Attenzione amici miei, con il vino di scena oggi ci troviamo in Lessinia , nella zona di produzione del Lessini Durello posta sulle colline tra Verona e Vicenza, dove sono coltivati a uva Durella 366 ettari sulle colline veronesi e 107 ettari su quelle vicentine, con 428 viticoltori e 22 aziende, 14 delle quali aderenti al Consorzio di Tutela del Lessini Durello. Una produzione, in crescita, intorno alle 700 mila bottiglie, che vedono come perno centrale e vitigno identitario l’uva Durella (o Durello), il vitigno autoctono dei Monti Lessini , “una vite antica e rustica che dona uve dorate la cui caratteristica fondamentale è un tipico sapore acidulo ed una buccia spessa e ricca di tannini: sostanze polifenoliche che contribuiscono tipicamente a determinare la struttura corposa dei vini rossi.
La Durella è attestata sui Monti Lessini almeno fin dal Medioevo e conferisce ai vini una mineralità vulcanica data dai suoi suoli. La produzione è per il momento appannaggio del metodo charmat per il 70%, e del metodo classico per il 18% (il resto riguardano la versione ferma o passita), ed io tendenzialmente tendo a preferire, per mio gusto, gli “champenois” dove talvolta il Durello non recita sempre da solista, ma è accompagnato da piccole dosi di Pinot nero.
Il vino su cui oggi voglio catturare la vostra attenzione, un Pas Dosé millesimato annata 2009, tiraggio febbraio 2010, sboccatura del novembre 2013, 45 mesi di permanenza sui lieviti, nessuna liqueur aggiunga, niente solfiti aggiunti in fase di sboccatura, è composto, tenetevi forte, solo per il 30% da Durello e per ben il 70% da un’uva che amo tantissimo, il Pinot bianco .
E questa, proposta con lo Zero dalla Società agricola Bellaguardia di Montecchio Maggiore, provincia di Vicenza, cuore della Lessinia, è tutta un’altra storia e un’altra prospettiva, dove il Durello non solo si accompagna, come nel peraltro ottimo Extra Brut, al Pinot nero, ma come accade nella Riserva di Mario, affinata più di dieci anni, si sposa armoniosamente con quell’uva bianca che dà un’eleganza unica ai vini.
Quella di Bellaguardia è la storia, ovviamente d’amore, siamo ai piedi dei Castelli di Bellaguardia e della Villa, i castelli di Giulietta e Romeo, secondo la leggenda narrata nel Cinquecento dal conte Luigi Da Porto , di un grande appassionato di vini, Mario Caltran, il quale “scegliendo e acquistando i terreni su cui avrebbe impiantato i vigneti aveva in mente uno spumante da bere in famiglia, per condividere il grande piacere delle bollicine con gli amici e le persone care”.
A perfezionarne il sogno ora sono il figlio Marco e Isidoro Maccagnan, che possono contare su un particolare vigneto “che si arrampica in costa tra paese e castello dove i venti di montagna, dal Pasubio al Carega, all’Altopiano di Asiago, si incontrano, aumentando l’escursione termica” e donando “una grande eleganza alla materia prima”.
E a Bellaguardia dispongono di un terroir proprio adatto con vigneti che “giacciono su suoli che si sono evoluti su rocce carbonatiche con depositi argillosi, con tessitura media e pietrosità elevata, con reazione moderatamente alcalina e buon drenaggio delle acque”. Una parte dei vigneti, circa sei ettari, insistono su notevoli pendenze, allevati su banchine o gradoni che arrivano ad avere tre metri di dislivello l’uno dall’altro con la pergola trentina. Inoltre la cantina ha il grande vantaggio di poter effettuare la maturazione dei vini in grotte poste proprio sotto di due castelli, con condizioni di temperatura naturali, umiditò e ventilazione costanti. Un’estensione di 1475 metri, di cui 1186 relativi ai vani artificiali e “289 alle 25 cavità naturali intercettate nello scavo della pietra tenere o pietra di Vicenza, e dovute a fenomeni di epicarsismo”.
Tornando al nostro Zero 2009 , le uve provengono dal Galantiga, vigneto di proprietà nel versante a sud della collina dei castelli di Giulietta e Romeo a 200 metri di altezza e questo metodo classico è stato per me e la mia lei, che euforica per la qualità del vino si è lasciata andare ad una battuta scherzosa (buono il Durello con il Pinot bianco, ma sarebbe ancora meglio in una cuvée con la Passerina… ovviamente stavamo parlando di uve…) una vera e propria scoperta. Gustata, come aperitivo, su delle deliziose frittelle con fiocchi d’avena.
Bello il colore, paglierino dorato, molto brillante e luminoso, perlage sottile e continuo, naso sottile, secco, salato, molto fragrante e minerale, anzi petroso, con sfumature leggere di fieno di montagna, mandorla, mela, pesca noce, fiori bianchi, ananas e alloro a inseguirsi e dare freschezza, animazione e vitalità al profumo. Attacco in bocca di gran nerbo, scattante, ben secco, con un’accentuazione del carattere minerale, sviluppo dinamico, ben diritto, croccante eppure al contempo leggermente cremoso, pieno di sapore, con una persistenza molto lunga, un grande equilibrio e un’assoluta piacevolezza. Che meraviglie sa riservarci, con le sue “bollicine” la Lessinia!
Società Agricola Bellaguardia Via Ziggiotti – Salita dei Castelli Montecchio Maggiore VI Tel. 347 6800188 e-mail info@bellaguardia.it sito Internet www.bellaguardia.it _____________________________________________________________________
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