Posso provocare senza che una prosecchista mi minacci e mi copra di insulti?
Lo sanno anche i sassi che pur rispettando (come farebbe chiunque sia dotato di cervello e senso della realtà) il fenomeno, commerciale e imprenditoriale, chiamato Prosecco , quello storico della Docg Conegliano Valdobbiadene (e di quella Asolo), che ha una storia, una tradizione, dei veri terroir e vigneti talora spettacolari come quelli di Bisol, e molto meno quello rappresentato dalla Doc Prosecco, che riguarda una wine commodity dai limiti clamorosi e chiari a tutti, io non amo il Prosecco . Non lo bevo , il mio palato, abituato bene, a Champagne, Corpinnat, Cava, English Sparkling wines, e poi a Trento, Oltrepò Pavese, Alta Langa, zona spumantistica bresciana, rifiuta il vino prodotto in circa 700 milioni di bottiglie in Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Non lo bevo, non fa per me, mi piace fare battute su quelli che lo acquistano, lo bevono, addirittura lo regalano (è meglio farsi regalare una mina o una bomba a mano, a mio modesto avviso…) ma lo capiscono anche i cretini, che non posso far finta di niente e ignorare che lo scorso anno in Francia ne hanno venduti (non ci sono più i francesi e le francesi di una volta, évidemment ) qualcosa come 19 milioni di bottiglie.
E così quando l’amica Francesca Camerano mi ha chiesto di collaborare con la sua società di importazione di vini italiani di qualità a Parigi, Ardesiaco , ho selezionato per lei una delle migliori aziende della Docg, Ruggeri , e oggi due Prosecco di questa casa, questo e questo , sono venduti à Paris. Business is busines s e se voglio concedermi i migliori Champagne devo farlo anche introducendo le bollicine metodo Charmat venete nella terra di Dom Pérignon.
Non sputo sul Prosecco, non disprezzo il lavoro dei produttori di Prosecco e so bene che ci sono produttori seri e capaci, che ci sono Prosecco di qualità, ma a me lasciano indifferenti, non fanno per me, is not my cup of tea …
Fatta questa premessa, mi chiedo e vi chiedo: posso intervenire provocatoriamente (la provocazione era evidente a tutti, bastava collegare il cervello) su Facebook in un post dove una persona elogiava il Prosecco di un’azienda che mi dicono essere seria, ma di cui non ho mai bevuto un solo bicchiere (lacuna che mi fa tranquillamente dormire la notte) annotando le testuali parole da bastian contrario e provocatore : “nessun Prosecco è buono: io bevo Champagne” e “è difficile, anzi impossibile, bere una roba come il Prosecco, meglio acqua”?
Posso fare questo, gettando il mio sasso nello stagno e beccandomi una replica che ci sta e che rispetto come “chiamare “roba” un prodotto che dà da vivere a centinaia di famiglie mi sembra veramente irrispettoso. Anche perché per fare quella “roba” lì, sia che si chiami Prosecco sia che si chiami Barolo, ci si spacca la schiena. E quelle persone che si spaccano la schiena danno lavoro anche a gente che con un colpo di penna si permette di scrivere anche boiate. Ognuno poi è libero di bere ciò che vuole, ma il rispetto per il lavoro altrui è la prima regola”, senza che una produttrice di Prosecco, sentendosi colpita nell’orgoglio e pensando, prendendo un clamoroso abbaglio , che mi riferissi ai suoi Prosecco, da me mai bevuti, mi scriva un paio di mail allucinanti coprendomi di insulti?
Posso provocare senza che madamin mi scriva “giusto per farle memoria, le allego copia di quanto si è permesso di dire in merito ad un post pubblicato su facebook da XXX, che ha apprezzato il nostro vino, il nostro lavoro, che non ha nulla di meno della fatica di un produttore di Champagne. E se così non fosse, le chiedo cortesemente di illuminarmi su quali sono i motivi per cui il Prosecco a prescindere, non merita rispetto. E soprattutto le chiedo perché il nostro lo considera così, dal momento in cui di questo nello specifico si parlava. Non mi risulta lei abbia mai approfondito chi siamo, cosa facciamo, come lavoriamo e credo nemmeno conosca i nostri vini.
Avete dimostrato, con questi interventi, tutta la vostra miseria, la vostra pochezza e ignoranza, perché oltre alla mancata conoscenza siete arrogante e presuntuoso senza limiti.
In ogni realtà e denominazione esiste il buono e il non, l’industriale e l’artigianale. Scelte commerciali della nostra Denominazione non possono o non devono, se la persona è intelligente, screditare chi con fatica e sacrificio cerca invece di difendere il valore di un vitigno e di un territorio.
Sarò felice di leggere ogni vostra riflessione sul nostro vino, dato che lo ritiene NON BUONO e ROBA IMPOSSIBILE DA BERE e la sensibilizzerei a porre delle scuse, se non desidera che vada oltre questa discussione”.
Posso accettare che Madamin alla mia replica, che vi risparmio ma vi assicuro che le ho risposto per le rime e come merita, replichi a sua volta, dandomi comicamente del voi, “potrò essere sembrata scortese e arrogante come voi lo siete a me nei toni e la maniera usata. Mi interessa poco, ed è la solita scusa usata da voi anche in passato, quella del voler provocare, perché nella vostra provocazione, se così fosse, dimostrate e lo ribadisco, solo pochezza. Con questa provocazione non portate a nulla, e poco conta il curriculum che sbandierate. L’educazione va aldilà del vostro “sapere”. A me interessa poco delle vostre amicizie in zona e di come i produttori citati rispondono alle vostre “provocazioni”. Di questo non si preoccupi, me ne accerterò personalmente.
Non cambia il vostro scritto però, che di provocatorio non aveva alcun tono, ma soltanto irrispettoso della fatica e del lavoro di molti, che faticano sette giorni su sette in vigna, che combattono quotidianamente con la grandine, vento, malattie delle piante o gelate, che si spaccano la schiena anche a 40° d’estate.
Rispettate la zona storica e volete criticare la Doc? Allora lo precisate. Non rientriamo tra i produttori del Prosecco che fa quella roba impossibile da bere, allora lo dite. Non mi interessa affatto chiarire telefonicamente, non ho nulla da dirvi se non, data la vostra risposta, procedere diversamente.
So leggere molto bene ed al mio posto so stare. Proprio perché più educata di lei, non pubblico il mio pensiero sui social, ma rispetto le persone a prescindere e se ho qualcosa da dire lo dico soltanto a lei. Alla fine si è mostrato per quello che è nella sua seconda mail, basta darle tempo, e la sceneggiata della prima risposta è stata smentita immediatamente. E’ più forte di lei!”?
Posso accettare velate minacce, insulti, farneticazioni, conclusioni ridicole e affrettate sulla mia persona e sulla mia professionalità, senza mandare la “gentile” Signora dove merita la si mandi? No di certo, ma poiché sono un Signore (e non bevo Prosechin ma Champagne ) e so bene di non essermi riferito con la mia provocazione ai prodotti di quella stimata azienda con sede in Santo Stefano di Valdobbiadene, che non conosco e continuerò bellamente a ignorare e non bere, aspetto sorridendo, anzi piegandomi in tre dal ridere (oggi le comiche!) l’eventuale querela della prosecchista e sorrido e dico, con Aldo Palazzeschi, e lasciatemi divertire!
Attenzione!:
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