Da una piccola azienda di Erbusco vini autentici e senza compromessi
Di questo Franciacorta , questo Franciacorta vero, di quelli che danno veramente lustro, per personalità, autenticità e capacità di trasmettere in bottiglia la verità della terra dove nascono, non troverete traccia sulle guide. Il produttore, un po’ naif, sinora, ma credo che quest’anno le cose cambieranno, i campioni per le degustazioni non li mandava, preferendo concentrarsi sul lavoro in vigna e in cantina.
E non troverete traccia di questo Franciacorta in quella vetrina delle vanità, anche franciacortine, che è l’Expo , rassegna spettacolo fortemente voluta da questo regime per cercare di nascondere le proprie magagne, le assurde contraddizioni, il fatto che Expo sia nata tra insopportabili scandali, ruberie, porcate varie.
Chi sono questi“poeti” che disdegnano le guide? Giuseppe Facchetti ed i fratelli Luciano, Attilio, Erminia e Carlino, figli di Pietro Facchetti, vignaiolo storico nel cuore della Franciacorta, nel cuore di Erbusco che della Franciacorta è la capitale. Per anni i Facchetti hanno coltivato i vigneti, oggi quasi sei ettari, non come un hobby, perché contadini orgogliosamente restavano, ma dedicando energie e tempo anche ad altre attività.
Poi la famiglia ha pensato, visto che la Franciacorta nel frattempo cominciava ad assumere una notorietà e un’importanza che pochi avrebbero immaginato (ha fatto miracoli questa Franciacorta e nessuno deve permettersi di pregiudicarne, anzi, sputtanarne l’immagine e la credibilità svendendo a prezzi da prosecco!) di mettersi seriamente a produrre vini, fermi come i Curtefranca bianco e rosso, e soprattutto Franciacorta Docg, facilitati dal possesso di vigne in posizione strategica, benedetta da Bacco.
E sorretti da una filosofia molto semplice ma meravigliosa, fare dei Franciacorta che si bevano, da uve mature al punto giusto, che conservino un giusto corredo acido, freschezza e sale, e con spremiture leggere, per avere una base pulita e ricca di energia per andare vicino a zero nei dosaggi e non aggiungere troppi zuccheri. Il minimo possibile. Lasciando che siano altre zone – e aggiungo io, altri produttori franciacortini, a pasticciare con dosaggi e liqueur, per realizzare vini costruiti e spettacolari che piacciano alle guide…
Oggi l’azienda, anche se vede i Facchetti concordi nella conduzione, con la consulenza del mitico Cesare Ferrari, cerca un po’ modernizzare un po’ le cose, di introdurre una fase evolutiva della tradizione, senza stravolgere nulla, perché non c’è nulla da cambiare, se non magari comunicare un po’ di più. Non aver paura a farlo con intelligenza, non ci si contamina, fa parte del gioco, raccontando chi si è, cosa si fa, come e dove lo si fa. E con quale spirito.
Oggi la famiglia Facchetti, la cui cascina la si incontra prendendo la strada che sale dalla sede del Comune di Erbusco verso la sede di un noto ristorante dove ha operato per anni il sommo chef Gualtiero Marchesi, inutile dire come si chiamasse il ristorante e l’azienda, notissima, che ha creato quella struttura, e poco prima di arrivare a destinazione s’imbocca una stradina sulla sinistra, produce quattro Franciacorta, Brut, Satèn, Rosé (che i Facchetti mi dicono di voler mettere maggiormente a fuoco, che deve entrare più a fondo nelle corde, ma che producono con un bel 35% di Pinot nero) e un Brut Nature (di cui, non si dovrebbe dire, circolano due versioni profondamente diverse, entrambe da provare) la cui versione con preponderanza di Pinot nero (un 80%) con una quota di Chardonnay, espressione della vendemmia 2010, eccellente in Franciacorta, mi ha veramente colpito in un recente assaggio.
