Ricordate, era lo scorso ottobre, l’annuncio dato su questo blog dell’avvio della stagione delle “bollicine in svendita” e l’invito a segnalarmi prezzi scandalosamente bassi di “bollicine” metodo classico avvistati qui e là in giro sugli scaffali?
A pochi giorni dalla fine del 2015 sono in grado di poter dire, a lume di naso, ma credo proprio di non sbagliarmi, che negli ultimi tre mesi dell’anno appena trascorso non si siano ripetute le svendite che mi era toccato, per completezza dell’informazione, segnalare su questo blog sul finale del 2014 e nei primi mesi dell’anno successivo.
Posso arrischiarmi a fare questa valutazione basandomi su alcuni criteri di una qualche fondatezza: la rarità delle segnalazioni arrivatemi dai lettori (che nel 2015 su Lemillebolleblog sono ancora aumentati, come attestano i dati di Google analytics) relative a prezzi super bassi; il mio controllo sistematico dei volantini con le promozioni e gli sconti delle più importanti catene della GDO, su carta a Bergamo e Brescia, in Rete in altre zone, il controllo diretto degli scaffali e dei prezzi in molti punti vendita della Grande Distribuzione a Bergamo e in altre città della Lombardia. Ed infine due parole scambiate telefonicamente con personaggi che della vendita di vino sanno tutto.
Senza spacciarmi, cosa che non sono, per grande analista economico, ma semplicemente basandomi sul buon senso, posso azzardarmi ad attribuire la rarefazione del fenomeno “bollicine in svendita” (sto riferendomi solo ai metodo classico, non parlo del fenomeno, che ha logiche del tutto diverse, del Prosecco), a queste cause:
sono andate esaurite quelle scorte quel sovrappiù di produzione che pesava in alcune cantine un anno fa, e che aveva indotto taluni a scegliere la strada del prezzo molto basso. Inoltre con ogni probabilità hanno finito di circolare bottiglie che venivano da fallimenti, che erano state acquisite a prezzo basso e che hanno ugualmente consentito, una volta trasformate in bottiglie con marchi di fantasia, margini di guadagno anche una volta poste in vendita a prezzi ultra bassi. Una volta libere da quelle “palle al piede” quelle aziende non hanno più dovuto ribassare a tutto spiano;
le vendite nel 2015 sono andate meglio che nel 2014, l’economia, dicono, è in ripresa, e quindi i prezzi, salvo rarissime eccezioni, hanno potuto ritornare ad essere quelli che ci si attende da un metodo classico, da un vino che come minimo ha trascorso un anno di affinamento in cantina e che determinati costi di produzione, e non da uno charmat;
per alcune denominazioni in particolare l’export 2015 ha visto un interessante incremento e quindi vendendo bene sui mercati esteri un quantitativo crescente di bottiglie è venuta meno l’eventuale ipotesi di venderli a prezzi bassi e con super offerte come accadde nel 2014;
Credo poi che abbiano avuto un ruolo anche motivazioni di carattere psicologico, ovvero è cresciuta, in chi svendeva e in chi acquistava e poi vendeva a prezzo basso, da un lato la consapevolezza che la svendita alla fine finisce per arrecare un danno generale all’immagine delle denominazioni cui facevano parte le bottiglie delle aziende che avevano scelto un prezzo da liquidazione e l’appeal della stessa politica del prezzo basso praticata da una minoranza di soggetti finiva con l’essere sminuito e contraddetto dal prezzo “normale” proposto dalla maggioranza.
Sicuramente poi ci saranno altre motivazioni molto più tecniche e raffinate, alla base del ridotto manifestarsi del fenomeno “metodo classico in svendita”, ma credo di non essere andato lontano dal vero con le mie semplici osservazioni dettate dall’esperienza.
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