratelli senior sono sempre stati ottimi) continuava a sussistere nei miei confronti.
Forse perché a differenza della stampa sempre plaudente e prona, qualsiasi cosa la Ferrari Lunelli faccia e dica, (il servilismo della stampa nei confronti dei ricchi e potenti mi fa sempre più venire il voltastomaco…), io, oltre a scrivere che il Perlé 2006 non mi era proprio piaciuto, avevo avuto l’ardire di criticare apertamente, come potete leggere qui e poi ancora qui , e di esprimere le mie perplessità sulla recente operazione, finanziaria prima ancora che enoica, consistente nel rilevare il 50% delle quote di una delle aziende simbolo del Prosecco superiore Docg, Bisol .
E con ogni probabilità, per dare un segno, se mi è concesso un po’ infantile prima ancora che padronale, della loro irritazione (eufemismo) i cugini Lunelli ed in particolare quello che oggi è al vertice hanno pensato bene di snobbare la mia degustazione ed esserci, ma solo con un vino.
Cosa che non hanno fatto, e li ringrazio, aziende come Letrari, Abate Nero, Pisoni, Revì, Cavit, persino Cesarini Sforza, al cui direttore non sono certo simpatico, che hanno inviato diversi campioni della loro gamma.
Registrato questo incidente di percorso – del resto sono cose che si devono mettere in preventivo quando si fa del giornalismo indipendente e si dice quello che si pensa anche nei confronti dei potenti, senza impecorirsi fantozzianamente come fanno molti – voglio ora parlarvi del Trento Doc Perlé 2008 , Chardonnay in purezza, da vigneti di proprietà della famiglia Lunelli posti in alta collina, nelle zone più vocate, da 300 a 700 metri di altezza ed esposti a Sud-est e Sud-ovest, minimo 5 anni di affinamento sui lieviti (la sboccatura dichiarata era 2014).
In sintesi direi che ho trovato in questa edizione 2008 tutti i pregi che ho sempre trovato (il vino lo conosco bene) nelle precedenti annate (2006 escluso) equilibrio, finezza, piacevolezza. Quel carattere inconfondibile da Chardonnay trentino di classe, tanta freschezza, armonia, eleganza, che costituisce uno dei segni distintivi di casa Ferrari.
Bello il colore, un paglierino brillante e luminoso, fine il perlage, che mi sarebbe piaciuto testare nel fantastico nuovo calice made in Trentino , e un bel naso secco, deciso, assertivo, di nitida definizione, con frutta secca, erbe di montagna, agrumi, un tocco di mela candita in evidenza. E bene la bocca, ricca, ben asciutta, decisa con un’ammirevole secchezza non da Brut, e un carattere da riserva, con continuità, energia, bolla ben croccante e persistenza lunga e salata molto piacevole.
Vogliamo scommettere che questa volta i giovani cugini Lunelli non se la prenderanno più di tanto per questo post?
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Attenzione!: non dimenticate di leggere anche Vino al vino http://www.vinoalvino.org/ e il Cucchiaio d’argento !