Riflessioni serie e semiserie su una moda ridicola che imperversa in Italia
Una premessa indispensabile. In questo articolo non intendo in alcun modo fare riferimento ad alcuna persona in particolare , voglio fare un discorso generale. Se qualcuno/a dovesse riconoscersi nelle mie parole sappia, e lo dichiaro pubblicamente subito, che è una sua libera interpretazione, priva di qualsivoglia fondamento.
Detto questo vorrei parlarvi del sabrage . Di cosa si tratta? Semplice, di una particolare tecnica per aprire le bottiglie di Champagne servendosi di una sciabola (sabre in francese), usata solitamente come cerimoniale. È una pratica che divenne popolare nella Francia napoleonica quando l’esercito visitava i domini aristocratici appartenenti all’impero. Siamo subito dopo la Rivoluzione francese quando la sciabola era l’arma d’elezione della cavalleria leggera dell’esercito, gli Ussari. Viste le numerose vittorie ottenute dall’esercito, vi furono molti festeggiamenti, durante i quali era prassi aprire le bottiglie con un mezzo comodo e facilmente reperibile. Pare che durante uno di questi festeggiamenti l’imperatore Napoleone arrivasse ad eclamare: «Champagne! Nella vittoria è un merito; nella sconfitta una necessità» , incoraggiando in tal modo l’uso e la pratica del sabrage.
Il sabrage sarebbe rimasto solo un elemento della storia multiforme della Champagne se non fosse diventato, si noti bene, soprattutto in Italia, dove pensiamo di essere più furbi e svegli dei francesi (pensate a quei fenomeni di toscani, che producono dei Petit Verdot in purezza, mentre à Bordeaux, dove il vitigno è abbastanza diffuso, nessuno si è mai sognato di farlo e utilizza quest’uva solo in piccole percentuali e in determinate annate), un fenomeno di moda .
In Italia stappare le bottiglie di Champagne, soprattutto di bottiglie preziose come Krug o Cristal di Roederer o metodo classico (ma mi raccomando siano bottiglie top, mica un franciacortino qualsiasi o il Cruasé da meno di 5 euro di Fiamberti) è diventato trendy. Fa fino, figo, è cool . Si organizzano corsi di sabrage, gare di sabrage, concorsi, sfide a chi sabra meglio, e in questa singolare deriva si dilettano soprattutto le donne.
Io, nel mio piccolo, ho cercato di capire la loro psicologia, cosa le attragga in questa pratica, e per qualche tempo ho frequentato una di queste donne sabratrici, donna interessante, raffinata, non volgare, ottima conoscitrice di Champagne, persona matura, diciamo sui cinquant’anni e più. Lei ha cercato di spiegarmi che quella pratica di stappare le bottiglie sciabolandole fosse una cosa seria, ma non c’è riuscita e quando tra di noi si è creata una sorta di complicità che rischiava di diventare intimità, io ho cominciato a pensare che Madame volesse applicare la pratica del sabrage non solo stappando bottiglie e mi sono defilato…
Tornando a noi, voglio dire che io considero questa pratica del sabrage nel migliore dei casi come bizzarra o stravagante, in ogni caso pericolosa . E quantomeno non in grado di onorare al meglio il lavoro, lungo, meticoloso, faticoso, che c’è dietro una bottiglia di Champagne.
Avevo ingenuamente sperato che la più importante associazione della sommellerie italiana, A.I.S. , prendesse in qualche modo le distanze da questo bizzarro modo di stappare Champagne e metodo classico, visto che appartiene allo spirito e alla pratica della sommellerie un corretto servizio, rispettoso di tutta una serie di accorgimenti, di rituali, delle bottiglie. Aspetta e spera. Essendoci tra i più tenaci sabratori alcuni boss o mammasantissima della onorata Associazione la vedo difficile che in qualche modo A.I.S. possa criticare questa pratica…
Ma come la pensano le donne, appassionate di vino, di questa pratica? Ho fatto un piccolo test per saperlo. Ho chiesto ad esempio ad una delle Wine angels , donne molto affascinanti, attive sui social e su Instagram in particolare, un parere. La loro risposta? Eccola: “Pensiamo che sia molto scenico, ma poco elegante. Inoltre sicuramente non migliora la degustazione di un vino, quindi tendenzialmente lo evitiamo se non quando vogliamo dare spettacolo”.
Ho poi contattato, sempre tramite Instagram, Viktorija Blazevic , una giovane appassionata del vino di origini nobili russe, con la quale dialogo, siamo entrambi innamorati del Nebbiolo in tutte le sue forme, da qualche tempo. Una ragazza intelligente e matura che posta riflessioni come questa “Io non sono felice, sono allegra. C’è una differenza. Una donna felice non ha per niente preoccupazioni. Una donna allegra ha preoccupazioni, ma ha imparato come gestirle“, pensiero di tale Beverly Sills, che non so chi sia, ma che lei condivide, ed ecco le sue risposte alla mia domanda su cosa pensi della pratica del sabrage: “Penso sia una dimostrazione non so di cosa, forse stupidità. Io ho grandissimo rispetto per il produttore del vino, non uso la sputacchiera se non alle fiere, figuriamoci se mi metto a spaccare le bottiglie e mi metto a sfoggiare nelle foto le bottiglie delle case molto importanti”.
