Señores y señoras tutti in piedi por favor , perché questo vino che sto per presentarvi, magnificarvi, quasi commosso, es un’obra maestra , a masterpiece , un capolavoro. Devo ringraziare innanzitutto chi lo produce, un’azienda il cui claim è “ 90 años de un compromiso… …con la excelencia ”, Recaredo en Sant Sadurní d’Anoia, nel cuore della zona del produzione del Cava , ma anche chi ha avuto la geniale pensata, muchas gracias! , di pensare di importarlo e distribuirlo in Italia.
Non un importatore normale, bensì un collega produttore, “fratello” di filosofia naturale e biodinamica, la meravigliosa tenuta altoatesina di quel personaggio affascinante e particolare (nove anni fa, in questo post di un Vino al vino ai primi passi lo criticai aspramente per aver piantato Tempranillo e Petit Manseng in riva all’adorato Lago di Caldaro) che è il conte Michael Goëss-Enzenberg , ovvero Manincor , “Mano-sul-cuore. Manincor vi serve un vino “puro”, puro di natura”.
E’ stato un caso scoprire, dopo una mail mandata all’azienda spagnola, con risposta inviata in copia al “sales manager” Matthias Jaeger e relativo contatto successivo, che i vini di questa bodega dell’Alt Penedès , che mi erano stati magnificati da due amici e colleghi spagnoli di assoluto valore, Victor de la Serna y my hernano Juancho Asenjo , erano importati anche in Italia. Anche se un Italia un po’ particolare com’è il Süd Tirol…
Poi le cose sono andate in maniera meravigliosa, alcuni campioni arrivati puntualmente a casa, forniti gentilmente dall’importatore italiano, l’assaggio e poi, lo so dire solo in francese, un devastante coup de foudre . Un amore a prima vista.
Cosa sia Recaredo , una bodega dove lo giuro su Bacco quest’anno DEVO assolutamente recarmi in pellegrinaggio, lo racconta, in maniera perfetta, esaustiva, appassionante, il sito Internet aziendale . Un posto, 50 ettari di vigneto a proprietà familiare, nella zona del río Bitlles, nella comarca del Alt Penedès (Barcelona), dove nel 1924 Josep Mata Capellades decise, con un impegno preciso, prima di tutto verso se stesso e poi con il mondo, di creare “vinos de terruño ” di assoluta personalità. Capaci di trasmettere nella bottiglia il genius loci, il sense of terroir, di un posto magico: “ El Bitlles serpentea entre bosques, colinas y torrentes discontinuos mostrando parajes de una gran belleza, emparados por la imponente presencia de la montaña de Montserrat”.
Vini che dovevano rendere omaggio a questo terroir “nella maniera più onesta e trasparente possibile”, ovvero “reafirmando nuestra vocación única en el mundo como viticultores y elaboradores”. La parola d’ordine, la “mission” attraverso novant’anni di attività festeggiati proprio lo scorso anno, doveva essere ed è, “Honestidad con el territorio ”, ovvero “100% Agricultura ecológica y biodinámica ”.
Forse è inutile tradurre, ma vuol dire “onestà con il territorio ” il che significa “agricoltura ecologica e biodinamica” per davvero, non come posa o come moda. O come trovata di marketing per provare a riciclarsi e rifarsi, come stanno facendo svariate aziende vinicole italiane (non fatemi fare nomi, per pietà…), un’improbabile verginità e credibilità. Verso consumatori che è sempre più difficile ingannare. Anzi, diciamo le cose come stanno, “prendere per il culo”.
Per il popolo di Recaredo (che bel nome, come suona bene, che nobiltà naturale…) “un gran vino è il riflesso della terra che l’ha visto nascere” E per questa ragione hanno scelto una viticoltura che segue i criteri, non i dogmi, della biodinamica, “coltivando i vigneti senza ricorrere ad erbicidi o insetticidi, solo con elementi di origine naturale”. Una viticoltura “che ha come priorità l’equilibrio dell’ecosistema e la biodiversità in vigna” e che consente di ottenere “vinos espumosos sumamente expresivos ”, con una grande capacità di evoluzione e tenuta nel tempo e soprattutto “rispettosi del paesaggio d’origine”.
Va ricordato che Recaredo, carramba que viños!, è stato il primo produttore della D.O. Cava ad ottenere il certificato internazionale di viticoltura biodinamica Demeter . E qui magari i “pirla”, che non sono quelli che evocava in una memorabile conferenza stampa di presentazione quel Dio del calcio che se llama José Mourinho (MOU !!!! Torna tra noi a miracol de la pelota mostrare…) diranno: “Ma dai, Cava, uno “spumantino” più vicino ad un Prosecco che ad un Franciacorta o ad uno Champagne”…
Ma così dicendo, si dimostrerebbero appunto dei memorabili irrecuperabili “pirla ”, perché a Recaredo – leggere qui quello che scrive il critico del New York Times Eric Asimov , la “ crianza mínima” es de 30 meses”, ovvero 30 mesi di affinamento sui lieviti minimo, due anni e mezzo, per poter acquisire quella che è la loro peculiarità, ovvero “una personalità eccezionalmente unica”.
