Ovvero, come direbbe Bécquer, Sobre el volcán la flor…
Inutile che lo nasconda, Giovanni Menti , da Gambellara , in provincia di Vicenza, poca la distanza da Soave, è stato una vera scoperta di questi ultimi dodici mesi per me. I suoi Gambellara, non Gambellara, declassati, espressione di quell’uva meravigliosa che è la Garganega , mi hanno dato grandi soddisfazioni e ne ho scritto con gioia. Anche in questo posto , dove il vino, dopo tre anni di appuntamenti settimanali, è diventato clandestino, tanto che non figura più tra le rubriche…
Menti, come scrivevo, è “un’azienda famigliare avviata alla fine del XIX secolo a Gambellara. Il fondatore Menti Giovanni , che fu il nonno dell’attuale proprietario (anche lui di nome Giovanni), iniziò col commerciare i vini che precedentemente produceva per il consumo personale della propria famiglia”.
E oggi ad affiancare Giovanni Menti, nella gestione di circa 7,5 ettari di vigneto coltivati a Garganega e Durella , siti nelle zone classiche collinari di Gambellara, il figlio Stefano , un duo che ha le idee ben chiare e cura tutte le fasi produttive, dalla cura del vigneto al processo di imbottigliamento (spumantizzazione inclusa) e ha scelto una conduzione delle vigne “ in regime biologico utilizzando il metodo biodinamico” e un operare in cantina dove “si prediligono lieviti spontanei e non si usano coadiuvanti enologici invasivi, per meglio mantenere la caratterizzazione del terroir dei vigneti”, posti su meravigliose terre saline e vulcaniche. Vini naturali e non interventisti davvero, dotati di un’integrità, di una purezza, di una verve da lasciare senza fiato”.
Sul Cucchiaio scrissi di due bianchi fermi che avrebbero tutte le credenziali per essere dei Gambellara Doc , ma che portano invece in etichetta la disarmata e orgogliosa dizione “vino volutamente declassato ” a vino da tavola, per segnare una cesura netta e ribadita con forza con una storia passata e una gestione del Gambellara Doc che si traduceva in vini diciamo così con ben altre ambizioni che quelli di Menti, di Cristiana Meggiolaro (di cui ho scritto recentemente qui ), di Angiolino Maule, alias La Biancara , per citare alcuni nomi di spicco di questa new wave gambellarese.
Due vini, entrambi Garganega in purezza, da terreni collinari di origine vulcanica, un 2013 , denominato Riva Arsiglia , da vigne, cinque ettari e mezzo, che hanno da 29 a 79 anni, e un 2012 , il nome è Paiele , da una vigna di un ettaro del 1976. Vini strepitosi, modernissimi, attuali, ma dal cuore antico.
Vini profondamente minerali, scavati nella roccia, che fanno pensare ad un grande poeta spagnolo dell’Ottocento Gustavo Adolfo Bécquer e ad un suo verso memorabile caro ad Eugenio Montale e da lui scelto per aprire la seconda parte delle sue Occasioni, “I mottetti ”: Sobre el volcán la flor …
Oggi invece voglio suggerirvi, soprattutto se in questo periodo vi capiterà di mangiare, trovandovi al mare, frutti di mare e crostacei, su cui questo vino, come con le ostriche, secondo me si sposa me-ra-vi-glio-sa-mente…, un altro vino dei Menti, ma con le bollicine, o meglio, come si legge in retroetichetta, “Bollicine da uve italiane. Vitigno autoctono allevato su colline di origine vulcanica vinificato e spumantizzato con lieviti indigeni”.
Il vino, vsq, vino volutamente declassato, ha il singolare nome di Omomorto , è un Dosaggio Zero di annata 2013, ed è base di quell’uva imprevedibile, ricca di acidità e capace di esprimere ottimi “spumanti” (metodo classico e Charmat) in area Monti Lessini, che è la Durella , ottenuta da vigne di trent’anni circa su terreni di origine vulcanica, raccolta a mano a inizio-metà ottobre, e vinificata seguendo queste procedure: “dopo la raccolta, le uve portate in cantina vengono caricate in pressa intere e pigiate a 0,6 bar. La fermentazione avviene totalmente con lieviti naturali ed il controllo della temperatura direttamente in autoclave, con valvole aperte come fosse un normale tino di fermentazione. A fermentazione quasi conclusa, le valvole vengono chiuse in modo da conglobare l’anidride carbonica di fine fermentazione e ottenendo così un vino spumante senza l’utilizzo della rifermentazione. Dopo un anno di sosta sui propri lieviti con batonage, viene filtrato e imbottigliato”.
Non è un vino facile questo Omomorto , per apprezzarlo non dovete temere il corredo acido (di cui la Durella è naturalmente ricca) e una certa petrosa mineralità, ma se vi piace, diventerà un vino da amare…
Colore paglierino scarico, brillante, metallico, si propone con un naso rigorosamente e virilmente secco, petroso, essenziale, con note di nocciola fresca, crosta di pane, fiori d’arancio, e poi sale e pietra a volontà. L’attacco in bocca è perentorio, deciso, asciutto, nervoso, persino crudo per certi versi, e lo sviluppo assolutamente verticale, incisivo, ricco di nerbo petroso, ma che pulizia, che energia, che forza, che capacità di far esprimere il terroir, vulcanico e minerale, in questo vino, che lunghezza e persistenza quasi appuntita!
Un vino vero, un vino vivo, altro che Omomorto!
Giovanni Menti Via Dottor Bruzzo, 24 36053 Gambellara VI Tel. 335 59 49 349 Email info@giovannimenti.com Web http://www.giovannimenti.com/
p.s. per motivi misteriosi improvvisamente ieri pomeriggio Facebook ha disabilitato, questo il termine tecnico, il mio account Franco Ziliani e quello relativo ai miei blog. Questa mattina l’account é stato riattivato, ma io resto in attesa che il popolare social network mi comunichi i motivi della sua decisione, assolutamente immotivata e improvvisa. Un ennesimo segno che a parlare chiaro, contro questo regime conformista, falso umanitario, nemico del popolo italiano e dei suoi interessi, si diventa dei bersagli da colpire. Ma io non mi arrendo, se mi sbarreranno nuovamente le porte di Facebook avrò sempre i miei blog ed il mio account Twitter dove esprimermi. No pasaran!
___________________________________________________________
Attenzione! non dimenticate di leggere anche Vino al vino
http://www.vinoalvino.org