Quella di Guido Rizzini e Andrea Arici, ad esempio…
Qualche lettore, letti i miei due ultimi articoli riservati alla zona spumantistica bresciana , quello dove mi chiedo che senso abbia avuto per 14 aziende della Docg lombarda più mediatica fare una cuvée insieme a colleghi dell’Oltrepò Pavese (attendo ancora che i professoroni dello studio agronomico Sata da me contattati via mail mi diano l’elenco completo dei partecipanti all’operazione…), e quello di stamane su Very Italian, very Franciacorta , la “nuova” campagna pubblicitaria déja vu che strizza l’occhio alla Milano da bere, mi ha scritto: ma cosa le hanno fatto di male i bresciani da riservarle critiche così feroci? E un altro: forse qualche franciacortino le ha portato via la morosa?
Tranquilli, nulla di particolare, io mi limito a fare, in totale indipendenza, e senza preoccuparmi di costruttori megalomani e collezionisti di presidenze, il mio mestiere di giornalista. Se altri preferiscono invece, per motivi facilmente comprensibili, dire che ad Erbusco e dintorni tutto va bene, madama la marchesa, prego si accomodino davanti allo specchio e si sputino per bene in faccia.
Quanto alle morose, non preoccupatevi, le ultime che ho avuto, straniere e non italiane, erano abituate a bere Champagne e se offrivo loro Franciacorta smettevano immediatamente di essere gentili con me nel dopocena…
No, non ce l’ho con la Franciacorta, ce l’ho, e non mancherò di smascherarne l’ipocrisia e la pericolosità, con taluni personaggi attivi nella zona spumantistica bresciana di cui sento come un punto d’orgoglio non essere amico e che se mi disprezzano stiano tranquilli che sono ricambiati.
Della Franciacorta io amo lo spirito contadino, l’anima da vignaioli, da récoltant manipulants che trovo in alcuni vini delle oltre 120 aziende iscritte al Consorzio, in alcuni Franciacorta che se li bevessi alla cieca rischierei (quasi) di scambiarli per dei Franchecurte . O dei Franchpagne …
Qualche esempio? Cavalleri a parte, di cui consiglio sempre di bere qualsiasi cosa, tanto sono bravi (per me l’azienda franciacortina numero uno) o alcune cose di Cà del Bosco (Dosage Zero uber alles) e poi per conoscere gli altri che prediligo basta scorrere l’archivio di questo blog, voglio consigliarvi à la volée, due splendide cuvées.
Una la trovate ancora in commercio, distribuita dagli amici di Proposta vini , della seconda dovrete accontentarvi del mio racconto perché il produttore di qusto 2015 non ne ha più una sola buta, il 2016 l’ha saltato, e per avere il 2017 (io ne ho già prenotate sei bottiglie) bisognerà aspettare almeno un anno.
Il mio primo consiglio è il Franciacorta Dosage Zero 2008 di Guido Rizzini , azienda di Monticelli Brusati , area che per me costituisce una garanzia, che di sé racconta: “l’azienda agricola Rizzini posizionata a nord-est della franciacorta, ai piedi delle colline di Monticelli Brusati, in un ambiente naturale lontano da fonti d’inquinamento, dal 1985 coltiva i vigneti di proprietà, nei luoghi dove da sempre la saggezza e la capacità contadina ha praticato esclusivamente la viticoltura, zone note ai cultori del vino di elevato pregio e grande vocazione vitivinicola”.
E ancora: ““tutte le lavorazioni sono svolte direttamente da noi con la consulenza di un agronomo per le lavorazioni in campo e di un enologo per quelle in cantina. Da vent’anni aderiamo al regolamento comunitario che permette l’utilizzo in materia di rispetto ambientale solo di determinati prodotti e in quantità limitate per la prevenzione fitosanitaria. Inoltre controlliamo l’erba lungo i filari solo attraverso lavorazioni meccaniche del terreno senza l’impiego di diserbanti.
Vinifichiamo ed imbottigliamo esclusivamente annata per annata senza assemblaggio di vini di annate diverse (cuvèe), lasciando che ogni vendemmia esprima al massimo le proprie potenzialità, non perseguendo la continuità stilistica di un prodotto “sempre uguale”, ma considerando un pregio la naturale variabilità del vino, certamente più autentico dei Franciacorta standardizzati”.
Caratteristiche dei Franciacorta di Guido Rizzini, persona umile, di poche parole e tanti fatti, un vero vignaiolo dal cervello fino, sono il lunghissimo affinamento sui lieviti e la verticalità, l’energia, lo scatto dei suoi vini.
dav Questo suo Franciacorta Dosage Zero 2008 è stato sette anni sui lieviti, Chardonnay in purezza, parziale maturazione in legno, per un risultato da applausi.
Paglierino oro squillante, perlage finissimo, naso elegante, teso, salato, agrumato, di grande freschezza ed energia, freschissimo e di aerea fragranza.
Ingresso in bocca perentorio, frutta gialla matura croccante e fresca, pompelmo, ananas, mandorla acidità che spinge, gusto che si allarga e conquista il palato, grande equilibrio armonia e piacevolezza, un frutto suadente ma tenuto sempre vivo e teso da un’acidità ben calibrata che spinge e dà una persistenza lunghissima.
mde Il secondo Franciacorta che vi consiglio ma non troverete, ghe n’è pu …, è il Dosaggio Zero Nero 2015 di Colline della Stella , un Franciacorta esemplare, splendente, che alla cieca lo scambieresti per Champagne, ma parla bresà …
Andrea Arici , l’artefice di questo capolavoro non lo presento e vi rimando ad un articolo che gli dedicai sette anni fa , e al suo sito Internet , ben fatto, dove troverete tutte le notizie su queste prode giovane vignaiolo di Gussago.
In sintesi direi che realizzare prodotti autentici è sempre stato il desiderio di Andrea. Da qui la scelta, più che coraggiosa, di produrre solo ed esclusivamente Franciacorta a Dosaggio Zero , dove è il terroir a presentarsi senza belletti. Proprio come accade con questa “Etichetta Nera” millesimato 2015 dove il Pinot Nero è protagonista assoluto e il vino si affina 40 mesi sui lieviti.
Le uve vengono coltivate all’interno dei cru di Forcella e Cascina Loda , a un’altezza ricompresa fra i 150 e i 300 metri sul livello del mare, in vigneti caratterizzati da un sottosuolo calcareo di origine prealpina.
Posso dirlo, anzi lo dico che forse questo è il miglior Franciacorta in assoluto che abbia bevuto quest’anno ?
Colore paglierino oro squillante luminoso, perlage finissimo naso teso, fresco, deciso, ben secco, “champagnoso” nel carattere, con aromi di agrumi, pompelmo, sale, pietra, frutta secca, fiori bianchi secchi e miele. Una grande purezza.
Gusto pieno, largo ma fresco, potente e strutturato, con frutta gialla, mandorla e pasticceria, bolla finissima sapida croccante, ballerina sul palato, meringa e dentelles di bolle, un capolavoro di complessità, freschezza, eleganza, energia, sapidità, perfetto equilibrio e armonia. Ne berresti un magnum.
Fossero tutti così i Franciacorta, critiche da parte mia non ce ne sarebbe una sola…
Attenzione!:
Non dimenticate di leggere anche Vino al vino http://www.vinoalvino.org/ e il mio nuovo blog personale www.francoziliani.it