Il 26 agosto l’ardua risposta!
Non bisogna essere per forza frequentatori di osterie o bettole o, peggio ancora, di fumosi e rumorosi Bar Sport , per lanciarsi a volte in scommesse e sfide.
Di mezzo non ci sono cavalli, campioni o pseudo tali di calcio, donne o chissà che ma, che palle!, sempre i soliti discorsi, vini, o meglio ancora bollicine , bubbles , bulles . Naturalmente méthode champenoise , pardon, metodo classico, perché gli Charmat, Asti e Moscato d’Asti a parte, non mi sfrizzolano più di tanto il velopendulo .
La folle idea, quella di una sfida all’ultima bollicina in rosa, mi è venuta venerdì scorso, 11 agosto. Stavo cenando a casa della mia ex moglie, la cui cucina (è una cuoca strepitosa, altro che Cracco o la Bowerman ! Dilettanti allo sbaraglio al confronto…) mi manca ancora più di quanto mi manchi già lei (dove la trovo alla mia veneranda età un’altra Santa Donna che mi sopporti, come ha fatto lei per oltre trent’anni?) e avevo portato, per l’occasione, due bottiglie. In rosa , perché anche lei e non solo a me (e ad un’altra persona che ho lungamente frequentato dopo la nostra separazione) piacciono i rosati/rosé.
A cena, da abbinare ad una pasta con le zucchine come la sa fare solo Eliana (questo il suo riverito nome…) e se ricordo bene a del roast beef (che avevo comprato da Auchan) avevo portato due grossi calibri. Un francese e un italiano. Il francese è senza discussione alcuna uno dei più grandi rosé de Provence , un vino “strepitoserrimo”, il Bandol 2016 Rosé dello Château de Pibarnon , che produce (i vini sono distribuiti in Italia dai miei amici Ceretto ) anche un fenomenale Blanc base Clairette e Bourboulenc, un ottimo rouge base Mourvèdre e Grenache , e anche un altro Rosé, il Rosé Nuances , Mourvèdre 100%, che non ho mai avuto il privilegio di assaggiare. Ma basta il Rosé “base ”, 65% Mourvédre, 35% Cinsault, per andare letteralmente fuori di testa quando lo si beve. E io venerdì sera ci ho dato dentro (con questo e con l’altro di cui ora parzialmente vi dirò) tanto che ad un certo punto mi sono addormentato sul divano mentre insieme a lei stavo guardando qualche cazzoso programma alla Tv.
Prima del Bandol di Pibarnon però, a mandarmi su di giri e farmi venire l’abbozzo di idea della sfida, del duello all’ultima bolla rosa , era stata una strepitosa bottiglia (la seconda che bevevo nel giro di una quindicina di giorni) di un vino sul quale non voglio ironizzare, perché è una cosa serissima, e che voglio chiamare con il suo nome: Franciacorta Rosé . Non vi dirò il nome del produttore (che rivelerò a suo tempo), posso dirvi solamente che si tratta di un Dosage Zero . Bevendo e facendo bere a E., che stando tanti anni con me qualcosina nella difficile arte di capire quando un vino sia banale, semplicemente buono o super, ha pur imparato, questo Franciacorta Rosé D.Z. , mi sono venute alcune ideuzze : la consapevolezza che nella zona spumantistica bresciana non si produca oggi (forse con l’eccezione del Rosé millesimato di Cavalleri ) un altro rosé migliore di questo . E la certezza che nessun Franciacorta Rosé , forse questo mio campione, sul cui nome continuo a mantenere l’anonimato, può reggere il confronto con un grande Champagne Rosé.
E non chiamo in causa le cuvées de prestige (p minuscola, non Prestige , mi raccomando…) superstar tipo il Piper Heidsieck Rare 2007 che ho visto a Londra da Hedonism e da Harrods a prezzi da brivido, ma di buoni Champagne o Champagne che on line puoi acquistare senza fare per forza un mutuo. Al massimo, nel caso del mio campione, in una fascia da 130 a 150 euro . Più o meno lo stesso prezzo a cui viene venduto (correggo, si tenta di vendere) on line il più caro e presuntuoso dei metodo classico rosé della zona spumantistica bresciana .
