Uno dei tre migliori metodo in rosa italiani
Lo premetto subito, questo è un articolo se non inutile fine a se stesso. Vi parlerò difatti di un metodo classico Rosé straordinario che, se incuriositi dal mio articolo cercherete di procurarvi per vedere se quanto scrivo corrisponde al vero, ovvero che si tratta di uno dei due, tre, migliori metodo classico base Pinot nero italiani, non troverete da nessuna parte.
Tranquilli, non si tratta di una vecchia annata che ho “pescato” nella mia cantina dei miracoli (ultimo caso: stappato sabato un Banyuls rivage 1998 da miracoli, forse ve ne parlerò…), ma dell’annata che il produttore in oggetto ha regolarmente commercializzato da marzo di quest’anno. E non troverete il vino perché sia già finito e andato a ruba vista la strepitosa qualità, ma per altri motivi.
Non potrete procurarvi nemmeno una bottiglia di questa meraviglia franciacortina (a meno che vi mettiate in ginocchio e mi preghiate di cedervene una…) per il semplice motivo che, degustata, ma che dico, scolata la bottiglia in mio possesso per la degustazione ho intimato al produttore, azienda che conosco solo dal 1987, di bloccare le vendite e di destinare tutte le bottiglie disponibili a me.
In attesa di fare spazio nelle mie cantine (che in verità sono due) e di trovare lo spazio per ospitare le 6600 bottiglie (è una produzione limitata, ottenuta dal poco Pinot nero che l’azienda, a larghissima parte detentrice di vigne a Chardonnay, possiede, unito ad un 40% di Chardonnay) e di trovare da qualche parte i soldi (in fondo sono “solo” 150.000 euro…) per pagare la fattura per le bottiglie che ho avuto la bella pensata di bloccare (quasi quasi pubblico il mio IBAN così potete aiutarmi a compiere l’impresa….) voglio procedere a parlarvi di vino e produttore.
L’azienda si trova nella riconosciuta capitale della zona spumantistica bresciana, ad Erbusco, e si chiama Cavalleri . E nei 36 anni che scrivo di vino penso di averle dedicato almeno una trentina di articoli (cosa che farò notare a Giulia e Diletta al momento del saldo della fattura, per tentare di “scroccare” uno sconto…), essendone un convinto e motivato fan.
Così “Cavalleriano” (qualcuno in passato mi imputava di essere invece troppo filo Cà del Bosco, cosa che non vale più, perché sono maturato e ho aperto gli occhi…, sicuramente MAI filo Bellavista…) che recentemente ho dedicato all’azienda produttrice anche di due dei migliori Curtefranca, il Tajardino e il Rampaneto, ben due articoli, che potete rileggervi (male non vi farà di certo) qui e poi ancora qui .
bdr Il Franciacorta Rosé che mi ha enchanté e che può benissimo reggere il confronto con Champagne Rosé di grande livello (magari non con l’Amour de Deutz o con la Cuvée Elisabeth Salmon di Billecart-Salmon o il Belle Epoque di Perrier-Jouet o la Grande Année di Bollinger, ma di certo non ha nulla da invidiare, anzi, ai base di Mumm, Lanson, Moet & Chandon, Bollinger, Gosset, Pommery, Veuve Clicquot, Ayala, e molti altri…) è il Franciacorta Rosé 2015 che Giulia e sua figlia Diletta, con il cugino Francesco ed il bravissimo chef de cave Giampaolo Turra producono.
Degustato nel mio consueto bicchiere di fiducia, quello di Luca Bini , questo Rosé, abbastanza fresco di sboccatura (autunno 2019) mi ha convinto sotto ogni punto di vista. Splendido il colore, corallo pallido, tramonto, azalee di un celebre quadro di Klimt, perlage finissimo, e subito uno sviluppo di profumi di grande finezza, tutto giocato su ribes e lampone, rose, sfumature di agrumi e sale.
Al gusto colpisce ed entusiasma per la sua cremosità, la sua capacità di carezzare il palato, la delicatezza delle bolle, la vinosità appena accennata, il perfetto equilibrio tra acidità e frutto, la piacevolezza estrema che invita a bere e fa vuotare la bottiglia (in due) in breve tempo.
Abbinatelo a quello che volete, (io lo sogno su umidi di pesce, moscardini e seppie, triglie di scoglio, scampi e gamberi) comunque vada sarà un successo. Altro che Cabochon o pretenziosa cuvée di nota azienda di Erbusco da 150 euro se acquistata on line …
n.b.
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