E io, che non sono un pirla, ma ho esperienza e palato sufficiente per capire certe cose (datemi pure del presuntuoso, tanto me ne frego..) e che lo scorso 16 ottobre ho pensato di vedere “la Madonna” degustando da Charles Heidsieck due bottiglie indimenticabili, due bottiglie della cuvée Charles datate nientemeno che 1985, l’età di mia figlia Valentina, prese delicatamente dal sancta santorum dove riposavano e portate lentamente all’assaggio, non vedo l’ora di correre a Sant Sadurní d’Anoia, per catar alcuni Recaredo che “adquieren unas crianzas de casi 30 años, preservando la delicadeza del tiempo y una elegante complejidad de matice s”. Un invecchiamento/affinamento di quasi trent’anni…
Nel contempo, invitandovi a leggere, ben raccontate sul sito Internet aziendale il racconto delle tappe salienti dei primi 90 anni di Recaredo, dal 1944 pionieri dei Brut Nature, dal 1962 artefici della Reserva Particular de Recaredo , dal 1975, protagonisti Josep y Antoni Mata Casanovas, figli di Josep Mata Capellades, un lavoro spasmodico in vigna, dal 2006 l’approdo ragionato e convinto all’agricoltura biodinamica porque “No hay vino sin vida en el viñedo ” , non c’è vino (serio) senza vita nel vigneto.
Tutto questo discorso per arrivare sino al momento della sfolgorante folgorazione, della verità che si fa vino, il mio approccio, e non poteva avvenire che insieme a Lei, alla luz de my vida , ad un vino che mi ha emozionato, sconvolto, lasciato, è il caso di dirlo, di pietra, il meraviglioso Brut Nature Gran Reserva 2008 . Un Brut nature totalmente secco , senza alcun dosaggio, la cui cuvée prevede questa formula magica: 46% Xarel·lo, 40% Macabeu y 14% Parellada . Un vino che in Spagna viene venduto on line intorno ai 18 euro …
Un vino, avevo letto prima di stappare e servire e cercare nei suoi occhi la conferma che si trattava di un momento magico (lo è sempre quando sono insieme a lei…), che “esprime la diversità dei terreni calcarei e dei microclimi dell’Alt Penedès , vigneti con suoli “de textura franca (equilibrio de arenas, limos y arcillas)”, con una naturalezza calcarea, che apportano profondità e carattere ai vini di Recaredo.
E poi raccolta manuale di uve perfettamente sane, con un 4% della cuvée rappresentata da vini che hanno fatto un leggero affinamento in legno, dégorgement (e l degüelle ) realizzato manualmente senza congelare il collo della bottiglia, con professionalità artigiana e rispetto dell’ambiente.
Il 2008, raccontano a Recaredo, fu un’annata equilibrata, segnata dai contrasti metereologici , con temperature alte e piogge durante l’autunno e l’inverno e una pioggia “caprichosa” (quanto me gusta el Español!) in primavera, con massimo storico di piogge in maggio (155,7 millimetri). E nonostante qualche problema sanitario delle uve – el mildiu – “i trattamenti biodinamici applicati al vigneto dimostrarono di essere la risposta vincente ottenendo uno stato sanitario delle uve eccezionale”.
Insomma, e aprite bene le orecchie, a fronte di un rendimento massimo autorizzato dal Consejo Regulador del Cava stabilito in 88 ettolitri ettaro, il rendimento medio dei vigneti di Recaredo nel 2008 fu di soli 34,2 ettolitri/ettaro, ovvero “minor produzione, maggiore espressività e qualità”.
E come racconta con poesia il catalano, un affinamento per questo vino sfolgorante como my Amor, di 5 anni e 8 mesi (68 mesi) in cantina: “Mínim de 5 anys i 8 mesos (68 mesos) a les caves”.
Qui per chi desidera tutti i dettagli, la scheda tecnica del vino , e ora, il mio campione dichiarava una sboccatura risalente al 21 gennaio 2014, con umiltà e stupore, in silenzio, il mio racconto: paglierino oro brillante il colore, perlage sottilissimo e continuo, di grande energia e vivacità nel bicchiere, ed un naso di precisione assoluta nitido come un taglio laser, pietra su pietra, sfumature delicate di mela, pera, mandorla fresca, pesca bianca e poi ancora pietra focaia ed un qualcosa di marino, di ostricoso che richiama, pretende, desidera, mariscos y mariscos y mariscos …
Attacco in bocca vibrante, nervoso, di grande soavità, non largo, ma verticale, profondissimo, per uno sviluppo pieno di vita, di sapore, meravigliosamente equilibrato, elegante, affascinante, pietra su pietra, anzi pietra liquida lo definirei, salato, delicatissimo come le sue carezze e imperioso e imprevedibile come i suoi “capricci” di cerbiatta fatta Donna. La mia donna, il mio amore…
Un vino di assoluta essenzialità e commovente poesia che mi ha fatto pensare ad uno dei più grandi poeti di tutti i tempi, al ligure (ma milanese d’adozione) Eugenio Montale , ai suoi immortali versi di Mediterraneo che recitano “Avrei voluto sentirmi scabro ed essenzie siccome i ciottoli che tu volvi, mangiati dalla salsedine”…
Un vino che mi fa ringraziare i potenti Dei di essere vivo, di amare il vino e lei, di vivere questo momento magico della mia vita rendendo onore a Bacco e alla scrittura, vivendo intensamente senza alcun rimpianto, perché, ancora Montale e Mediterraneo, “nulla so rimpiangere: tu sciogli ancora i groppi interni con tuo canto. Il tuo delirio sale agli astri ormai”…
Que maravilla ! Rrrrrrecaredo Señores y señoras: gran ovación !…
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Attenzione!: non dimenticate di leggere anche Vino al vino www.vinoalvino.org e il Cucchiaio d’argento !