Per l’esattezza 127,90 euro contro i 57,50 del Billecart-Salmon Rosé Brut , i 49,50 del Rosé de Saignée Brut Premier Cru di Roger Pouillon , i 92,50 del Brut Grand Cru di Egly Ouriet , i 73,50 del Rosé Brut Tolérance di Franck Pascal , gli 80 euro del Rosé de Saignée Extra Brut Les Maillons di Ulysse Coulin . E i 113,50 del fantasmagorico, orgasmico, sensazionale Rosé Extra Brut La Closerie Fac Simile di Jerome Prevost . E quando scrivo il nome di questa meraviglia del genere vinoso, di questo Champagne da porre sotto tutela da parte dell’Unesco mi alzo in piedi…
Perverso e bastardo, dentro e fuori , come sono, mi sono fatto venire un’idea balzana : e se mettessimo in degustazione alla cieca, coperta, anoninimizzata, un paio di Champagne Rosé scelti da me e un paio di metodo classico della zona spumantistica bresciana, fossero pure i più titolati, i più cari, i più “esclusivi” (si fa per dire) cosa salterebbe fuori? La vittoria, degli Champagne, ça va sans dire , ma sarebbe solo per un sonante 3 a 0, o si rivelerebbe un cappotto, un 6 a 0 tipo quello che l’altra squadra di Milano (come si chiama? Ah, ricordo: Bbbbbilan !) affibbiò l’11 maggio 2001 alla Beneamata Inter …?
Però, per rendere questa disfida ancora più probante, ho pensato di coinvolgere un personaggio, anche di questo per ora taccio il nome, di cui ho massima stima. E la cui affidabilità come amico, oh yes , ho scoperto solo negli ultimi tempi, anche se ci conosciamo dal 1987, ovvero trent’anni. Uno dei due, tre migliori e più esperti chef de cave della zona spumantistica bresciana. Uno che in passato, in altri tempi e quando l’arroganza padronale non aveva ancora prevalso sul buon senso, aveva prodotto Franciacorta Rosé di raffinata eleganza . Detto INTER nos: forse i migliori di tutta la zona spumantistica posta tra Monte Orfano e Lago d’Iseo.
Ho chiamato l’amico chef de cave , che a differenza di altri boriosi sa vivere, ha sense of humour , non è afflitto da egolatria e non pensa di essere il dio in terra (bresciana), e sapendolo amante dei rosati e dei rosé gli ho proposto la disfida. Franciacorta Rosé (1 o 2 scelti da lui) contro Champagne Rosé, scelti da me. E magari, se mi gira, l’inserimento di un paio di vini “ospiti”, che potrebbero essere il Franciacorta Rosé misterioso di cui parlavo all’inizio, sicuramente migliore di quelli che potrà schierare il mio compagno di sfida, o altro Franciacorta Rosé , che solo la mia debordante cattiveria potrà decidere di schierare. Degustazione rigorosamente alla cieca, in una sfida svolta in un ristorante (sul Lago di Garda) già deciso, e ovviamente segreto, dove ci troveremo nientemeno che la sera di sabato 26 agosto .
Il mio araldo, il mio campione (divertente la cosa: Franco Ziliani, omonimo dell’inventore della Franciacorta, paladino dello Champagne in una sfida contro i Rosé della zona spumantistica inventata dal geniale Franco – lui davvero un genio, cui bisognerebbe edificare già in vita una statua) sarà uno Champagne Rosé di strepitosa, raffinata eleganza, di finesse assoluta, la grandezza del cui millesimo 2006 ho celebrato in questo articolo , che mi emoziona ancora leggere…
A
Amour de Deutz Rosé 2007 , (148,48 euro nella più importante enoteca on line francese), ovvero l’ineffabile tendresse di uno Champagne di superiore caratura e classe, opera non di un piccolo récoltant manipulant , ma di una delle più storiche e raffinate Maison de Champagne , uno Champagne che la Maison stessa definisce, con parole deliziose, “Joyau d’élegance, subtil et séducteur ”, una “cuvée, riche et charneuse, se fera la complice des grands moments d’émotion”.
Proponendo come araldo della finezza, dello charme, dell’armonia sottile e delicata , delle minuziose nuances aromatiche e del gusto uno Champagne del genere, come non potrei stravincere la partita? Non c’è gara, caro mio amico chef de cave: Champagne batterà sempre zona spumantistica bresciana, pardon, Franciacorta . E’ nella legge delle cose, inutile illudersi, meglio arrendersi alla solare, lapalissiana evidenza…
Attenzione!:
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