Cari amici produttori di Franciacorta, posso chiedervi, a meno di tre mesi dalla fine di questo strano 2014, in avvio del periodo migliore per la vendita dei vostri metodo classico, di fare un proponimento?
Posso chiedervi, da amico ad amici, che non mi capiti più di leggere nel 2015, come mi è capitato ieri, un’intervista dove uno di voi, non importa quale, capita un po’ troppo spesso a molti di lasciarsi andare a simili dichiarazioni, finisca con lo sparare: “Oggi a XXX produciamo il YYYY, uno spumante che se la gioca alla pari con gli Champagne”.
Primo: voi producete Franciacorta, non spumanti generici , un prodotto che ha il grande pregio di presentare una identificazione nome zona – nome prodotto. E che rappresenta un territorio.
Secondo: la volete smettere di tirare in ballo gli Champagne, dicendo una volta che ve la giocate a pari con loro, un’altra che i vostri Franciacorta sono superiori ai méthode champenoise di Reims ed Epernay, un’altra chissà quale altra scempiaggine che chiama in causa i “cugini” francesi?
La volete finire, una volta per tutte, di misurare la vostra corsa con quella di chi produce da secoli prima di voi, in altri terroir e latitudini, con altre uve (loro praticamente non usano il Pinot bianco e voi non avete il Pinot Meunier), altri climi e soprattutto altri numeri, trecento milioni e rotti di bottiglie contro i vostri 15 milioni.
Se così farete, nessuno escluso, darete via alla più clamorosa e trasparente (e assolutamente a costo zero) campagna di comunicazione, quella della verità, ovvero chiamarvi orgogliosamente Franciacorta e basta.
Gli Champagne beveteveli pure (quando sono buoni è una cosa che fa bene al cuore e alla mente), confrontateli, nel silenzio delle vostre cantine, senza nessun giornalista presente, con le vostre cuvée, traete le vostre conclusioni. Ma non nominateli, prego, come se non esistessero. Grazie per la comprensione. _____________________________________________________________________
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