Finito (pare) il lungo calvario dello storico marchio
Pare finalmente finito il “calvario” dell’azienda vinicola più nota dell’Oltrepò Pavese , del marchio più noto del variegato universo vitivinicolo della più bella (Valtellina a parte) zona vinicola lombarda. Sto parlando della storica Cantina La Versa di Santa Maria La Versa, resa grande dal mitico Duca Denari e poi tristemente finita in basso, dopo varie gestioni infelici, tentativi falliti e varia umanità, fino al fallimento dichiarato nel luglio scorso. Fallimento palese anche visitando la home page del sito Internet aziendale , che a tutt’oggi riporta le testuali parole che spezzano il cuore al solo leggerle: “Bando di gara per acquisto azienda “La Versa Viticoltori dal 1905 Spa” Data scadenza presentazione offerte: 25 novembre 2016 Le offerte dovranno pervenire allo studio del Curatore Fallimentare, dott. Luigi Spagnolo, in Milano”.
Sono particolarmente felice di apprendere dell’happy end di questo calvario, perché anche se non ho assolutamente alcuna colpa, io mi sono limitato a fare il mio mestiere di giornalista, avevo dato credito, addirittura pubblicando una lunga intervista che gli avevo fatto , all’ultimo, ipotetico, salvatore “della baracca”, un bresciano, che nell’estate dello scorso anno era stato arrestato per bancarotta e riciclaggio .
Come si è appreso oggi, da un dettagliato e informato articolo apparso sulle pagine di Milano del Corriere della Sera, “nelle scorse ore è stata sottoscritta in tribunale un’offerta irrevocabile per l’acquisto con validità di 30 giorni. Fino al 15 febbraio chi vorrà potrà rilanciare a partire dalla cifra di 4milioni e 150mila euro. Non dovesse presentarsi nessuno, l’azienda verrà venduta al gruppo che ha già depositato una caparra da 250mila euro”. L’offerta ha già avuto semaforo verde dal Tribunale e prevede per il nuovo acquirente l’impegno di “assumere almeno 5 dei 35 dipendenti, ad oggi interessati dalla procedura di licenziamento collettivo da fine novembre e senza lavoro dall’estate scorsa. Non potrà vendere i marchi e dovrà mantenere in funzione i siti produttivi di Santa Maria della Versa per almeno 5 anni”.
Cosa andrà al nuovo acquirente è presto detto: “tutti gli immobili di Santa Maria della Versa, compresi macchinari, linee di produzione, vini sfusi contenuti nelle cisterne e soprattutto un milione di bottiglie di «metodo classico», le bollicine più pregiate (e costose) tra gli spumanti nazionali. Restano invece escluse dal blocco circa 300mila bottiglie di vino d’annata già imbottigliato (prezzo circa 250mila euro) e il wine point di Montescano (ex cantina sociale assorbita tempo fa da La Versa), che verrà venduto in un’asta successiva”.
Sorvoliamo sulla valutazione, da parte dell’articolista del Corriere, molto generosa verso La Versa, i cui metodo classico Oltrepò Pavese vengono definiti “le bollicine più pregiate (e costose) tra gli spumanti nazionali”. Cosa che non corrisponde al vero, come gli esperti di metodo classico italiani ben sanno. Vero è, l’ho visto con i miei occhi, che in cantina a La Versa c’è un autentico tesoro , vecchie annate, grandi formati, che aspetta solo di essere valorizzato.
E chi proverà a farlo? L’articolista del Corriere della Sera ha buttato lì alcune ipotesi: “tra le possibili cordate interessate a rilanciare sull’offerta, alcune indiscrezioni parlano della cooperativa trentina Cavit e di Terre d’Oltrepò, ex cantina sociale di Broni, a pochi chilometri da Santa Maria e antica «rivale» di La Versa”.
Errore. Il nuovo acquirente non sarà trentino e nemmeno oltrepadano, e, spostandoci in Veneto, non sarà nemmeno Zonin (l’azienda di Gambellara acquista solo tenute che abbiano molti ettari di proprietà, La Versa ha come “dote” solo ottimi soci conferitori), e non sarà nemmeno Santa Margherita , oppure un proseccaro , pardon, prosecchista. Sarà invece, sono in grado di dirlo dopo aver fatto le mie opportune verifiche, un’azienda veneta importantissima e leader nel mondo del Soave e dell’Amarone della Valpolicella . Un’azienda che già produce metodo classico, avendo anni fa rilevato il marchio storico, questa volta trentino, Equipe 5 .
Il nome dell’azienda, mi spingo a farlo, rischiando di perdere la faccia se la notizia non fosse vera (ma è vera), è quello della Cantina di Soave , portata a grandi successi italiani e internazionali da un management di primario valore. A partire dal suo direttore generale, l’enologo Bruno Trentini.
Da parte mia credo che l’acquisizione di La Versa da parte della cantina veneta sia/sarebbe un’eccellente soluzione, che assicurerebbe il sicuro rilancio della storica cantina oltrepadana. Spiace che, ancora una volta, il mondo vinicolo dell’Oltrepò Pavese non sia stato capace di elaborare una soluzione imprenditoriale interna e che un gioiello come La Versa finisca ad un’azienda veneta. Ma, perdonate la franchezza, molto meglio finire a Soave che a Broni . A buon intenditor, poche parole…
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