Conferme, sorprese, outsider ma anche qualche delusione…
Oggi avevo previsto di parlarvi, cosa che non faccio stranamente da tempo, anche se nel contempo le mie degustazioni/bevute di grandissimi esempi di quella AOC storica, unica e inimitabile si sono ripetute, di Champagne , ma ho dovuto cambiare programma. E vi parlerò, non potevo fare diversamente, dopo il maxi assaggio di ieri, di qualcosa che con lo Champagne non c’entra assolutamente nulla, ovvero di Franciacorta Docg.
Grazie alla disponibilità (cui è doveroso rendere merito) del Consorzio Franciacorta e alla perfetta organizzazione disposta da una collaboratrice di cui il Consorzio stesso dovrebbe essere orgoglioso, la giovane, dolcissima, bella (lo dico con assoluto affetto paterno) seria e professionale Silvia Filisetti , aiutante dell’ottima Monica Faccincani , responsabile dell’Ufficio tecnico, ho potuto assaggiare in tutta calma, nel migliore dei modi, in degustazioni effettuate rigorosamente alla cieca, Silvia ne è testimone, qualcosa come 90 Franciacorta , scelti tra due delle tipologie che (con il Rosé) prediligo: Extra Brut e Dosaggio Zero .
Voglio innanzitutto plaudire alla correttezza delle aziende franciacortine, anche di quelle che, recenti oggetto di miei attacchi rivolti non tanto ai loro vini, quanto alle loro politiche commerciali e di prezzo, hanno ritenuto (tranne una, che ringrazio per avermi risparmiato di degustare i suoi mediocri vini, misteriosamente ma non tanto premiati da qualche guida…) di partecipare alla mia degustazione e offrire i loro campioni.
Uno spirito decoubertiano e rispettoso del mio lavoro di cui non trovo traccia, ad esempio, nell’area del Trento Doc , dove da alcuni anni ai miei assaggi organizzatimi dall’Istituto Trento Doc , non partecipano, pensando di boicottare me, ma in realtà boicottando la loro intelligenza (che, strano ma vero, esiste) alcune note aziende. Per non fare nomi, ma cognomi, Rotari, Cesarini Sforza, e salvo un solo striminzito campione, l’azionista di maggioranza e padrone della denominazione, le Cantine Ferrari di Trento, quelle dello Spumante Ferrari , come si legge passando davanti alla cantina in autostrada.
Bene, cosa mi ha detto la degustazione, alla quale mi sono accostato né favorevolmente predisposto né tantomeno prevenuto, ma con spirito assolutamente oggettivo, con la volontà di giudicare sine ira et studio , dei Franciacorta Docg fatta ieri? Che almeno le due tipologie da me scandagliate in un vasto e rappresentativo numero di campioni sono ricche di vini che meritano l’assoluto rispetto e la considerazione da parte degli appassionati di “bollicine” metodo classico.
Sono anni che degusto Franciacorta , e checché ne possa dire qualche imbecille che infesta, a mò di zecca, questo blog, di Franciacorta ne capisco e ne so ed erano anni che non riscontravo un livello qualitativo tanto elevato e diffuso. Vini che abbinano complessità, freschezza, spalla e struttura ad un equilibrio, ad una piacevolezza, spesso ad un’eleganza e ad una mineralità, che ne facilita, elemento imprescindibile per me per un buon metodo classico, la beva.
E, cosa interessante in questa mia lunga, ma divertente, anche se molto impegnativa degustazione, è che accanto ad alcuni nomi classici della denominazione, che hanno fatto, lo ribadisco, assaggiati alla cieca senza conoscere il nome del produttore, un figurone, parlo di Cavalleri, Cà del Bosco, Vezzoli, Derbusco Cives, Il Mosnel, Enrico Gatti, Ferghettina, Villa, Maiolini, Fratelli Berlucchi, Barone Pizzini, solo per fare qualche nome.
O di aziende che classiche e di riferimento lo sono diventate, parlo di Bosio, Camossi, Colline della Stella, Cola, Contadi Castaldi, Le Quattro Terre, Sullali, Castelveder, Vigneti Cenci, Clarabella, Facchetti, mi sono piaciute con alcuni loro vini, senza se ne ma, alcuni outsider o nomi a me abbastanza sconosciuti. Parlo di Cascina San Pietro, Corte Aura, La Rotonda, Vigne Note (sempre in lizza per il premio di etichetta tra le meno appealing che ricordi…), Castello di Gussago, La Valle…
Poi, rispettando la verità e sacralità della degustazione alla cieca, devo prendere atto che mi sono piaciuti alcuni vini di produttori con i quali non ho particolari rapporti di amicizia o simpatia, anzi, o i cui prodotti in passato tendevano puntualmente a non piacermi. Parlo, per non fare nomi, di Ricci Curbastro, Bersi Serlini, Ronco Calino. Dei cui vini che, senza conoscere il nome dei produttori, ho apprezzato (sorprendente, in magnum, l’Extra Brut riserva Centoventi 2004 di Ronco Calino , uno dei vini più buoni di tutto il mio assaggio), sicuramente e doverosamente scriverò.
Perché sono un giornalista serio che scrive dei vini e non di produttori con i quali non andrebbe sicuramente a cena. Un giornalista che, calmata l’incazzatura, tornerà di sicuro a scrivere anche degli ottimi prodotti (passiamo a vini rossi, seri e importanti, come i Rossese di Dolceacqua) di Giovanna Maccario , il cui boicottaggio da parte mia, un po’ rodomontescamente annunciato via Facebook mi è valso il titolo di “pericolo pubblico” , manco fossi uno dell’Isis, e la partecipazione, che tanti hanno detto essere stata positiva, ad una trasmissione radiofonica molto discussa .
E quindi anche se del past president del Consorzio Franciacorta e oggi presidente FederDoc (un tempo gli dissi che studiava da Ministro delle Politiche Agricole: per ora non ci è ancora arrivato, ma è ancora giovane e rampante per poter ottenere anche quella carica…), non sarò certo amicone, non lo sono mai stato (a pelle non ci siamo mai stati molto simpatici…), non sorprendetevi se scriverò bene, ma modo mio, di un paio di Franciacorta di Riccardo Ricci Curbastro , figlio di un non dimenticato grande franciacortista come Gualberto.
Perché Franco Ziliani (il vostro umile cronista, non il geniale inventore del e della Franciacorta) e Lemillebolleblog sono e saranno ancor più così: prendere o lasciare…
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