…ma solo come supporto di Terre d’Oltrepò …
Ieri pomeriggio, facendo un piccolo eno-scoop , ho dato la notizia secondo la quale la celebre cantina veneta Cantina di Soave sarebbe in pole position per diventare proprietaria di quel nobile decaduto che è l’oltrepadana Cantina La Versa , grazie ad una “un’offerta irrevocabile per l’acquisto con validità di 30 giorni” presentata al curatore fallimentare.
Finita la vicenda La Versa ? Teoricamente sì, anche se va ricordato che i giochi non sono interamente chiusi, perché “fino al 15 febbraio chi vorrà potrà rilanciare a partire dalla cifra di 4milioni e 150mila euro. Non dovesse presentarsi nessuno, l’azienda verrà venduta al gruppo che ha già depositato una caparra da 250mila euro”.
L’ultimo competitor della Cantina di Soave, il solo, credo, che potrebbe rompere le uova nel paniere alla cantina veneta, ha una duplice natura, che potremmo definire oltrepadan-trentina. Questo competitor corrisponde al nome di Terre d’Oltrepò – Cavit , perché è di pubblico dominio l’interesse della mega cantina di Broni (che la scorsa estate ha nominato un nuovo presidente ed un nuovo direttore generale, di cui ho sentito parlare un gran bene…) per la storica cantina resa grande dal Duca Denari.
E allora, come andrà a finire? Per saperlo mi sono rivolto ad un manager con i contro… fiocchi, a mio avviso uno dei grandi del vino italiano, che opera in una celeberrima azienda in Trentino . Ma, per sua fortuna, trentino di nascita non è, essendo lombardo, più precisamente cremonese.
Sto parlando di Enrico Zanoni , che è contemporaneamente direttore di quella grande realtà cooperativa che è Cavit e presidente dell’Istituto Trento Doc . Con Zanoni ho un eccellente rapporto (testimoniato anche da questa lunga intervista in tre parti che gli feci alcuni anni orsono – parte 1 – parte 2 – parte 3 ) e mi è bastato contattarlo – era impegnato in un’importante riunione e mi ha fatto richiamare appena possibile – per riuscire tranquillamente a scambiare due parole sull’affaire La Versa .
Zanoni mi ha confermato l’interesse di Cavit ad acquisire La Versa, unicamente in tandem, come “supporto finanziario e nell’organizzazione e pianificazione del da farsi”, di Terre d’Oltrepò . Con la quale a Ravina di Trento é in atto da anni un buon rapporto di collaborazione (forniscono uve Moscato, Pinot nero e forse altre, non ricordo, destinate al mercato Usa per la Cavit Collection ).
Zanoni ha definito “non congruo” il valore della base d’asta per aggiudicarsi La Versa e mi ha confessato che l’offerta presentata dalla Cantina di Soave ha un po’ sparigliato i programmi. Resta, da parte di Cavit e del partner oltrepadano, una decisa volontà di “impegnarsi a favore del territorio Oltrepò Pavese” e di “fare quello che è giusto fare per valorizzare quella bellissima terra da vino”. Proprio per questo Cavit da sola non avrebbe mai fatto un’offerta per acquisire il marchio di Santa Maria La Versa.
E cosa succederà ora? Ovviamente Zanoni non me l’ha detto, ma dalle sue parole non escluderei che prima del 15 febbraio possa spuntare una nuova offerta e venga effettuato un rilancio, a partire dalla cifra di 4milioni e 150mila euro, per aggiudicarsi la Cantina produttrice del Testarossa .
Chi vivrà vedrà e noi siamo qui pronti a vedere cosa accadrà. Con un augurio sincero: che chiunque si aggiudichi la “partita” si impegni davvero a rilanciare questo marchio storico, simbolo del vino oltrepadano di qualità.
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