Un Grand vin che, lo confesso, mea culpa, non sono riuscito a capire
Questo articolo non vuole essere una critica, perché il produttore è di primario valore, serio, noto in tutto il mondo, capace (ricordo bene come in altre occasioni le sue bulles mi avessero lasciato sans mots ) di produrre cuvées fiammeggianti.
Vuole essere, molto più semplicemente e umilmente, da persona che gli Champagne li ama e cerca di coglierne tutte le infinite sfumature, la confessione pubblica di un mancato feeling, per mia colpa, per i miei limiti, tra me e una bottiglia di uno Champagne, il Terre de Vertus Brut Nature Premier Cru 2013 di Larmandier-Bernier che ho aperto in questi giorni.
La Maison, inutile presentarla, è una di quelle più importanti e prestigiose nel campo degli Champagne naturali e biodinamici, 18 ettari di vigneti situati nella Côte des Blancs: Vertus (Premier Cru) e Cramant, Chouilly, Oger, Avize tutti Grand Cru. Le vigne, di un’età media di oltre 35 anni, sono coltivate nel rispetto del territorio con trattamenti omeopatici.
I Larmandier-Bernier, Sophie e Pierre Larmandier, non praticano la viticoltura naturale per tradizione ma sono stati indotti ad adottarla dal semplice buon senso. Loro sostengono che “la creazione di un grande Champagne, come di ogni grande vino, ha inizio dalle vigne, è l’uva che porta in sé tutte le qualità e l’autenticità che nessun uomo saprebbe inventare”.
Per loro per ottenere una buona uva servono vecchie vigne, lavorazione dei suoli, rese contenute, una vigna condotta senza forzature di concimi e una vendemmia manuale a piena maturità. Secondo i Larmandier-Bernier “il terroir non è sufficiente, sta al vino come una partitura alla musica, a cosa serve se il vitigno, l’impianto (lo strumento) e il vigneron (che è l’interprete) non sono all’altezza?”
Continuo a tradurre pari pari il loro pensiero: “così le vigne sono coltivate nel rispetto del terroir e dell’equilibrio della pianta nel corso di tutta l’annata. Un’attenzione quotidiana viene riservata ad ogni gesto. Una lavorazione delicata delle vigne favorisce lo sviluppo delle radici in profondità e preserva la vita dei suoli. In tal modo le rese sono contenute naturalmente e il vino si esprime bene nella struttura e nella maturità”.
Nelle loro vigne domina lo Chardonnay, con una piccola parte di Pinot noir e, leggete bene, di Pinot gris. Non acquistano uve esternamente, perché non potrebbero avere lo stesso totale controllo sulle uve che hanno con le proprie. I lieviti utilizzati sono quelli indigeni.
Tutto perfetto, però… Però questo Champagne Terre de Vertus Brut Nature Premier Cru 2013 di Larmandier-Bernier che Callmewine vendeva (ora è esaurito) a 63,50 euro , su Millésima costa 56 euro a bottiglia , e che è importato e distribuito in Italia da Teatro del vino di Firenze , una parcelle di Chardonnay vinificata separatamente dal 1995, il lieu-dit Les Barillers posto nei coteaux di Vertus, una vinificazione che prevede una prima fermentazione alcolica e malolattica nelle barrique e nelle botti di Stockinger, sosta sulle fecce per 12 mesi e affinamento sui lieviti di 4 anni, mi ha colpito ma non mi ha parlato.
Anzi mi ha lasciato, non per colpa sua, ma per i miei limiti, per il mio gusto che non ama la presenza di legno nei vini, tantomeno nei méthode champenoise, un po’ tiepido. Un po’ come certe donne imponenti, dal fisico statuario, 90-60-90, che quando parlano ti fanno cascare le braccia e pensare (posso dirlo? Perché non stai zitta?) e mancano di eleganza e sono un po’ grossolane.
Di questo Champagne avevo letto elogi del terroir, che i produttori definiscono, “délicat, salin et en même temps très complexe” , dotato di un equilibrio naturale, avevo letto che Larmandier-Bernier fa Champagne “ puri e minerali” e che Pierre non fa degli assemblaggi complessi, fa dei vini di territorio, non fa Chardonnay ma del Vertus o del Cramant.
E di questa cuvée, sempre curiosando sul Web, avevo visto elogiare la “grande tensione ed energia, dal sorso fresco e profondo, accompagnato da grande ricchezza aromatica e persistenza gustativa”, il “grande rigore e purezza, che esprime le migliori caratteristiche dello Chardonnay del famoso Premier Cru di Vertus, nel segno della complessità e dell’eleganza”.
Io forse non ho capito il Terre de Vertus, ma io l’ho trovato uno Champagne imponente, di grande potenza, impressionante, ma privo di quella prerogativa che cerco in ogni grande Champagne, che definirei esprit de finesse , piacevolezza, capacità di evocare questo pensiero: ne stappo una bottiglia e vorrei berne una seconda. O un magnum.
Con questo Terre de Vertus ho avuto invece un rapporto un po’ faticoso, perché pur essendo uno Champagne gastronomico, che ho abbinato a carni bianche con patate, faticava un po’ a imporsi, non mi diceva “dai versa, che ci divertiamo insieme…”.
Colore importante, un paglierino oro squillante intenso, perlage finissimo sottile scoppiettante nel bicchiere, naso caldo e pieno, con note di frutta gialla matura, marzapane, noci, miele, di crema pasticcera, e una bocca molto piena, larga di salda costruzione, di grande voluminosità, di grande vinosità e potenza, ma non l’ho sentito spiccare il balzo in avanti, proporsi profondo, verticale, teso, ma più statico che dinamico, opulento, massiccio, con un eccesso di legno che, a mio modesto avviso, ha funzionato come zavorra e non ha consentito al Terre de Vertus di spiccare il volo.
Insomma gli Champagne fût de chêne (proprio come i Barolo e Brunello di Montalcino in barrique) are not my cup of tea…Excusez moi Sophie e Pierre Larmandier…
Attenzione!: Non dimenticate di leggere anche Vino al vino http://www.vinoalvino.org/ e il mio nuovo blog personale www.francoziliani.it