La magia del Monte Orfano si conferma ancora una volta
Suvvia, franciacortiamo anche oggi, in attesa di scatenarci da qui a fine anno con Champagne come se piovesse, Alta Langa (ho uno spettacolare Rosé Riserva di cui parlarvi, quello di Cascina Pastori – Colombo vino a Bubbio nell’astigiano) e Trento Doc, visto che lunedì a Trento me ne sciropperò (e sono felice che ci sarà a farmi compagnia una carissima amica e palato finissimo, Marta Valentini titolare con il marito Mirco della migliore enoteca di Padova, La mia cantina ) e qualche Oltrepò Pavese, perché quella terra di zucconi l’ho particolarmente nel cuore.
Franciacorto (verbo inventato all’impronta) raccontando di due vini che mi hanno convinto durante la bella visita che ho fatto con l’amico romano based in London , Antonio Tomassini ovvero Eythropewine , e Veronica Sofia Romanini Ricci, che NON è la mia nuova fiamma come qualche stordito ha concluso (è una Signora bene felicemente sposata) ma solo un’amica con la quale è un piacere degustare soprattutto bollicine (è brava e ne sa più di me…), e scherzare e spettegolare. Ma sempre con garbo perché lei è raffinata ed elegante e un po’ snob…
La visita è stata (preceduta da un blitz veloce tanto per salutare e capire che lavora sempre alla grande, da Claudio Faccoli ), al Castello Bonomi , dove opera uno dei grandi chef de cave della Franciacorta, Luigi Bersini , e che è proprietà da anni dell’azienda veneta Casa Paladin .. Per la serie, mica mona ‘sti veneti, in Franciacorta hanno questa azienda e i Marzotto Cà del Bosco …
A riceverci l’export manager Giuseppe Toppan, che ho scoperto essere un grand gourmet e buon conoscitore delle Langhe, ma al quale devo amabilmente tirare le orecchie anche perché se ci ha offerto uno squisito pranzo di lavoro curato dal bravo cuoco veneziano Diego, provetto anche nel servirci i vini e curare i corretti abbinamenti, non mi/ci ha fatto degustare, ahilui!, il vino simbolo dell’azienda, il Brut CruPerdu e la nuova Cuvée 22.
Però in compenso abbiamo goduto, ebbene sì, goduto, un’edizione 2007 della riserva Lucrezia Rosé , davvero spettacolare.. In attesa di venire novellamente invitato da Toppan, così che Diego el venesian dia altre prove della sua bravura ai fornelli, ci siamo dovuti “accontentare” di due cuvées che all’assaggio si sono rivelate essere di ottimo livello, il Satèn 2014 ed il Dosage Zéro 2011 .
dav Notoriamente non amo (eufemismo) il Satèn, perché quando assaggiavo regolarmente tutti i Franciacorta Docg ne ho trovati una quantità imbarazzante di imbevibili (secondo mio palato). O dolcioni stile proseccheggiante morbidone (che a me fa venire il mal di pancia solo a pensarci) o peggio ancora bloccati da una quantità tale di legno che mi veniva voglia di prendere a legnate il produttore…
Oggi le cose sono cambiate, molti eccessi sono rientrati, e sono certo che se oggi provassi 30 Satèn una buona parte, anche senza entusiasmarmi, perché è la tipologia che mi interessa meno, non mi dispiacerebbero. Però da qui a scrivere di un Satèn ce ne corre…
Invece questo di Castello Bonomi mi ha convinto così tanto, con i suoi 50 mesi sui lieviti, il dosaggio di zucchero limitato a 5 grammi e mezzo, sboccatura di febbraio 2020, Chardonnay in purezza, che eccomi a raccontarvi il suo colore paglierino verdolino brillante, il perlage finissimo, il naso profumato di agrumi, in particolare mandarino, la sua croccantezza e ricchezza di energia, il gusto ben teso, salato, vivo, un bel carattere cremoso e carezzevole (quanto mi manco le sue carezze, hélas!… ) ma alieno da piacionerie.
Cambia la musica e per me diventa trionfale, con il Dosage Zéro 2011 , cuvée composta per il 50% ognuno da Chardonnay e Pinot nero, 72 mesi sui lieviti che vede il Pinot Nero, dopo la prima fermentazione, maturare per circa 8 mesi in vasche d’acciaio termocondizionate e lo Chardonnay che ha fermentato in piccole botti di rovere per circa 8 mesi.
Un Franciacorta da applausi, con una nitida, intrigante, nervosa nota ossidativa, salmastra, “ostricosa” a naso, e sfumature di pesca bianca, pera, sale, implacabile, diritto, scattante, quasi tagliente (vino giovanissimo nonostante sia un 2011, con lungo potenziale di evoluzione) al gusto, con persistenza davvero lunga e piena di sapore.
Che dire se non che ai suma (come diciamo “noi” nella sacra terra di Langa) ci siamo, here we are ?
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