Un Brut Nature propostomi, per gioco, alla cieca, da una mia amica, che l’azienda conosce da anni. Che vino è?, mi ha chiesto, servendomelo nel bicchiere. Facile dire che si trattasse di un Franciacorta, ma nella mia ridda di ipotesi, sentivo importante una presenza di Pinot nero, ho pensato che si trattasse del vino di un’altra notissima – nessuna pubblicità, nel caso si rivolgano a VinoClic – Azienda di Erbusco. O di un Franciacorta, data la grande mineralità riscontrata, del Mosnel. Azienda che cito volentieri, perché mi sembra che i Barzanò, Lucia e Giulio, tengano la barra dritta tracciata dalla loro mamma. Quella Signora che rinuncio alla produzione di charmat, all’epoca di fondazione del Consorzio, 1990, per fare in modo che Franciacorta diventasse sinonimo di metodo classico.
E che oggi magari s’inca…volerebbe, anche se era una gran Signora, vedendo che un’azienda di Franciacorta, tanto per non fare nomi, 1701 Franciacorta , qui il sito Internet , produce disinvoltamente una “Cuvée Première ” definita “Bollicine Pop” descritta con queste parole: “Accanto al DOCG è concesso spazio alla voglia di sperimentare. Nasce così 1701 Cuvée Première: sempre da vigneti biologici e biodinamici (in attesa di certificazione), lavorate con metodo charmat (detto anche “metodo italiano”) per dare vita a bollicine “pop”, a portata di tutti i gusti (e tutte le tasche), un tocco di spensieratezza nelle occasioni più conviviali”.
Bollicine pop “l’altra parte di noi”, scrivono, ma mi sembra una parte che con la Franciacorta vera, quella voluta dai Paolo Rabotti, Giovanni Cavalleri, Albano Zanella, Emanuele Barzanò Barboglio, Pia Donata Berlucchi, Franco Ziliani, (quello vero, non il vostro modesto cronista) e da qualche altro pioniere fondatore, c’entri come i cavoli a merenda.
Come pure gli “spumanti VSQ” prodotti con altrettanta disinvoltura da produttori, di Franciacorta, che hanno nome e blasone. E hanno rivestito, e rivestono, importanti cariche istituzionali. Nel Consorzio e altrove…. Tanto per non nasconderci dietro ad un dito.
Tornando ai Facchetti e al loro Brut Nature , affinato oltre 30 mesi sui lieviti, rivelatosi come tale una volta scoperta la bottiglia, devo dire che il vino, dal grande rapporto qualità prezzo, mi è piaciuto moltissimo, con il basso dosaggio di zuccheri, tre grammi, l’acidità viva, superiore a 7, la dichiarata provenienza da vini base di ottima qualità, esaltate in cantina da una lavorazione intelligente e senza prevaricazioni. Senza la presunzione che traspare spesso in alcuni Franciacorta, poco bevibili, molto meno bevibili non dico di un buon Champagne, lì siamo su un altro pianeta, ma di alcuni buoni Trento Doc, Oltrepò Pavese Docg e Alto Adige. E di alcune “bollicine” senza denominazione prodotte in Valle d’Aosta piuttosto che in Sicilia o in Toscana.
Bello il colore paglierino oro, brillante luminoso, fine e continuo il perlage, e naso che parla subito di Franciacorta, di terra, di pietra, ben deciso, secco, con note di mandorla e nocciola non tostate, di fiori secchi, di agrumi e di ananas, di pesca noce, crosta di pane, senza note di frutta esotica o accenni di surmaturazione. Un naso schietto, diritto, incisivo, positivo, senza finzioni: vero. Ancora meglio in bocca, croccante, nervosa, sapida, con un gusto equilibrato, piacevole, gustoso, un’acidità che fa salivare la bocca e invoglia al bere, con un bell’allungo dinamico, una ricchezza di sapore di nerbo e di sapore che conquistano. Tanto che in due la bottiglia è stata subito “seccata” e gioiosamente.
E bravi i vignerons e le vigneronnes Facchetti : questa è la Franciacorta, vera, che mi piace, che fa vini a misura di consumatore, che vorrei vedere protagonista, invece di altre aziende furbette, in quel mare magnum, molto costoso per i produttori franciacortini, che è la vetrina governativa dell’Expo!
Azienda agricola Facchetti
Via Case Sparse, 6 25030 Erbusco (BS)
Tel. 0307267283
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Attenzione!: non dimenticate di leggere anche Vino al vino www.vinoalvino.org e il Cucchiaio d’argento !