Quando il senso del ridicolo (e del patetico) non ha confini
Care Italiane e cari Italiani, io fossi in voi farei grande attenzione al discorso (se gli Dei vogliono pare sia l’ultimo…) che l’undicesimo Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano , classe 1925, ci rivolgerà a reti unificate il 31 dicembre. Non mi perderei una sola sillaba, non tanto perché ci sia da attendersi chissà quale rivelazione sul suo successore (che sono pronto a scommettere dovrà essere, siamo in una Repubblica parlamentare, mica in una Repubblica presidenziale o in una Monarchia!, di suo gradimento, e di gradimento della sordida Casta che regge malamente le sorti di questo povero Paese), perché se tanto mi dà tanto, e se una certa malatendenza dovesse prendere piede anche qui, il “simpatico” Presidente rischia di regalarci un messaggio con qualche implicazione di carattere enoico.
Voi magari pensate di festeggiare il Natale o l’ultimo dell’anno stappando e bevendo un Franciacorta, un Trento, un Alta Langa, oppure di accontentarvi di un Pinot nero dell’Oltrepò Pavese Docg? Pazzi che non siete altro! Tempi difficili corrono (per noi comuni mortali, non per i Signori che decidono del nostro destino e persino, si vocifera, dei nostri conti correnti, con progetti ladreschi di prelievi forzosi ) e quindi, vi dirà il Presidente, al massimo potete concedervi uno spumantino, un frizzantino. Un Prosecchino al massimo. Le cose buone, le cose dotate di un’immagine importante, dobbiamo lasciarle a loro, alla nostra “amatissima” classe politica (Napolitano compreso) che ci ha portato nella m…a dove ci troviamo per causa loro.
Pensate che stia esagerando, anzi che stia farneticando? Niente affatto, viviamo in un mondo popolato da politici pazzi e incoscienti, gente che si dovrebbe cacciare dai Palazzi a colpi di forcone, un mondo dove può accadere che non un pirla qualsiasi, ma un mega-fenomeno, ovvero il Presidente della Repubblica francese, uno in caduta verticale di consensi come François Hollande , secondo quanto ha scritto la stampa transalpina non beve espressamente e inviterebbe a non bere un prodotto simbolo della Francia come lo Champagne (oltre 140 milioni di bottiglie consumate ogni anno nell’Esagono), perché “fait riche “, dà un’aria da ricchi, è una cosa da ricchi.
E non basta, questo esponente politico di quart’ordine, di cui dopo la fine (si spera rapida) del suo mandato non si avrà più notizia, come ci si ricorda invece giustamente di De Gaulle, Pompidou, Giscard d’Estaing, persino Chirac, oltre ad avere fatto una figura da… “chocolatier ”, lui del 1954 impegnato sentimentalmente con una del 1972 , per l’affaire Gayet, ha fatto una figura ancora peggiore, come ha raccontato Pierre-Emmanuel Taittinger, un nome un grande Champagne, chiedendo una cosa da manicomio.
Ovvero che in occasione del cinquantenario “della riconciliazione” franco-tedesca avvenuto l’8 luglio 2012 in un posto non qualsiasi come Reims, nei ricevimenti non fosse servito Champagne. Eppure come ha rivelato nel libro Merci pour ce moment la sua affascinante ex compagna Valérie Trierweiler , questo tipico esponente della gauche caviar che disprezza i poveri definendoli volgarmente les sans-dents , non disdegnava affatto il lusso e non me lo immagino certo, all’Eliseo o nei ricchi palazzi borghesi dove risiede, bere un semplice Bordeaux generico o un mousseux senza pregio. O una Blanquette de Limoux.
Eppure, poiché fa chic, anzi fa sciocco, o peggio, questo “affossatore di eccellenze nazionali” come ben l’ha definito Camillo Langone , dimentico o ignorante delle chiffres clés dell’economia champenoise, che farebbe bene a ripassarsi, spara a zero su un autentico orgoglio di Francia (e del mondo) rendendosi colpevole, oltre che di suprema ridicolaggine, o patetico snobismo sinistro-nzo , di quella che un tempo si sarebbe definita “intelligenza con il nemico ” o alto tradimento.
Ecco perché, condannandolo idealmente a bere, cosa che gli piace molto, birra, o acqua minerale (gazeuse o plate non si sa), abbondantemente addizionata di Guttalax, guardo con preoccupazione al messaggio di fine anno di Nonno Giorgio. Vuoi vedere che anche lui, per non essere da meno del “compagno” francese, metterà al bando Franciacorta e Trento (e ovviamente Champagne) invitandoci a scoprire le “delizie” di un prosecchino?
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