Non hai molta fantasia Franco, dirà forse qualche lettore di questo blog, ovviamente uno dei più fedeli e attenti, di quelli che mi seguono da più tempo e che hanno la buona memoria per ricordare se di una determinata bottiglia io abbia già scritto oppure no.
Questo ipotetico fedelissimo, un irreale “Ziliani fan” che in realtà non esiste e mi sto immaginando, vedendo questo pezzo potrà benissimo farmi notare difatti che così come avevo già scritto, e l’ho confessato, dello Champagne Cuvée des Caudalies di De Sousa , ho già più volte scritto di questo Rosé de Saignée Rosélie nonché degli Champagne, che amo molto, di Isabelle e Roger Coulon. Del Rosé de Saignée Rosélie otto anni fa , poi nell’aprile del 2018 , nonché altrove, sul Cucchiaio d’argento .
Di altri Champagne di Coulon, che sono meritoriamente importati in Italia dalla Bellenda di Umberto Cosmo , ho già scritto altre cinque volte. Qui , qui , qui , qui e infine qui .
Ebbene sì, amo moltissimo il lavoro di questa piccola Maison de Champagne di Vrigny nella Montagne de Reims , che produce intorno alle centomila bottiglie che vengono vendute in Francia, Regno Unito, Germania, Belgio, Svizzera, Giappone, Stati Uniti e Italia. Dieci ettari di vigneto di proprietà ripartiti su 5 villaggi e su 70 parcelles (vigne dai nomi evocativi come “Les Gouttes d’Or”, “Les 4 Vents”, “Les Champs de Vallier”) classificate come Premier Cru, condotti da una “famiglia di vignerons, di récoltants-manipulants, da 8 generazioni.
Questo Rosé, realizzato con quella terza uva champenoise che nel cor mi sta, il (Pinot) Meunier, è un Rosé de Saignée , realizzato con la tecnica raffinata che prevede di lasciare macerare per qualche ora il mosto a contatto con la buccia delle uve e consentire che siano i pigmenti naturali in essa contenuti a dare colore al mosto della categoria degli Champagne che in genere mostrano un colore più intenso e soprattutto un’espressione aromatica più ricca ed uno spiccato carattere vinoso che ne consiglia l’apprezzamento non come aperitivo ma a tavola.
Si tratta di un Rosé non millesimato, tre anni di permanenza sui lieviti e tanta bontà e piacevolezza, ed il pregio, quando se ne stappa una bottiglia, di avere la tentazione di aprire, soprattutto se si è in due, la seconda…
La mia ultima bottiglia, con dégorgement recente, del settembre dello scorso anno, il consueto, limitato, dosaggio degli zuccheri, solo tre grammi, mi ha convinto come sempre senza sé e senza ma.
Colore melograno – corallo brillante e luminoso, perlage molto fine, sprigiona subito, inconfondibilmente, gli aromi, puramente Meunier, di lampone, ribes, agrumi (pompelmo rosa e arance sanguinelle) e una leggera speziatura che ricorda la noce moscata.
L’attacco in bocca è subito ben teso, sapido, nervoso, la bolla croccante, stuzzicante, saltellante come l’acqua sui sassi di un ruscello, (ascoltare Svp l’inconfondibile primo movimento del Forellenquintett op. 114 D 667 di Franz Schubert) ed lo Champagne coule, scorre, si fa bere in allegria, senza tante paturnie, succoso il giusto, elegante, perfettamente in equilibrio tra acidità e frutto, bicchiere dopo bicchiere. Che bontà!
Rosé de Saignée Rosélie, ancora tu, ma non dovevamo vederci più?
Attenzione!:
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