Ma, prima di dire la mia, ho voluto approfondire il discorso, e mi sono rivolto chiedendo loro cosa pensassero della pratica e della moda del sabrage, a tre amici in Champagne, due vignerons, e un vecchio amico, Thibaut Le Mailloux , fino a pochi mesi fa responsabile della comunicazione del Comité Champagne, e oggi attivo in una Maison prestigiosa come Gosset,
Thibaut mi ha detto: “il sabrage è una realtà storica legata alla Champagne, è un rituale spettacolare, fa parte delle consuetudini di talune Maison, ma è anche una tecnica delicata, precisa e rischiosa, per non dire pericolosa, che fa correre il rischio di sprecare del vino e di avere delle rotture delle bottiglie. Franco, tu praticheresti il sabrage su uno dei tuoi Champagne del cuore?”. Ovviamente no, no ci penso nemmeno.
Ho poi rivolto lo stesso interrogativo all’amica Line Mondet , i cui Champagne sono importati in Italia dall’enoteca on line Bollicine di Francia . La sua risposta è stata tranchant: “il sabrage è poco praticato in Champagne. I tappi esistono apposta, no? La pratica è riservata ad inaugurazioni ed eventi quando si vuole fare qualcosa di spettacolare. E poi bisogna saperlo fare se non si vuole sprecare tutto lo Champagne che c’è in bottiglia!”.
Ultimo interrogativo a Cédric Mangin titolare di una Maison situata a Leuvrigny le cui cuvées apprezzo molto. Risposta chiara. “Il sabrage in Champagne viene fatto in occasione di grandi cerimonie, battesimi, matrimoni, ma non è affatto una moda. Taluni amano mettersi in mostra facendolo. Ci sono già stati parecchi incidenti, bottiglie che esplodono completamente”.
Preso atto di quello che pensano in Champagne, mica in Franciacorta, Trentino, Oltrepò Pavese del sabrage, mi sono chiesto: ma la simpatica, si fa per dire, ministro degli Interni (spero ancora per poco) Lamorgese, che è così solerte nel rompere le… ai ristoratori che tengono aperti i loro locali perché hanno bisogno di lavorare, e sguinzaglia, come nella Russia di Stalin e nella Corea del Nord di Cicciobello, carabinieri, polizia, forze speciali non per respingere gli invasori africani, ma per multare, reprimere, chiudere locali per punizione , ristoratori giustamente incazzati, la ministra degli Interni che se ne frega delle difficoltà di tanti ristoratori, in Versilia , a Bergamo , a Parma , a Catania , in ogni dove , cosa aspetta per dare istruzioni chiare affinché questi giochi con sciabole e bottiglie siano vietati perché pericolosi?
Già ci sono stati casi di persone che praticando il sabrage hanno perso delle dita, si sono lesionati i tendini, si sono fatti male e hanno rovinato la loro vita. Bisogna aspettare che ci scappi un morto perché la ministra e i responsabili dell’ordine pubblico facciano qualcosa?
E poi, oltre a pensare che stappare Champagne con il sabrage rappresenti una forma di violenza, una sorta di “stupro ” sul vino, un’offesa al lavoro del produttore, volete che vi dica fino in fondo cosa penso del sabrage e della psicologia contorta di chi lo pratica?
Nel caso dei maschi credo che uno psicologo troverebbe che l’ostentazione della sciabola sia una forma di affermazione della propria virilità, un po’ come dire “guardate quanto l’ho lungo”… Magari lungo… quello, ma piccolo il cervello…
Nel caso delle donne beh, penso che Freud avrebbe qualcosa da dire, che parlerebbe di “invidia del pene ”, che annoterebbe “Anche il complesso di evirazione della bambina è messo in moto dalla vista dell’altro genitale. Essa nota subito la differenza e – lo si deve ammettere – si rende conto del suo significato. Si sente gravemente danneggiata, dichiara spesso che anche lei “vorrebbe avere qualcosa di simile” e cade quindi in balia dell’invidia del pene, che lascerà tracce incancellabili nel suo sviluppo e nella formazione del suo carattere e che, anche nel più favorevole dei casi, non sarà superata senza un grave dispendio psichico”.
E ancora: ”se si indaga abbastanza a fondo nella nevrosi di una donna, non di rado ci si imbatte nel desiderio rimosso di possedere un pene come quello dell’uomo. Un insuccesso, una sfortuna accidentale, o addirittura dovuta – come accade abbastanza spesso – a una disposizione fortemente virile, ha riattivato, nella donna, questo desiderio infantile (che chiamiamo “invidia del pene” considerandolo un aspetto del complesso di evirazione) e, attraverso il riflusso della libido, ha fatto di tale desiderio il veicolo principale dei sintomi nevrotici. Nel caso di altre donne la presenza di questo desiderio del pene non può essere dimostrata in alcun modo; il suo posto è preso dal desiderio di un bambino, e la frustrazione di tale desiderio nella vita può poi scatenare la nevrosi”.
Pertanto, non se la prendano le sabratici , a queste conclusioni è arrivato il padre della psicanalisi, un genio come Sigmund Freud, non il sottoscritto, quindi amici miei appassionati di Champagne, fate attenzione. Se vi imbattete in una fan della pratica del sabrage, tenetevi alla larga, evitate ogni forma di intimità con lei. Potreste correre il rischio di vedervi sabrare, beh, ci siamo capiti cosa…
Attenzione!:
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