Sul Foglio una “Preghiera” blasfema contro lo Champagne
Figuratevi voi se io, che sono libertario, ma sono poco liberale e per niente liberista, io che sono per la libertà di espressione, anche quella di dire che al governo c’è un cialtrone con la pochette, mi metto ad invocare la censura.
Figuratevi voi se io, che la questione del fottuto estremismo islamico, dei nemici che a colpi di attentati, dalle Torri Gemelle al Bataclan, da Charlie Hebdo, alla stazione di Atocha a Madrid a Londra, Nizza, Bruxelles, Berlino, Manchester (l’Italia è sinora stata risparmiata e qui bisognerebbe chiedersi perché, lungo e complesso discorso..) minacciano la nostra civiltà, la risolverei a colpi di carri armati e bombardamenti a tappeto (stile Dresda) lancio ora una fatwa .
Io, che sono bastian contrario e iconoclasta, che amo gli irregolari della scrittura, i folli, i dannati come Junger, Brasillach, Drieu La Rochelle, Céline e Houellebecq, Charles Bukovski, che adoro, per tanti motivi, Pietrangelo Buttafuoco, amo le provocazioni e io stesso mi diverto spesso a farle nei miei articoli.
Però, c’è un limite a tutto. Anche al non senso. E se accetto che un cretino dica o scriva cretinate, se accetto che idiozie le possano scrivere tristi figuri come Andrea Scanzi, Luca Sofri, un tale Bottura che scrive cazzate su Repubblica (la sua rubrica dovrebbe intitolarsi scemi ma basta…) non riesco a capire che un uomo intelligente, uno scrittore raffinato, un intellettuale controcorrente come Camillo Langone , lucano classe 1962, perito agrario oggi residente nella bellissima Parma, che scoprii nel 1996, quando ancora dirigevo una biblioteca civica, quando acquistai e lessi un piccolo capolavoro come Scambio coppie con uso di cucina, autore di libri stuzzicanti come Maccheronica: guida reazionaria ai ristoranti italiani e Pensieri del Lambrusco, quando scrive di vino finisca con lo scrivere solenni scempiaggini.
Lui scrive sul Foglio fondato da Giuliano Ferrara, dove cura quotidianamente la rubrica Preghiera , e su Il Giornale, occupandosi di rubriche enogastronomiche, religiose e letterarie. Posso accettare, anche se sono orgogliosamente laico e non sopporto bigotti, baciapile e beghine (ce ne sono anche nel vino, ne conosco uno che ha cantina sopra Barolo…, il campione insuperabile della categoria…), che in qualità di “critico liturgico” sia arrivato, ognuno è libero di spendere il proprio tempo come vuole, a recensire circa 200 messe, recensioni raccolte nel volume Guida alle messe del 2009.
Però quando ho letto due giorni fa, sul Foglio questa sua “Preghiera”, che vi invito a leggervi qui , mi sono cascate le braccia e mi sono girate le…scatole.
Perché posso accettare che uno dei peggiori presidenti della storia della gloriosa repubblica francese, François Hollande (oggi giustamente sparito dalla circolazione, come il PS), un président espressione della più stolida gauche caviar , possa invitare a non bere Champagne . Posso accettare che a farlo possano essere, poareti , prosecchisti e proseccari, che lo faccia qualche relitto della sinistra comunista più malinconica il quale sostiene che sarebbe un prodotto da ricchi capitalisti, o che qualche stordito arrivi a dire che per bere Champagne occorra mettersi in smoking (io lo bevo anche in mutande e in qualche circostanza l’ho bevuto anche senza…). Ma che un’intelligenza come quella di Langone arrivi a definire noi, orgogliosi bevitori di Champagne “saccenti e classisti”, oppure “più spocchiosi di un liberal americano”, convinti, ne abbiamo tremila ragioni del resto, “di essere superiori ai bevitori di Franciacorta”, non lo sopporto.
Non accetto, nemmeno come una boutade mal riuscita, che il buon Langone, tra una messa e l’altra, un bicchiere di Pignoletto o di Malvasia frizzante dei Colli Piacentini (vini che ama e che forse sono a misura della sua cultura enoica) arrivi a dire di noi bevitori di champagne “non sono spumeggianti, sono gonfi”.
Io, anche se qualche lettore stupidamente nazionalista, forse nostalgico di lontane autarchie, mi rimprovera di scrivere così tanto di Champagne e di essere “al soldo” dei francesi (ne sarei orgoglioso, francisant come sono, per ora mi accontento del sostegno di importanti importatori che hanno voluto sostenere il mio lavoro con i banner delle loro società o di Maison de Champagne che importano) continuerò, per la gioia dei miei occhi, del mio naso, del mio palato, che è molto esigente, a bere Champagne.
A cantare la gloria di questo vino supremo che è vanto di Francia e che regala felicità e consolazione, ebbrezza e allegria al mondo intero. Scriva pure, il buon Langone, che purtroppo questa volta ha pisciato fuori dal vaso, “Si ravvedano i bevitori di champagne, si pentano della loro vuota superbia, dissolvano la loro boria passando al lambrusco (o al raboso frizzante)”, io continuerò a stappare les bulles champenoises e a sognare. A’ la santé , anche quella di Langone.
Al quale dedico, mi sembra gli si attagli perfettamente, questo capolavoro di Boris Vian (uno scrittore che sono sicuro lui conosca) nella splendida interpretazione di Tatiana Eva-Marie, leader della Avalon Jazz Band. Altro che Casadei!
Attenzione!:
non dimenticate di leggere anche Vino al vino http://www.vinoalvino.org/ e il mio nuovo blog personale www.francoziliani.it