Chapeau Mesdmes et Messieur passa un grande vigneron..
Ancora Champagne amiche (e amici) miei, e sarà così fino alla fine dall’anno e poi ancora dopo, perché io di bere les meilleures bulles du mond entier non mi stanco, e uno Brut Nature di una Maison, Laherte Frères , fondata nel 1899 da Jean‑Baptiste Laherte che pianta le sue vigne nel villaggio di Chavost, futuro Chavot-Courcourt.
Una piccola maison, giunta alla sesta, anzi settima generazione, che punta a produrre Champagne “puri, sinceri e autentici”. Dal 2005 alla guida dell’azienda è Aurélien Laherte , che pur collocandosi nel solco del lavoro del padre Thierry e dello zio Christian ha portato un’ondata di rinnovamento.
Il motto chiave in casa Laherte è “Champagne de terroir ”, ovvero Champagne, ottenuti dalle uve provenienti da 75 diverse parcelles , che esprimano la particolarità di ogni terroir e lieu‑dit . Nulla è lasciato al caso, la selezione massale nei vigneti, la vinificazione parcellare, la pressatura delicata fatta subito dopo la raccolta delle uve, e la scelta di ridurre al minimo i dosage sono elementi chiavi della visione degli Champagne dei Laherte.
Loro dispongono di 11 ettari distribuiti in tre zone : Coteaux sud d’Épernay, Cote des Blancs e Vallée de la Marne. Dal 2011 acquistano uve da 4 ettari curati da amici vignerons che condividono la loro visione, situati sull Montagne de Reims, nella Vallée de la Marne e nella Cote des Blancs. Una diversità dei terroir, di cui viene preservata la singolarità che contribuisce a determinare la ricchezza e la peculiarità degli Champagne di Laherte, che in Italia fortunatamente sono importati e distribuiti da quell’autentico scopritore di talenti e selezionatore sopraffino che è Maurizio Cavalli a Parma .
dav In quella Parma a me tanto cara, perché se oggi faccio questo strano lavoro di stagionato cronista del vino è grazie ad uno dei miei Maestri (con Veronelli) l’allora direttore della Gazzetta di Parma, l’indimenticabile Baldassarre Molossi , che iniziò a farmi collaborare all’antico quotidiano nel 1981 e nel 1983, lui era delegato di Parma dell’Accademia della cucina, mi mandò dapprima ad intervistare tutti i più grandi cuochi dell’epoca, da Gualtiero Marchesi ad Angelo Paracucchi ad Annie Feolde e poi nel 1984 mi mandò ad intervistare al Monfalletto a La Morra il cunt Paolo Cordero di Montezemolo. E fu subito amore folgorante, coup de foudre , per la Langa e per il vino… Dapprima Barolo e in seguito…Champagne. I due vini del mio cuore.
Tornando a Laherte , oggi l’80% dei vini sono fermentati e affinati in legno (fûts de chênes , foudres e un tino troncoconico) e nonostante l’uso del legno (che non si sente manco a piangere… altro che il Rosé di Krug che recentemente mi ha lasciato interdetto !) e pratica, ma non lo urla ai quattro venti come altri champenois, la biodinamica .
Lo Champagne che ho scelto, impreziosito da un’etichetta bellissima, e il Brut Nature Blanc de Blancs , che loro definiscono espressione di una selezione delle migliori parcelles, e costruito “sulla purezza e la mineralità dello Chardonnay”. Età media delle viti 35 anni e un 50% di vins de réserve di annate precedenti conservate in barrique usate.
Uve raccolte a mano a piena maturità, élévage sur lies fines per sei mesi, nessun dosaggio, permanenza sui lieviti non precisata, ma credo almeno di 36 mesi, e per il mio campione un dégorgement che risale al marzo 2020.
Un grande Champagne questo Brut Nature Blanc de Blancs e non vedo l’ora di stapparmi anche il loro Rosé, Meunier in purezza .
dav Colore paglierino oro squillante, perlage finissimo, vivace, un continuo zampillante nel bicchiere di Sophienwald , naso volitivo, incisivo, integro, ben secco, deciso, maschio, tutto nocciola agrumi, sale e pietra, a comporre un bouquet che si caratterizza per la grande energia.
Attacco in bocca deciso, si allarga bene sul palato, si espande progressivamente con delicatezza, gioca su profondità e ampiezza e sviluppa un frutto succoso ma croccante, in retrogusto note di miele, crema pasticcera, torrone, frutta gialla e frutta esotica, con una persistenza lunghissima, grasso e consistente ma freschissimo, ben teso, scattante.
La dévise , il motto, dei Laherte, è: glorifier son terroir, cultiver les différences, revendiquer les typicités, laissez parler la terre . Non traduco, ma ai Laherte dico: bravo, obiettivo centrato, missione compiuta, chapeau!
Attenzione!:
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