Non avrei mai pensato, quando l’ho acquistata insieme ad un Bandol irreale per bontà e delicatezza come Domaine Tempier 2019, in un posto incredibile come Le bon marché, che questa bottiglia dell’ottimo Champagne Extra Brut Les Parcelles Bouzy Grand cru Pierre Paillard, sarei finito a scolarmela da solo, bevendola in un bicchiere ridicolo e inadeguato e non nel calice di Luca Bini, in una malinconica serata trascorsa in una Paris belle et cruelle.
Non avevo messo in conto di trovarmi ad un piano alto di un antico palazzo centre ville, con vista magnifica ed una brezza fresca ad asciugarmi les larmes, ascoltando Charles Aznavour ricordare che l’Amour est comme un jour….
Avevo pensato de la partager avec Elle, che mi ero illuso – pirla che non sono altro! – potesse essere l’ultimo Grand Amour de ma vie…
Mais, vous savez les Femmes, hanno logiche tutte loro che all’alba dei 64 anni rinuncio a capire, e quindi ero solo soletto hier soir a’ boire pour oublier la malinconia divorante, la delusione, le déséspoir… Niente Grand Amour, ma “solo” uno Champagne Grand Cru di Bouzy, figlio dell’annata 2015, Extra Brut, dosage inferiore a due grammi come piace a me, cuvée 70% Pinot noir, il resto Chardonnay, espressione degli undici ettari che Benoit Paillard, insieme ai figli Antoine e Quentin conduce con sapienza curando vigne con 35 anni di età media. Singolare modo, il mio, di onorare questo Champagne, importato in Italia nientemeno che da Gaja distribuzione, che vi consiglio senza se e senza ma, sperando lo possiate gustare in contesti ben diversi dal mio.
Paris est magnifique – e nel pomeriggio avevo avuto una vera lezione di vita da un dignitosissimo clochard autore di un manifesto politico – leggete – con il quale avevo chiacchierato salutandolo in lacrime e abbracciandolo, avrei potuto essere, forse sarò in futuro come lui – ma que dire quando la delusione e lo sgomento ti mandano il cuore in pezzi?
E allora via, ascoltando Yves Montand e le sue Feuilles mortes, Charles Trenet e Douce France, Leo Ferrė e Avec le temps, ad osservare, per quanto fosse possibile nel biccherino comico, il perlage fine e continuo, il colore più che paglierino quasi ramato..
Mi è piaciuto subito il bouquet elegante, le note finissime di nocciola, mandarino, pesca noce, un ricordo di pasticceria che evoca la meringa, tutto giocato in finezza e freschezza, con un pizzico di sale e pietra calcarea e un alito che ricorda il mare… Ma ancora di più ho apprezzato – la bouteille si est vidée, brindando alla sua santé – il piglio perentorio, il gusto secco e incisivo, le bollicine appena croccanti, il bel nerbo acido che solo gli Champagne di carattere hanno, la verticalità, la coda lunga e ben tesa. Quell’esprit de finesse che apprezzo moltissimo nei méthode champenois e, insieme alla bellezza e ironia, in quel mistero infinito che almeno per me sono le Donne…
E ora, è alba ormai, mi restano solo l’amertume, e programmare un ritorno a Bergamo, in treno, che sarà lungo e pesante… C’est la vie, d’accord, mais..
N.B. Non dimenticate di leggere anche Vino al vino !